venerdì 10 novembre 2023

La Coscienza (citta in lingua Pali) nelle sue manifestazioni

Il Buddha parlò di tutto ciò che è reale, perciò il contenuto del suo insegnamento può essere verificato mediante la nostra esperienza. Tuttavia, non conosciamo veramente le realtà più comuni della vita quotidiana, cioè i fenomeni mentali e i fenomeni fisici che si manife stano attraverso gli occhi, le orecchie, il naso, la lingua, il senso corporeo e la mente; a quanto pare, siamo per lo più interessati al passato o al futuro. Scopriremo però che cosa è realmente la vita se conosceremo meglio le realtà del momento presente e se impareremo a esserne consapevoli allorché appaiono.

Il Buddha spiegò che il citta (la coscienza) è una realtà in sè. Potremmo tuttavia dubitarne,  come possiamo provare che la, o le coscienze, esistano come fenomeno?

giovedì 13 luglio 2023

Le Relazioni, l'Equilibrio, l'Armonia

Siamo, consapevolmente o no, immersi, circondati e sempre alla ricerca di relazioni. 

Ne abbiamo bisogno per sentirci bene, quando in qualche caso i risultano non sono quelli sperati, restiamo delusi, ma quando smettiamo di farlo non è un bel segno. La connessione con le cose, gli eventi e le persone intorno a noi è importante e non ci si sforza mai abbastanza nel coltivarla e gestirla. A scuola non viene insegnato nulla al riguardo, il mondo del lavoro troppo spesso divide piuttosto che aggregare, in ambito familiare non sempre le cose funzionano.

Ma ci sono alcune idee essenziali che possono aiutare. La connessione è l'esperienza dell'unità, delle relazioni condivise, dei sentimenti, delle storie vissute insieme.

mercoledì 29 marzo 2023

Piccoli stratagemmi per riorganizzare intenzionalmente l’esistenza

La consapevolezza può aumentare concretamente la nostra capacità di essere più efficienti e organizzati nel nostro vivere quotidiano. Aspirare a funzionare bene nella vita è, in molti casi, uno dei motivi che ci spingono ad approfondire la conoscenza di noi stessi in relazione alla realtà che ci circonda e che, nei casi più fortunati a mio avviso, possono avvicinarci alla pratica meditativa o alla ricerca spirituale per una conoscenza più profonda della natura delle cose.


Sostenere le nostre responsabilità personali con grazia ed empatia sociale, sviluppare un temperamento sano ed etico nei contesti un cui ci muoviamo è sicuramente auspicabile, se non cruciale, per accogliere il mondo ed esserne ben accolti. La presenza mentale è un alleato nel quale possiamo trovare un valido supporto, soprattutto nella nostra vita quotidiana.

sabato 23 luglio 2022

Gocce

Cè' una sorta di relazione tra il mondo intorno a noi e il modo in cui lo sperimentiamo, in cui lo sentiamo. Una delle abilità che sviluppiamo grazie alla pratica meditativa è proprio quella di imparare a osservare più a fondo questa relazione. 

Ciò che esiste: la materia intorno a noi, ciò che accade nelle infinite modalità in cui si manifestano le cose del mondo 'la fuori'; i colori, le forme, i sapori, le esperienze che ne facciamo e sperimentiamo sono, in grande misura, ciò che definiamo 'esistenza', e questo esistere si colora con le tonalità delle nostre esperienze interiori, il nostro sentire. La relazione tra quel 'qualcosa la fuori' e il sentire interiore costituisce il nostro campo di osservazione.

Il mondo con tutte le sue 'cose', i suoi universi e galassie nella sua immensità, con gli atomi e le particelle elementari che ne compongono la sostanza è in continuo mutamento. Tutto cessa e rinasce mentre la mente umana ne coglie solo quella porzione che i sensi le consentono di intercettare.

La mente umana non ha creato l'esistenza e quindi è sola. Là fuori c'è qualcosa che era già lì prima che le nostre abilità cognitive si sviluppassero.

sabato 11 giugno 2022

Perchè in fondo lo sappiamo...

Quasi nessuno di noi riesce ad essere totalmente presente istante dopo istante con la capacità di rimanere nel momento presente. Viviamo la maggior parte delle nostre vite ripescando nel passato per elaborare il domani o progettiamo nel futuro proiettando aspettative e speranze. 

Fondamentalmente è nella natura della mente, non è che siamo sbagliati, si è sviluppata così, tra timori e speranze, tra successi e fallimenti, soddisfazioni e delusioni e in qualche modo la cosa ci sembra che funzioni. 

Ma possiamo migliorare! Possiamo provare a restare in contatto con le parti migliori del nostro 'Sentire il mondo'. Il trucco è vivere nella società e nel mondo imparando a mettere in gioco la nostra voce interiore e poi vedere i risultati. È importante accedere a quella guida interiore per aiutarci a elevarci sia mentalmente che emotivamente in modo da vivere la nostra vita in un modo qualitativamente migliore. E' importante riconoscere e scegliere tra le vie indicate dell'egoismo e dal desiderio e quelle indicate dalla saggezza e dalla gentilezza.

Perchè in fondo al cuore noi sappiamo...

Perchè nella vastità dei percorsi delle nostre coscienze possiamo conoscere e scegliere...

Per noi, per quelli intorno a noi... 

Per la Libertà!

lunedì 21 febbraio 2022

Cenni sugli oggetti di meditazione in vipassana

All’inizio della pratica meditativa, il praticante, auspicabilmente, viene istruito direttamente da un insegnante, che solitamente se ci si trova in un ritiro, lo invita a seguire determinate procedure fino a seguire con continuità un oggetto di meditazione principale con lo scopo principale di sviluppare calma e consapevolezza che sono gli stati mentali che contribuiscono al progresso dell'insight. Spesso invece si cerca su libri e testi, in qualche video e nelle molte meditazioni guidate pubblicate sul web, indicazioni su come portare avanti la propria pratica meditativa in vipassana. Nulla di sbagliato, specialmente in questi ultimi anni stravolti dalla Pandemia, ma spesso nei praticanti nascono dei dubbi sulle procedure o tecniche da adottare e in relazione all’oggetto di contemplazione. Proviamo ad approfondire un pochino questo aspetto.

lunedì 27 dicembre 2021

Come si esce dalle cornici di cui siamo parte?

Vivamo un periodo complicato e, come sempre, i momenti complicati possono portare tensioni, radicalizzazioni e incomprensioni. 

Questo accade in particolar modo quando l'attaccamento alle proprie opinioni, idee o credenze prende il sopravvento sulla capacità integrare e accogliere la diversità. Quando il soggettivo prende il sopravvento su ciò che è oggettivo e la propria visione personale inizia a filtrare la realtà, distorcendola o rimodellandola, quello è il momento in cui dobbiamo saper cogliere i segni delle modalità con cui ci aggrappiamo alla nostra visione del mondo. 

Si tratta di una forma di attaccamento, spesso sottile, ma che può portare a sgradevoli conseguenze. Come accorgersene e quali le contromisure? Come si esce dalle cornici di cui siamo parte?

Sette piccoli suggerimenti sull’Arte di Ascoltare

  • Non aver fretta di giungere alle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera dell’esperienza
  • Quel che vedi lo vedi dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista devi cambiare punto di vista  
  • Se vuoi comprendere quello che un altro sta dicendo, devi assumere che possa aver ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva 
  • Le emozioni sono strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprenderne il linguaggio, non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico 
  • Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come: trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti; incongruenti con le proprie certezze. 
  • Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti 
  • Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare l’umorismo viene da sé.

domenica 17 ottobre 2021

Rilassiamoci. Abbiamo i nostri limiti

Quando nel buddhismo si parla di ignoranza, o illusione, ci si riferisce, tra l'altro, a quella ordinaria modalità cognitiva che non consente di entrare in contatto in modo profondo e completo con la realtà che ci circonda e che sorge in noi. Una modalità che può limitare la nostra abilità di integrarne la complessità ed elaborarla in maniera efficace. 

Non si tratta di mancanza di cultura o informazione, è cosa diversa dal non sapere come funziona un computer, quale sia la capitale della Moldavia (Chișinău) o non sapere nulla sulla storia del Medio Evo, tipo non sapere chi fosse l'Imperatore del Sacro Romano Impero nel 1248 dC. (Federico II, quello della Reggia di Caserta), senza contare che ci sono almeno altri 17 calendari che iniziano con differenti riferimenti ad altri Imperatori, Dei, Profeti. Insomma, ignorare è una condizione più facile che conoscere.  

Il fatto è che l’illusione, generata da errate o superficiali percezioni, genera...

sabato 4 settembre 2021

Two old friends song

Oh friend,
The sea calls, a heart wait
the sun sets, a dream ends
meet you on the other shore...

Oh friend,
how many sea to splash,
how many shores to reach,
how many bridges to walk...

Oh friend,
how many thoughts to vanish,
perhaps too many dear friend,
but we have this moment...

Oh dear friend, 
that's enough...

domenica 21 marzo 2021

Lo stato naturale della pratica

Lo scopo principale della meditazione viene in qualche caso frainteso e mi preme sottolinearlo qui. Intendo riferirmi al fatto che si è portati a pensare che l’attività meditativa sia volta a migliorare la qualità della vita o a risolvere i nostri problemi umani. Questo però non è esattamente il punto di vista buddhista. Il ruolo della meditazione e della meditazione vipassana in particolare, si rivolge al riconoscimento della vitalità e delle modalità con cui i processi fisici e mentali si manifestano nel rapporto umano con la natura. 

Siamo inseparabilmente parte della natura. La presenza mentale sviluppata grazie alla pratica meditativa ha lo scopo di rendere questa realtà esplicita e concreta. La meditazione è l'assorbimento e il rilassamento della forza cognitiva e creativa della mente nella totalità dell’esperienza del momento, accettando il nostro posto nello stato naturale delle cose, così come sono.

Nella pratica meditativa è però utile avere una disciplina, una chiara e consapevole aspirazione. Se coltiviamo una chiara intenzione e una genuina aspirazione, allora la nostra vita spirituale e personale trova equilibrio nei suoi progressi proprio nel naturale terreno della nostra semplice esperienza nel dispiegarsi degli eventi.

Abbiamo solo bisogno di esserci.

lunedì 18 gennaio 2021

Il vuoto

Nella cultura occidentale, il concetto di ‘vuoto’ è visto come una condizione che desta preoccupazione, è spesso associato a situazioni problematiche come: perdita, assenza di energia, di senso o motivazione, depressione, apatia o nichilismo. Nelle culture orientali, nelle cui radici trovano origini molte tradizioni buddhiste le cose sono un poco differenti, proviamo ad approfondire come.
La parola cinese per vuoto è kōng (空); inteso come spazio. In molte religioni orientali, il vuoto è associato alla meditazione invece che alla negatività. Śūnyatā, l'insegnamento che tutte le cose sono prive di significato intrinseco, è un principio fondamentale del buddhismo. Anche il saggio taoista Lao Tzu sulla natura del vuoto scrisse: “uniamo i raggi insieme in una ruota, ma è il foro centrale che fa muovere il carro. Modelliamo l'argilla in una pentola, ma è il vuoto all'interno che contiene tutto ciò che vogliamo. Lavoriamo il legno per costruire una casa, ma è lo spazio interno che la rende vivibile ".
Avvicinarci al concetto orientale di vuoto non solo aiuterà a trovare la pace interiore, ma paradossalmente aiuterà a vivere una vita più piena.

mercoledì 16 settembre 2020

Spiritualità questa Sconosciuta

C'è qualcosa nella parola Spiritualità di misterioso che mette inquietudine, come una specie di spaesamento, come se il termine aprisse un portale su un ambiente misterioso, poco frequentato, dai confini incerti, in cui affiorano contraddizioni e paradossi che scardinano certezze e ci fanno sentire in qualche modo scomodi. 

Eppure chi pratica meditazione si trova spesso a fare i conti con questa parola e con tutto ciò che ognuno di noi intende per Spiritualità. Cosa intendiamo con questo termine? Quali territori concettuali frequentiamo grazie ad essa. Per alcune persone, penso che la parola sia un eufemismo per ciò che ha a che fare con la religione, la interpretano come una parola in codice per riferirsi alle proprie convinzioni su Dio o entità superiori, magari per dire agli altri cosa è meglio fare per evitare una caduta in disgrazia o nel peccato.

domenica 12 aprile 2020

Abhidhamma nella vita quotidiana. Capitolo 5 - Le diverse gradazioni del lobha la brama o cupidigia



Proseguiamo con il 5° capitolo di Abhidhamma nella Vita Quotidiana di Nina Van Gorkom. Nel capitolo vengono esposte le diverse gradazioni della cupidigia o brama (lobha), uno dei cosiddetti tre veleni o 3 influssi negativi nei quali si radicano tutti gli altri, e di come la brama influenza e si manifesta nei nostri stati di coscienza  .

L'Abhidhamma è il terzo dei canestri (raccolte) del Canone Buddhista ed è un’esposizione dettagliata di tutte le realtà, costituisce una risorsa fondamentale per comprendere appieno la visione buddhista della mente e della realtà.


CAPITOLO V

 Le diverse gradazioni del lobha

Il lobha o cupidigia conduce alla sofferenza: se veramente ce ne rendiamo conto, desideriamo estirparlo. Non si può tuttavia eliminarlo tutto a un tratto: si può sopprimerlo per qualche tempo, ma ricomparirà non appena ci saranno le condizioni adatte a farlo sorgere. Anche se sappiamo che il lobha porta sofferenza, è fatale che esso continui a sorgere. C’è però un modo per eliminarlo alla radice: esso può essere distrutto dalla saggezza che vede le cose così come sono.
Studiare il citta più in dettaglio ci può aiutare a conoscere noi stessi. Dovremmo analizzare non solo il lobha grossolano, ma anche le gradazioni più sottili del lobha.
Il seguente Sutta del Saṃyuttanikāya dà un esempio di un lobha molto sottile:

'Un tempo un certo monaco dimorava fra i Kosala in una macchia della foresta. Una volta il monaco, dopo aver mangiato ed essere tornato dalla questua, si tuffò in un laghetto e annusò un loto rosso. Allora una divinità che abitava in quella macchia, provando compassione per quel monaco, desiderando il suo bene e volendo suscitare in lui un senso di urgenza per la pratica, gli si avvicinò e si rivolse a lui con questa strofa:

domenica 29 marzo 2020

Damocle Fenice o Idra?

Stiamo vivendo un momento molto complicato, mentre tutte le nostre abitudini sono state interrotte da una emergenza virale e globale, nuova e sconosciuta. Ci troviamo improvvisamente estraniati dalle nostre abitudini, auto-isolati all'interno delle nostre comunità e abbiamo la necessità di elaborare risposte proficue per noi stessi ed efficaci nelle nostre relazioni con il mondo intorno a noi.

L'idea comune e un poco illusoria che ci induce a rincorrere e ricercare la felicità e il benessere, quell’istinto vitale e primordiale che ci spinge a proteggerci dal pericolo e da qualsiasi cosa che possa turbare le nostre aspettative è un aspetto del nostro comportamento di cui sarebbe bene occuparci, perchè in realtà potrebbe indebolire le nostre potenzialità di rispondere in modo integrato agli eventi con cui ci confrontiamo. L’idea che la vita debba riservare principalmente cose "buone", che qualsiasi sfida o difficoltà che affrontiamo sia un malaugurato evento o uno scherzo del destino 'cinico e baro' non è poi così funzionale, se ci pensiamo bene.

domenica 15 marzo 2020

Cerca la bellezza nel mondo

Cerca la bellezza nel mondo...
cercala in ogni istante... 
in un tramonto,
in un fiore,
in un giorno qualunque,
non lasciare che il tuo sguardo sia vago
trascurato e disattento, altrimenti 
è solo tempo che passa mentre tu non te ne accorgi   

Cerca la bellezza nel mondo...
perchè fugge via veloce
non resta che per pochi momenti
solo quando la cerchi,
solo quando sei pronto e aperto nelle tue intenzioni,
solo se sei pronto ad accogliere la meraviglia e lo stupore
e non ti basta il conosciuto, altrimenti

giovedì 23 gennaio 2020

Come ghiaccio che galleggia sull'acqua


…senza pensarci troppo
senza sentire troppo poco
con tutta la forza creativa che abbiamo
con il potere dell’intenzione consapevole
buon viaggio…


     Agañña Sutta – Sulla conoscenza delle origini
                                        Digha Nikaya 27

 … alcuni esseri nel trapassare sono rinati in questo mondo. In questo mondo essi dimorano, fatti solo di mente, nutriti di gioia, splendenti di propria luce, fluttuanti nell’aria, gloriosi, poi un essere molto avido disse: “Cos’è questo?” – ed assaggiò con le dita la terra colma di sapori. Così facendo, fu preda del gusto, e la brama sorse in lui. Poi altri esseri, imitando il gesto di quell’essere, assaggiarono anche loro con le dita la terra colma di sapori. Così anche loro diventarono preda del gusto, e la brama sorse in loro. Così iniziarono a nutrirsi di pezzi di terra con le loro mani. Il risultato di questa azione fu che persero la facoltà di emettere luce, la luna ed il sole apparvero, così come il giorno e la notte, i mesi e le settimane, gli anni e le stagioni. Da quell’estensione il mondo si rigenerò..

…quegli esseri continuarono a banchettare su questa terra colma di sapori per un lungo lasso di tempo, nutrendosi e cibandosi di essa. Così facendo, i loro corpi divennero grossolani, e una differenza di aspetto si sviluppò fra di loro. Alcuni esseri divennero di bell’aspetto, altri di brutto aspetto. E quelli di bell’aspetto disprezzavano gli altri, dicendo: “Noi siamo più belli degli altri.” Così divennero arroganti e vanitosi, tanto che la terra colma di sapori scomparve. A questo evento si disperarono lamentandosi: “Oh, quel sapore! Oh, quel sapore!”. Perciò quando oggi le persone dicono: “Oh, quel sapore!”, nel gustare qualcosa di buono, stanno ripetendo una primordiale frase senza capirne il senso…
                                                                       
Questo breve brano estratto dall’Aganna Sutta mi sembra appropriato per introdurre questo articolo sulla pratica della presenza mentale. Vi è una domanda che può costituire una attività di indagine sistematica su noi stessi sulla quale vale la pena soffermarsi più spesso di quanto non facciamo: “Chi o cosa sono?”

sabato 14 dicembre 2019

Il Potere della Consapevolezza

Nella nostra vita di tutti i giorni, quando la presenza mentale e l’attenzione vengono dirette verso un qualsiasi fenomeno fisico e mentale, sia esso interno od esterno, di solito non vengono mantenute abbastanza a lungo da soddisfare il proposito di una attenta e fattuale osservazione.

Generalmente, nella modalità ordinaria del nostro flusso di coscienza, ciò che immediatamente segue i primi momenti di cognizione sono sensazioni primitive, rudimentali reazioni emotive, pensieri poco discriminanti, riflessioni o propositi di azioni. Se qualcuno, la cui mente non sia armonizzata e controllata grazie all’addestramento meditativo, si occupasse di dare uno sguardo un poco più curioso, investigativo e ravvicinato del solito ai propri pensieri ed attività di ogni giorno si troverebbe ad osservare uno spettacolo piuttosto sconcertante. Fuori da quei pochi canali principali di pensieri e attività intenzionali incontrerebbe una massa intrecciata di percezioni, pensieri, sensazioni, emozioni. Questi fenomeni mentali, se lasciati a sé stessi, privi di cognizione appropriata, originano fenomeni e movimenti del corpo riflessi che mostrano una situazione di disordine e casualità che certamente nessuno gradirebbe avere nel suo salotto.

domenica 17 novembre 2019

Abhidhamma nella vita quotidiana. Capitolo 4 - La brama o cupidigia



Proseguiamo con il 4° capitolo di Abhidhamma nella Vita Quotidiana di Nina Van Gorkom. Nel capitolo vengono esposte le caratteristiche della cupidigia o brama (lobha), uno dei cosiddetti tre veleni o 3 influssi negativi nei quali si radicano tutti gli altri, e di come la brama influenza e si manifesta nei nostri stati di coscienza  .

L'Abhidhamma è il terzo dei canestri (raccolte) del Canone Buddhista ed è un’esposizione dettagliata di tutte le realtà, costituisce una risorsa fondamentale per comprendere appieno la visione buddhista della mente e della realtà.
La pubblicazione della versione italiana è stata curata da A.S.Comba. Segnalo a tutti voi la pagina web di lulu.com di Antonella Comba nella quale pubblica i suoi lavori, potete trovare molte risorse di fondamentale per lo studio del buddhismo. Antonella ha tradotto dal Pali testi di grande importanza che è possibile scaricare in formato .pdf per consultazione, oppure riceverli rilegati.
Ad Antonella, amica e compagna nel Dhamma, va il mio personale ringraziamento per il suo lavoro.

N.B. questi argomenti sono di grande rilevanza per comprendere pienamente il pensiero, la metafisica e la visione della mente dal punto di vista buddhista, costituiranno tema di approfondimento nei futuri Incontri Domenicali
CAPITOLO IV

 Le caratteristiche del lobha (cupidigia)

I citta (le coscienze) sono di vari tipi: si possono classificare come kusala-citta (coscienze salutari), akusala-citta (coscienze non salutari), vipāka-citta (coscienze “risultanti”, cioè effetti) e kiriya-citta (coscienze “funzionali”, cioè citta che non sono né cause né effetti). In un solo giorno possono sorgere tutti questi tipi di citta, ma noi ne sappiamo ben poco. Per la maggior parte del tempo non ci rendiamo conto se un citta è kusala, akusala, vipāka o kiriya. Se impariamo a distinguere i vari tipi di citta, possiamo capire meglio noi stessi e gli altri; di conseguenza possiamo avere più compassione e gentilezza amorevole verso gli altri, anche se si comportano in un modo sgradevole.

mercoledì 6 novembre 2019

Pestifero Post

Piccoli stratagemmi per riorganizzare intenzionalmente l’esistenza

La consapevolezza può aumentare concretamente la nostra capacità di essere più efficienti e organizzati nel nostro vivere quotidiano. Aspirare a funzionare bene nella vita è, in molti casi, uno dei motivi che ci spingono ad approfondire la conoscenza di noi stessi in relazione alla realtà che ci circonda e che, nei casi più fortunati a mio avviso, possono avvicinarci alla pratica meditativa o alla ricerca spirituale per una conoscenza più profonda della natura delle cose.

Sostenere le nostre responsabilità personali con grazia ed empatia sociale, sviluppare un temperamento sano ed etico nei contesti un cui ci muoviamo è sicuramente auspicabile, se non cruciale, per accogliere il mondo ed esserne ben accolti. La presenza mentale è un alleato nel quale possiamo trovare un valido supporto, soprattutto nella nostra vita quotidiana.

Mentre durante un ritiro di meditazione ci muoviamo all’interno di una situazione organizzata e ordinata, strutturata e pensata per assicurarci il massimo del raccoglimento e il minimo di distrazione, un contesto ideale per sviluppare un flusso di consapevolezza forte e profondo, nella vita di tutti i giorni le cose sono, di solito, assai diverse. La vita è più impegnativa e complicata e chiudere gli occhi non funziona un granchè per gestirla. Le sollecitazioni, le piccole e grandi avversità, le complicazioni che si presentano nel nostro vivere quotidiano possono scuotere e mettere a repentaglio il nostro equilibrio.

La consapevolezza di vipassana, o Sati, è uno stato mentale particolare e peculiare che sorge e dispiega appieno le sue potenzialità nel contesto di un ritiro, grazie alle particolari condizioni in cui si svolge. Questo tipo particolare di presenza mentale influenza e si riflette però sulla consapevolezza di cui facciamo uso nella nostra vita di tutti i giorni, potenziandola e mettendoci in grado di rilevarne l'assenza quando siamo confusi e travolti da influssi negativi.
In altre parole; avendo sperimentato le qualità della consapevolezza nella sua forma più potente e concentrata 'possiamo sapere' quando esse non sono presenti nei nostri flussi di coscienza. Mica male credetemi!

sabato 2 novembre 2019

Superficie

Passiamo forse troppo tempo a specchiarci sulla superficie delle cose, dei pensieri, dei gesti, degli eventi e delle storie della nostra vita.
Ripassiamo continuamente il passato rivivendolo nei riflessi spesso distorti del presente

Dovremmo provare con tutte le nostre risorse
a penetrarne la natura
con la lama affilata della 'chiara comprensione', frantumando quell'illusione.
Per andare oltre ciò che appare
per sperimentare l'essenza di ciò che vive, forma e crea nelle profondità del vivere, l'esperienza.

giovedì 15 agosto 2019

Insegnamenti sull’Originazione Dipendente Ven. Mahāsī Sayādaw. Originazione 6


Questo è il sesto della serie di post dedicati ad uno degli insegnamenti centrali del buddhismo ovvero l'Originazione condizionata o originazione inter-dipendente. La risorsa da cui prendo i materiali sono delle trascrizioni che poi sono state tradotte ed editate in un libro intitolato 'Un discorso sull'originazione dipendente'. Le registrazioni sono state trascritte in modo meticoloso, quindi tradotte in inglese da U Aye Maung. Le ultime modifiche ed integrazioni sono da attribuire a Bhikkhu Pesala nel 2011. Nel blog suddivido il contenuto del libro in una serie di post più brevi e taglio o modifico alcune parti per facilitarne la lettura, l'integrazione e la pubblicazione web. Tutti i post dedicati a questi insegnamenti potranno facilmente essere ritrovati nel Menu laterale 'Tracce'. La traduzione in italiano non è mia e non ne conosco l'autore.
Questo sesto post conclude il 2° capitolo: Dall'ignoranza sorgono le formazioni mentali (saṅkhārā)

Ripudiare il buon kamma significa cattivo kamma
 
Alcuni equivocano la trascendenza del kamma dell’arahant dicendo che noi dovremmo evitare di fare atti meritori. Per una persona ordinaria, il rifiuto del kamma salutare significa una brusca impennata di kamma non salutare, proprio come quando l’esodo di persone virtuose da una città lascia solo i folli e i malviventi, o la rimozione di alberi utili porta alla crescita di erba inutile ed erbacce. Colui che rifiuta gli atti meritori è destinato a commettere atti non meritori che lo condurranno a rinascite nei regni inferiori dai quali è difficile ritornare al mondo umano. La mancanza nell’arahant di kamma salutare significa solo che le sue azioni sono kammicamente improduttive dovute all’estinzione dell’ignoranza. Gli arahant onorano gli anziani, insegnano il Dhamma, fanno offerte, aiutano coloro che sono in difficoltà, e così via.

lunedì 15 luglio 2019

L'Ordine del Tempo


In questo periodo sto leggendo un libro molto interessante e intrigante per un Dhamma-Bum come me.
Il libro è di Carlo Rovelli e si intitola L'Ordine del Tempo.
Il Tempo del libro è quello delle equazioni della Fisica moderna. Ma è qualcosa di cui ciascuno ha esperienza in ogni istante, scandendo giorni, momenti, esperienze. Un mistero non solo per ogni profano, ma anche per i fisici, che hanno visto la comprensione del tempo trasformarsi in modo radicale, da Newton a Einstein, alla meccanica quantistica, infine alle teorie sulla gravità a loop, di cui Rovelli stesso è uno dei principali teorici.

Ora, potete chiedervi cosa c'entri un libro sul tempo qui sul blog. Il fatto è che ci trovo straordinarie analogie con la pratica meditativa, non solo nella teoria che la sostiene, ma anche nelle esperienze meditative che i praticanti incontrano via, via, nel progresso e nello sviluppo della loro pratica personale.

Ne riporto qui due brevi passi.... Carlo Rovelli non me ne vorrà....se non vi risuona nulla e non sentite campanelli che tintinnano passate oltre, altrimenti siete in buona compagnia..

Passo 1.

"...Qualunque cosa siamo nel dettaglio noi esseri umani, siamo comunque pezzi della natura, tasselli nel grande affresco del cosmo, un piccolo tassello tra tanti altri...."

Passo 2

"...Tutta l'evoluzione della scienza indica che la migliore grammatica per scoprire il mondo sia quella del cambiamento, non quella della permanenza. Dell'accadere non dell'essere.
Si può pensare il mondo come costituito di cose, di sostanza, di enti, di qualcosa che è. Che permane.

mercoledì 5 giugno 2019

La passione e il suo svanire


La contemplazione della mente nel Satipatt­­hana-sutta affida alla consapevolezza il compito di riconoscere la presenza o l’assenza della passione in ogni sua forma. Tale riconoscimento introspettivo della presenza o assenza della passione nella mente mostra che l’insegnamento del Buddha e le molteplici pratiche che ne conseguono, è di diretta e immediata applicazione, invita a investigare, conduce oltre e va verificato di persona dal saggio.

A paragone della collera, la passione dosa è meno censurabile, ma superarla richiede tempi più lunghi. Il sorgere della passione si può ricondurre a due fattori: il ‘segno del bello’, subhanimitta, ovvero la visione o il contatto con qualcosa di piacevole che innesca il desiderio spesso attribuito al corpo di una persona dell’altro sesso o ad un oggetto piacevole ai sensi, e un’attenzione non saggia, ayoniso manasikara. L’ovvia contromisura, quindi, consiste in  una serie di pratiche contemplative di Samatha e nell’esercizio della presenza mentale affiancata da una chiara comprensione

Per proteggere la mente dagli assalti della passione ci si può impegnare nella rievocazione delle qualità del Buddha,del Dhamma e del Sangha. Delle quattro dimore divine, i brahmavihara, la coltivazione meditativa dell’equanimità in quanto liberazione della mente.
Questo suggerisce che anche lo sviluppo della tranquillità mentale, samatha, può fungere da antidoto alla passione. L’argomento portante è che l’esperienza degli stati di concentrazione profonda si accompagna a un piacere e a una felicità intensi di pura origine mentale, che eclissano automaticamente qualunque felicità sorta in dipendenza dai piaceri sensuali. Quindi lo sviluppo della tranquillità mentale può diventare un potente antidoto alla passione, spogliando i suoi oggetti dalle attrattive che li contraddistinguono.

domenica 5 maggio 2019

Abhidhamma nella vita quotidiana. Capitolo 3 - Citta la coscienza




Proseguiamo con il 3° capitolo di Abhidhamma nella vita quotidiana di Nina Van Gorkom, quello che descrive le funzioni della coscienza o citta .
L'Abhidhamma è il terzo dei canestri della Canone Buddhista ed è un’esposizione dettagliata di tutte le realtà, costituisce una risorsa fondamentale per comprendere appieno la visione buddhista della mente e della realtà. La pubblicazione della versione italiana è stata curata da A.S.Comba.
Segnalo a tutti voi la pagina web di lulu.com di Antonella Comba nella quale pubblica i suoi lavori, potete trovare molte risorse di fondamentale per lo studio del buddhismo. Antonella ha tradotto dal Pali testi di grande importanza che è possibile scaricare in formato .pdf per consultazione, oppure riceverli rilegati.
Ad Antonella, amica e compagna nel Dhamma, va il mio personale ringraziamento per il suo lavoro.
N.B. questi post sono di grande rilevanza per comprendere pienamente il pensiero buddhista, costituiranno tema di approfondimento nei futuri Incontri Domenicali

CAPITOLO III

I diversi aspetti del citta (coscienza)


Il Buddha parlò di tutto ciò che è reale, perciò il contenuto del suo insegnamento può essere verificato mediante la nostra esperienza. Tuttavia, non conosciamo veramente le realtà più comuni della vita quotidiana, cioè i fenomeni mentali e i fenomeni fisici che si manife stano attraverso gli occhi, le orecchie, il naso, la lingua, il senso corporeo e la mente; a quanto pare, siamo per lo più interessati al passato o al futuro. Scopriremo però che cosa è realmente la vita se conosceremo meglio le realtà del momento presente e se impareremo a esserne consapevoli allorché appaiono.

Il Buddha spiegò che il citta (la coscienza) è una realtà. Potremmo tuttavia dubitare che i citta siano reali. Come possiamo provare che i citta esistono? È possibile che ci siano solo fenomeni fisici e non fenomeni mentali? Ci sono molte cose nella nostra vita che diamo per scontate: la casa, il cibo, i vestiti e gli strumenti che usiamo ogni giorno. Queste cose non appaiono da sé, ma sono causate da una mente pensante, il citta. Esso è un fenomeno mentale che conosce o sperimenta qualcosa. Il citta non è come un fenomeno fisico che non sperimenta alcunché: per esempio, se ascoltiamo una musica che è stata scritta da un compositore, possiamo pensare che è stato il citta ad avere l’idea di scriverla ed è stato il citta che ha mosso la mano del compositore affinché egli scrivesse le note. La sua mano non potrebbe essersi mossa senza il citta.

martedì 23 aprile 2019

Black-Hole Hunters

Mr. Courtyard Pine stands out outwardly still, pointing the grey nothingness above..countless needles from pending branches tasting wathever it feels /|\
Mr. Courtyard Pine se ne stà lì fuori, apparentemente fermo puntando il grigio sopra, gli innumerevoli aghi pendono dai rami tutto sentendo /|\

sitting here, watching whatever it pass away, no need to poke one's nose into those countless thoughts, no need to interfere with those endless feelings /|\
ora seduto qui osservo ciò che appare e se ne va, nessun bisogno di ficcare il naso nel fiume dei pensieri, nessun bisogno di interferire in tutte quelle sensazioni /|\

we both know it's not the case to shake, we both know to point those voidness fields, those delicate space where the little concealing Black-Hole is there to spin the truth /|\
sappiamo entrambi che non è il caso di agitarsi, sappiamo entrambi puntare verso il vuoto, verso quei delicati spazi dove un piccolo invisibile Varco ci aspetta per precipitarci nella verità

lunedì 22 aprile 2019

Abhidhamma nella vita quotidiana. Capitolo 2 - I cinque aggregati



Proseguiamo, dopo il 1° importante capitolo di Abhidhamma nella vita quotidiana di Nina Van Gorkom, con il 2° capitolo, quello sugli aggregati.
L'Abhidhamma è il terzo dei canestri della Canone Buddhista ed è un’esposizione dettagliata di tutte le realtà, costituisce una risorsa fondamentale per comprendere appieno la visione buddhista della mente e della realtà. La pubblicazione della versione italiana è stata curata da A.S.Comba.
Segnalo a tutti voi la pagina web di lulu.com di Antonella Comba nella quale pubblica i suoi lavori, potete trovare molte risorse di fondamentale per lo studio del buddhismo. Antonella ha tradotto dal Pali testi di grande importanza che è possibile scaricare in formato .pdf per consultazione, oppure riceverli rilegati.
Ad Antonella, amica e compagna nel Dhamma, va il mio personale ringraziamento per il suo lavoro.
Warning: questi post sono di grande rilevanza per comprendere pienamente il pensiero buddhista, costituiranno tema di approfondimento nei futuri Incontri Domenicali
 
CAPITOLO II

 I cinque khandha (aggregati)

Il Buddha scoprì la verità di tutti i fenomeni e conobbe per esperienza diretta la caratteristica di ogni fenomeno. Mosso da compassione, insegnò agli altri a vedere la realtà in molti modi, affinché essi potessero avere una comprensione più profonda dei fenomeni interni ed esterni.

Quando le realtà sono classificate in quanto paramattha- dhamma, sono distinte in

  citta,
  cetasika,
  rūpa e
  nibbāna.

I citta, i cetasika e i rūpa sono realtà condizionate (saṅkhāra- dhamma). Sorgono a causa di condizioni e svaniscono di nuovo: essi sono impermanenti. Il nibbāna è l’unico paramattha-dhamma incondizionato (asaṅkhata-dhamma): esso non sorge e non svanisce. Tutti e quattro i paramattha-dhamma sono anatta (non sé).
I citta, i cetasika e i rūpa possono essere classificati mediante le categorie dei cinque khandha. La parola khandha significa “gruppo”, “insieme”, “aggregato”. Ciò che è classificato come khandha sorge a causa di determinate condizioni, dopodiché svanisce. I cinque khandha non sono diversi dai tre paramattha-dhamma citta, cetasika e rūpa. Le realtà possono essere divise in varie categorie, a seconda delle quali ricevono particolari nomi.

I cinque khandha sono i seguenti:
  • rūpakkhandha, l’aggregato di tutti i fenomeni fisici 
  • vedanākkhandha, l’aggregato della sensazione (vedanā); 
  • saññākkhandha, l’aggregato della “percezione” o del ricordo 
  • saññāsaṅkhārakkhandha, l’aggregato delle  “formazioni” (saṅkhāra), che comprende cinquanta cetasika; 
  • viññāṇakkhandha o aggregato della coscienza (viññāṇa), che comprende tutti i citta (89 o 121).

domenica 14 aprile 2019

Abhidhamma nella vita quotidiana. Capitolo 1 - Realtà ultime


Proseguo, dopo aver pubblicato le prefazioni con la pubblicazione del 1° capitolo di Abhidhamma nella vita quotidiana di Nina Van Gorkom. L'Abhidhamma è il terzo dei canestri della Canone Buddhista ed è un’esposizione dettagliata di tutte le realtà, costituisce una risorsa fondamentale per comprendere appieno la visione buddhista della mente e della realtà. La pubblicazione della versione italiana è stata curata da A.S.Comba. Inizio con la prefazione della Gorkom, seguita dalla prefazione all'edizione italiana di A.Comba.
Segnalo a tutti voi la pagina web di lulu.com di Antonella Comba nella quale pubblica i suoi lavori, potete trovare molte risorse di fondamentale per lo studio del buddhismo. Antonella ha tradotto dal Pali testi di grande importanza che è possibile scaricare in formato .pdf per consultazione, oppure riceverli rilegati.
Ad Antonella, amica e compagna nel Dhamma, va il mio personale ringraziamento per il suo lavoro.

Warning: questo capitolo è di grande importanza, mettete in circolo più neuroni che potete...

CAPITOLO I
I quattro paramattha-dhamma (realtà ultime)

Ci sono due tipi di realtà: i fenomeni mentali o nāma e i fenomeni fisici o rūpa. Mentre il nāma sperimenta qualcosa, il rūpa non esperisce alcunché. Ciò che noi prendiamo per un “sé” consiste quindi solo in nāma e rūpa che sorgono e svaniscono. 
Dice Buddhaghosa:

È stato detto:
come per designare un insieme di parti si usa la parola “carro”,
così, quando ci si riferisce agli aggregati,
si usa il comune appellativo di “essere vivente”.

[...] Così in parecchie centinaia di Suttanta si è parlato solo di “nome e forma” anziché di un “essere vivente” o di una “persona”.
Perciò, allorché gli assi, le ruote, il carrello, il timone ecc. costituiscono in modo unitario un insieme di parti, ricevono il semplice appellativo comune di “carro”; ma, in senso assoluto, se si analizza ciascuna parte, non c’è nulla che si possa chiamare “carro” [...].
Proprio allo stesso modo, quando sono presenti i cinque aggregati dell’attaccamento, essi ricevono il semplice appellativo comune di “essere vivente”, di “persona”; ma, in senso assoluto, se si analizza ciascun dhamma, non c’è nulla che si possa chiamare “essere vivente”, che sia una base fisica per chi afferra [l’idea di] “Sono” (asmi) oppure “Io” (ahaṃ); in senso assoluto c’è invece soltanto il “nome e forma”.

lunedì 8 aprile 2019

Abhidhamma nella vita quotidiana. Intro e Prefazione Gorkom



Inizio con questo post la pubblicazione di un bel lavoro divulgativo sull'Abhidhamma di Nina Van Gorkom. L'Abhidhamma è il terzo dei canestri della Canone Buddhista ed è un’esposizione dettagliata di tutte le realtà, costituisce una risorsa fondamentale per comprendere appieno la visione buddhista della mente e della realtà. La pubblicazione della versione italiana è stata curata da A.S.Comba. Inizio con la prefazione della Gorkom, seguita dalla prefazione all'edizione italiana di A.Comba.
Segnalo a tutti voi la pagina web di lulu.com di Antonella Comba nella quale pubblica i suoi lavori, potete trovare molte risorse di fondamentale per lo studio del buddhismo. Antonella ha tradotto dal Pali testi di grande importanza che è possibile scaricare in formato .pdf per consultazione, oppure riceverli rilegati.
Ad Antonella, amica e compagna nel Dhamma, va il mio personale ringraziamento per il suo lavoro.

Prefazione di Nina V. Gorkom

Gli insegnamenti del Buddha, contenuti nel Tipiṭaka (“Tre canestri”), sono il Vinaya (libro della regola monastica), il Sutta o Suttanta (discorsi) e l’Abhidhamma. Tutt’e tre le parti del Tipiṭaka possono essere fonti inesauribili di ispirazione e di incoraggiamento alla pratica, allo sviluppo della retta comprensione delle realtà, che porterà infine a sradicare la visione errata e gli altri inquinanti. In tutt’e tre le parti del Tipiṭaka ci vengono dati insegnamenti sui dhamma, su tutto ciò che è reale.
Il vedere è un dhamma, è reale, e lo stesso si può dire del colore, della sensazione, dei nostri inquinanti.
Quando il Buddha conseguì l’illuminazione, conobbe con chiarezza tutti i dhamma così come sono realmente. Egli ci insegnò il “Dhamma”, l’insegnamento sulle realtà, affinché anche noi potessimo conoscere i dhamma così come sono. Senza l’insegnamento del Buddha noi ignoreremmo la realtà. Siamo inclini a prendere per permanente ciò che è impermanente, per piacevole ciò che è doloroso e insoddisfacente (dukkha) e per un “sé” ciò che è non sé. Lo scopo di tutt’e tre le parti del Tipiṭaka è insegnare lo sviluppo della via che conduce alla fine degli inquinanti.

giovedì 14 marzo 2019

'Ambasciator non porta pena...'

Le emozioni e gli stati mentali non giungono per caso, non appaiono senza cause e appropriate condizioni a colorare le nostre vite.
Sono messaggeri e come messaggeri dovremmo accoglierli, in fondo non sono loro a recare pena o gioia, ma bensì la relazione in molti casi troppo identificata che abbiamo con questi stati transitori delle nostre vite.

Possiamo lasciare che ci parlino perchè possono dirci qualcosa su ciò di cui abbiamo davvero bisogno. Possiamo cercare di ascoltare attivamente e consapevolmente i loro significati più profondi. Possiamo usare tutta la nostra curiosità e la nostra creatività, 'l'ascolto attivo' e vitale per esplorare le zone sommerse scoprendole per quello che sono.

Transitorie e mutevoli esperienze piene di energia che si avvicendano in maniera naturale...
Non sono 'nostre', non le possediamo e presto le perderemo...
Nella loro più intima essenza la loro natura è insostanziale e insoddisfacente...

Ma possiamo imparare qualcosa da loro? Sicuramente si, se ne abbiamo l'intenzione.

La rabbia? Forse ci sta dicendo che ci sentiamo deboli o impotenti...


sabato 23 febbraio 2019

Dis-Comfort Area


Essere in pace, o sentirsi sicuri, non significa necessariamente disporre di agiatezza, benessere, stima o potere, talento.
Coloro che possiedono queste qualità o condizioni spesso non sono così sicuri e in pace come ci si aspetterebbe. Anzi, spesso sono in continua lotta e preoccupazione per mantenere la loro condizione, o per accrescerla.

Forse essere in pace, o sentirsi sicuri, potrebbe avere a che fare con l’essere presenti e consapevoli ed in contatto con ciò che avviene in noi, intorno a noi e in grado di integrare armoniosamente le nostre risposte in accordo con ciò che si presenta.

Tutte le cose che avvengono in noi e quelle nel mondo che ci circonda seguono propri cicli e dinamiche, senza posa, senza fermarsi mai. Apparendo, mutando e sparendo nelle nostre vite in base alle condizioni di quel momento, oppure in conseguenza di comportamenti precedenti che portano i loro frutti. Spesso tiriamo in ballo il destino o leggi per lo più insondabili che ci sforziamo di definire e comprendere, di controllare, di influenzare. A volte funziona, a volte le cose vanno a modo loro. Questo ci sorprende, ogni tanto ci lascia attoniti e sgomenti, spesso in preda a sentimenti di inquietudine e insoddisfazione.

Eppure proprio questi stati di sottile instabilità, se integrati e accettati, contengono latenti potenzialità che possono fornire energie e stimoli creativi, spesso inattesi. Possono metterci in grado di evolvere e utilizzare le nostre risorse più profonde e potenti.

lunedì 21 gennaio 2019

Insegnamenti sull’Originazione Dipendente Ven. Mahāsī Sayādaw. Originazione 5

Questo è il quinto della serie di post dedicati ad uno degli insegnamenti centrali del buddhismo ovvero l'Originazione condizionata o originazione inter-dipendente. La risorsa da cui prendo i materiali sono delle trascrizioni che poi sono state tradotte ed editate in un libro intitolato 'Un discorso sull'originazione dipendente'. Le registrazioni sono state trascritte in modo meticoloso, quindi tradotte in inglese da U Aye Maung. Le ultime modifiche ed integrazioni sono da attribuire a Bhikkhu Pesala nel 2011. Nel blog suddivido il contenuto del libro in una serie di post più brevi e taglio o modifico alcune parti per facilitarne la lettura, l'integrazione e la pubblicazione web. Tutti i post dedicati a questi insegnamenti potranno facilmente essere ritrovati nel Menu laterale 'Tracce'. La traduzione in italiano non è mia e non ne conosco l'autore

Originazione 5
 
Dall’ignoranza sorgono le formazioni mentali

Il piacere sensuale è la fonte della felicità per la maggior parte delle persone. Il nibbāna, inteso come estinzione di mente e materia è indesiderabile, ma la via per conoscerlo appare difficile e dolorosa. Quindi molta gente cerca di trovare soddisfazione ai propri desideri attraverso l’azione corporea, verbale e mentale. Alcune di queste azioni possono essere morali, altre possono essere disoneste. La gente buona pratica la generosità, la moralità e la meditazione per trovare benessere dopo la morte, mentre altri fanno ricorso all’inganno o al furto per arricchirsi.

domenica 9 dicembre 2018

Fatti non fummo per essere felici, ma per crear la vita così come ci viene..


Non siamo fatti per essere felici, siamo fatti per sopravvivere e per farlo dobbiamo creare e inventare: soluzioni, idee, ciò che serve.

Le nostre menti sono progettate per occuparsi di sopravvivere e sono brave a farlo. Sono costruite per determinare la prossima cosa da "sistemare". Questa è una primaria e grande potenzialità.
È una caratteristica cognitiva che ci ha portato ad evolvere. 

Abbiamo sviluppato tutte le principali attività umane: agricoltura, industria, ricerca scientifica e medica, abbiamo inventato le religioni e gli ideali. Tutto arriva da una delle molte specie di paura di cui ci circondiamo: morte, disordine, fame, vuoto di significato. La parte del cervello che controlla la ruminazione mentale controlla anche la creatività e non è una coincidenza.

Se senti che non riesci a smettere di preoccuparti, che continui crearti problemi, che ti ritrovi sempre con quella sottile ansia che spunta da un angolo all’altro della tua vita e che non riesci semplicemente a sederti a goderti la vita ed essere grato e felice, tranquillo rilassati, non c'è qualcosa di sbagliato in te. C'è qualcosa di sbagliato nella tua comprensione della mente umana e della felicità. Non siamo costruiti per essere "felici" nel modo un pò vago e confuso in cui pensiamo alla felicità: uno stato spensierato, grato, vagamente eccitato, circondato da affetto e soddisfatto.

lunedì 12 novembre 2018

Insegnamenti sull’Originazione Dipendente Ven. Mahāsī Sayādaw - Originazione 4


Questo è il quarto della serie di post dedicati ad uno degli insegnamenti centrali del buddhismo ovvero l'Originazione condizionata o originazione inter-dipendente. La risorsa da cui prendo i materiali sono delle trascrizioni che poi sono state tradotte ed editate in un libro intitolato 'Un discorso sull'originazione dipendente'. Le registrazioni sono state trascritte in modo meticoloso, quindi tradotte in inglese da U Aye Maung. Le ultime modifiche ed integrazioni sono da attribuire a Bhikkhu Pesala nel 2011. Nel blog suddivido il contenuto del libro in una serie di post più brevi e taglio o modifico alcune parti per facilitarne la lettura, l'integrazione e la pubblicazione web. Tutti i post dedicati a questi insegnamenti potranno facilmente essere ritrovati nel Menu laterale 'Tracce'. La traduzione in italiano non è mia e non ne conosco l'autore .

Originazione 4

1.1.1 Ignoranza dell’origine della sofferenza

Le persone nel corso della loro esistenza ordinaria non si rendono conto che il desiderio è la causa della sofferenza. Al contrario credono che l’attaccamento le rendano felici, che non assecondare i propri desideri la vita sarebbe una cosa uggiosa. Quindi sono alla continua ricerca di oggetti sensoriali piacevoli: cibo, vestiti, compagnia e così via. Senza questi oggetti di attaccamento si sentono a disagio e pensano che la vita sia monotona. Per le persone comuni, la vita priva di desideri e appagamenti sarebbe del tutto priva di soddisfazione. È il desiderio che nasconde la spiacevolezza della vita e la fa sembrare gradevole, ma per l’arahant, colui che ha sradicato il desiderio, l’appagamento è impossibile. Egli è sempre volto al nibbāna, la cessazione della sofferenza.

venerdì 19 ottobre 2018

L'Essenza che conosce non cambia mai..

"Corpo, mente e l'Essenza sono tutte realtà distinte e separate.

Assolutamente tutto; la terra, l'acqua, il fuoco, il vento, il corpo, i sentimenti, la memoria, il pensiero e la coscienza, i suoni, i luoghi, gli odori, i sapori, i tocchi e le emozioni come la rabbia, l'avidità e l'illusione, questi li possiamo conoscere tutti, ci sono ben noti.

Li conosco tutti come esistono nel propri stati naturali. Ma per quanto venga esposta a loro, non sono in grado di rilevare anche un solo istante in cui essi hanno alcun potere sul mio cuore. Essi sorgono e cessano secondo la loro natura, sono sempre in perpetuo cambiamento.

Ma la presenza, l'Essenza che li conosce non cambia mai nemmeno per un istante. Essa è da sempre eterna, non nata e immortale. 

Questa è la fine di ogni sofferenza ".

 §§§


“Body, mind and essence are all distinct and separate realities.

Absolutely everything is known; earth, water, fire and wind, body, feeling, memory, thought and consciousness, sounds, sights, smells, tastes, touches and emotions, anger, greed and delusion. 
All are known.

I know them all as they exist in their own natural states. 

But no matter how much I am exposed to them, 
I am unable to detect even an instant when they have any power over my heart. 
They arise, they cease. they are forever changing.

But the presence that knows them never changes for an instant. It is forever unborn and undying. 

This is the end of all suffering.”

mercoledì 26 settembre 2018

..come stare a cavallo e chiedere: dov'è il cavallo?

L’illusione ci fa fraintendere il mondo, ci nasconde ciò che davvero siamo per cullarci nell’idea di chi siamo. Rifacendosi al pensiero orientale, Schopenhauer utilizza l’immagine del velo di Maya per spiegare come l’esistenza umana consista nel vivere nell’illusione, per cui il fenomeno percepito si configura proprio come illusione; esso è illusione in virtù della sua natura di rappresentazione nel campo della coscienza.

Chi si avvicina al buddhismo e alla meditazione, in una qualsiasi delle sue declinazioni, viene subito invitato a contemplare e a entrare in contatto con questo aspetto fondante del pensiero buddhista.

L’illusione ha la caratteristica di accecare, di impedirci di penetrare la realtà, di mascherare la vera natura dell’esperienza, di promuovere l’attenzione non saggia, provocando azioni dettate dall’errore.        
                                                                                       (Buddhaghosa dal Visuddhimagga) 

Ajahn Chah con una delle sue mitiche metafore diceva: “beh, è come stare a cavallo e chiedere: dov’è il cavallo?’.

Cosi ne parla il Buddha:

“ l'ignoranza causa il sorgere delle qualità nocive per la mancanza di coscienza e di presenza mentale.

Quando si è offuscati dall'ignoranza nascono visioni sbagliate e alterate sulla realtà che ci circonda, da queste false visioni nascono intenzioni e decisioni non proficue, da queste giungono la falsa parola, dalla falsa parola nasce l'azione impura, dall'azione impura giungono i malsani mezzi di sostentamento, dai malsani mezzi di sostentamento giunge lo sforzo errato,dagli sforzi errati nasce la falsa attenzione, dalla falsa attenzione nasce la concentrazione errata.

lunedì 2 luglio 2018

Insegnamenti sull’Originazione Dipendente Ven. Mahāsī Sayādaw - Originazione 3


Questo è il terzo della serie di post dedicati ad uno degli insegnamenti centrali del buddhismo ovvero l'Originazione condizionata o originazione inter-dipendente. La risorsa da cui prendo i materiali sono delle trascrizioni che poi sono state tradotte ed editate in un libro intitolato 'Un discorso sull'originazione dipendente'. Le registrazioni sono state trascritte in modo meticoloso, quindi tradotte in inglese da U Aye Maung. Le ultime modifiche ed integrazioni sono da attribuire a Bhikkhu Pesala nel 2011. Nel blog suddivido il contenuto del libro in una serie di post più brevi e taglio o modifico alcune parti per facilitarne la lettura, l'integrazione e la pubblicazione web. Tutti i post dedicati a questi insegnamenti potranno facilmente essere ritrovati nel Menu laterale 'Tracce'. La traduzione in italiano non è mia e non ne conosco l'autore .



Originazione 3

1.1              Cos’è l’ignoranza?

Secondo il Buddha, avijjā è l'ignoranza sulla vera natura della realtà e in particolar delle Quattro Nobili Verità: le verità riguardo
  • la natura della sofferenza,
  • la sua causa,
  • la sua cessazione 
  • la via per la sua cessazione. 
 In un senso positivo avijjā implica l'affidarsi un’idea errata o un’illusione sulla realtà.

Essa ci fa scambiare ciò che è falso e illusorio come vero e reale. Ci conduce fuori strada, e quindi avijjā è talvolta chiamata ignoranza riguardo alla via da praticare. In questo senso è diversa dalla comune ignoranza. Se non si conosce il nome di un uomo o di un luogo, non significa necessariamente che si è ignoranti, mentre ignorare l’Originazione Dipendente è molto di più che il mero non sapere. Avijjā è più l’illusione di una persona che ha perso il senso della direzione e quindi pensa che l’est sia l’ovest o che il nord sia il sud. La persona che non capisce la verità della sofferenza ha una visione ottimistica della vita, sebbene la vita sia piena di dolore e rimpianto.
(Il termine dukkha definisce tutto ciò che è difficile da sopportare. Nella maggior parte dei casi viene tradotto come insoddisfazione. n.d.t.)

È un errore cercare la verità sulla natura della sofferenza nei libri poiché essa può essere trovata nel proprio corpo e nella propria mente.