lunedì 27 dicembre 2021

Come si esce dalle cornici di cui siamo parte?

Vivamo un periodo complicato e, come sempre, i momenti complicati possono portare tensioni, radicalizzazioni e incomprensioni. 

Questo accade in particolar modo quando l'attaccamento alle proprie opinioni, idee o credenze prende il sopravvento sulla capacità integrare e accogliere la diversità. Quando il soggettivo prende il sopravvento su ciò che è oggettivo e la propria visione personale inizia a filtrare la realtà, distorcendola o rimodellandola, quello è il momento in cui dobbiamo saper cogliere i segni delle modalità con cui ci aggrappiamo alla nostra visione del mondo. 

Si tratta di una forma di attaccamento, spesso sottile, ma che può portare a sgradevoli conseguenze. Come accorgersene e quali le contromisure? Come si esce dalle cornici di cui siamo parte?

Sette piccoli suggerimenti sull’Arte di Ascoltare

  • Non aver fretta di giungere alle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera dell’esperienza
  • Quel che vedi lo vedi dal tuo punto di vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di vista devi cambiare punto di vista  
  • Se vuoi comprendere quello che un altro sta dicendo, devi assumere che possa aver ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli eventi dalla sua prospettiva 
  • Le emozioni sono strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprenderne il linguaggio, non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico 
  • Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come: trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti; incongruenti con le proprie certezze. 
  • Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti 
  • Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare l’umorismo viene da sé.

domenica 17 ottobre 2021

Rilassiamoci. Abbiamo i nostri limiti

Quando nel buddhismo si parla di ignoranza, o illusione, ci si riferisce, tra l'altro, a quella ordinaria modalità cognitiva che non consente di entrare in contatto in modo profondo e completo con la realtà che ci circonda e che sorge in noi. Una modalità che può limitare la nostra abilità di integrarne la complessità ed elaborarla in maniera efficace. 

Non si tratta di mancanza di cultura o informazione, è cosa diversa dal non sapere come funziona un computer, quale sia la capitale della Moldavia (Chișinău) o non sapere nulla sulla storia del Medio Evo, tipo non sapere chi fosse l'Imperatore del Sacro Romano Impero nel 1248 dC. (Federico II, quello della Reggia di Caserta), senza contare che ci sono almeno altri 17 calendari che iniziano con differenti riferimenti ad altri Imperatori, Dei, Profeti. Insomma, ignorare è una condizione più facile che conoscere.  

Il fatto è che l’illusione, generata da errate o superficiali percezioni, genera...

sabato 4 settembre 2021

Two old friends song

Oh friend,
The sea calls, a heart wait
the sun sets, a dream ends
meet you on the other shore...

Oh friend,
how many sea to splash,
how many shores to reach,
how many bridges to walk...

Oh friend,
how many thoughts to vanish,
perhaps too many dear friend,
but we have this moment...

Oh dear friend, 
that's enough...

domenica 21 marzo 2021

Lo stato naturale della pratica

Lo scopo principale della meditazione viene in qualche caso frainteso e mi preme sottolinearlo qui. Intendo riferirmi al fatto che si è portati a pensare che l’attività meditativa sia volta a migliorare la qualità della vita o a risolvere i nostri problemi umani. Questo però non è esattamente il punto di vista buddhista. Il ruolo della meditazione e della meditazione vipassana in particolare, si rivolge al riconoscimento della vitalità e delle modalità con cui i processi fisici e mentali si manifestano nel rapporto umano con la natura. 

Siamo inseparabilmente parte della natura. La presenza mentale sviluppata grazie alla pratica meditativa ha lo scopo di rendere questa realtà esplicita e concreta. La meditazione è l'assorbimento e il rilassamento della forza cognitiva e creativa della mente nella totalità dell’esperienza del momento, accettando il nostro posto nello stato naturale delle cose, così come sono.

Nella pratica meditativa è però utile avere una disciplina, una chiara e consapevole aspirazione. Se coltiviamo una chiara intenzione e una genuina aspirazione, allora la nostra vita spirituale e personale trova equilibrio nei suoi progressi proprio nel naturale terreno della nostra semplice esperienza nel dispiegarsi degli eventi.

Abbiamo solo bisogno di esserci.

lunedì 18 gennaio 2021

Il vuoto

Nella cultura occidentale, il concetto di ‘vuoto’ è visto come una condizione che desta preoccupazione, è spesso associato a situazioni problematiche come: perdita, assenza di energia, di senso o motivazione, depressione, apatia o nichilismo. Nelle culture orientali, nelle cui radici trovano origini molte tradizioni buddhiste le cose sono un poco differenti, proviamo ad approfondire come.
La parola cinese per vuoto è kōng (空); inteso come spazio. In molte religioni orientali, il vuoto è associato alla meditazione invece che alla negatività. Śūnyatā, l'insegnamento che tutte le cose sono prive di significato intrinseco, è un principio fondamentale del buddhismo. Anche il saggio taoista Lao Tzu sulla natura del vuoto scrisse: “uniamo i raggi insieme in una ruota, ma è il foro centrale che fa muovere il carro. Modelliamo l'argilla in una pentola, ma è il vuoto all'interno che contiene tutto ciò che vogliamo. Lavoriamo il legno per costruire una casa, ma è lo spazio interno che la rende vivibile ".
Avvicinarci al concetto orientale di vuoto non solo aiuterà a trovare la pace interiore, ma paradossalmente aiuterà a vivere una vita più piena.