...proprio come quando le parti sono correttamente composte
si parla della parola “carro”,
così quando ci sono gli aggregati
è convenzione dire “essere”…
(Buddha)
Quello che chiamiamo “essere”, o “individuo”, o “Io” quando
pensiamo a noi stessi o in termini più generali, secondo il buddhismo, è solo
una combinazione di forze o energie mentali e fisiche, che cambiano
continuamente, e che possono essere divise in cinque gruppi o aggregati
(khandas).
Questi gruppi sono semplicemente categorie, sottosistemi, o
funzioni di base, nelle quali possono essere analizzati tutti gli aspetti di
ciò che costituisce “l’essere umano”, o il sistema dell’individuo.
Di nessuno di loro possiamo dire che sia il “sé”, “del sé”,
“nel sé”, o “me stesso”; essi non hanno niente a che fare con “la personalità”
o “l’individualità” e non c’è nessun “sé” distinto e separato da loro
verificabile. Ma poichè questi Cinque Aggregati fisici e mentali, che sono
interdipendenti, lavorano insieme, in combinazione, come una macchina
psico-fisiologica, noi ci formiamo l’idea di identità personale. Questa però è
un’idea illusoria, una semplice formazione-mentale.
Nella dottrina buddhista sono chiamati gli Aggregati
dell’Attaccamento (upadana-khandha).
Il secondo è l’Aggregato del Sentire spesso citato come
sensazioni (vedana-khandha)
Vedana, tradotto con “sensazione”, è definito come quello
stato mentale che assapora l’oggetto.
Sono di sei tipi:
- quelle sperimentate con il contatto dell’occhio con le forme visibili,
- dell’orecchio con i suoni,
- del naso con gli odori,
- della lingua con i sapori,
- del corpo con gli oggetti tangibili
- della mente (manas che è considerata una sesta facoltà sensibile, un sesto organo di senso dalla filosofia buddista) con gli oggetti mentali (pensieri, idee, concetti).
Riassumendo, possiamo dire che la contemplazione dei sei
sensi è di fatto presenza mentale diretta verso i sei processi mentali e le
condizioni implicate in essi. Iniziamo a portare la consapevolezza sulle sei
porte sensoriali e di conseguenza seguiamo i processi mentali implicati.
La sensazione può essere piacevole, dolorosa o neutra. Può
essere sia fisica che mentale. Ed è ulteriormente suddivisa in mondana e
spirituale.
Può essere una sensazione
- presente
- passata
- futura
- interna
- esterna
- grossolana
- sottile
- inferiore
- superiore
- lontana
- vicina.
Condizionati dal contatto con un oggetto dei sensi
- attaccamento, desiderio, brama
- repulsione, avversione
- indifferenza, neutralità
sorgono naturalmente in relazione rispettivamente alle sensazioni
- piacevoli
- spiacevoli
- neutre.
A causa dell’identificazione con l’io, questa relazione diventa ancora più
tenace; l’eccitazione e la gioia che provengono dalle sensazioni piacevoli
contribuiscono ad aumentare l’attaccamento e sono anche utilizzate per
dimenticare e soffocare qualunque sofferenza presente.
Al contrario, le sensazioni dolorose producono avversione, ma
anche l’avversione è alimentata dall’identificazione con le sensazioni. Infatti
diciamo: “Io sono triste, io soffro”. Non è stupefacente quanto la mente può
essere masochista? Forse pensiamo che, rispetto a non esistere, sia meglio
soffrire. In un modo o nell’altro è sempre attaccamento alla sensazione. E non
lo facciamo ragionandoci: è una tendenza abituale.
Le sensazioni neutre, o indifferenti, sono meno evidenti e
passano spesso inosservate. Diciamo: “Non provo nessuna sensazione”, ma
attaccamento e identificazione sono sempre presenti. Per questo diciamo che
siamo annoiati o “stonati”.
Di fatto è sempre in atto un circolo vizioso. Cerchiamo il
piacere, ma il dolore non ci molla. Quando è presente il piacere, nasce
l’attaccamento; quando è presente il dolore, nasce l’avversione. Nemmeno con le
sensazioni neutre siamo liberi, perché può esserci illusione o anche
attaccamento.
Queste sono tendenze latenti presenti in ogni tipo di sensazione. È bene essere cauti nei loro confronti e rimanere nello stato giusto: distaccati, accettanti e intensamente consapevoli. Il piacere è l’esca, il dolore è la punizione e l’illusione nasconde tutto.
Queste sono tendenze latenti presenti in ogni tipo di sensazione. È bene essere cauti nei loro confronti e rimanere nello stato giusto: distaccati, accettanti e intensamente consapevoli. Il piacere è l’esca, il dolore è la punizione e l’illusione nasconde tutto.
Portando la consapevolezza sulle sei basi sensoriali
seguiamo automaticamente la coscienza e i suoi processi assieme alle sue
mutevoli condizioni, vediamo come la mente reagisce agli stimoli e nello stesso
tempo scendiamo più in profondità nella porta della mente approfondendo sempre
più la pratica della presenza mentale e della concentrazione.
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