sabato 20 maggio 2017

Le Formazioni, illusioni e costruzioni


Sankhārā anattā.
Sankhārā ca hidam bhikkhave attā abhavissamsu,
Nayidam sankhārā ābādhāya samvatteyyum,
Labbhetha ca sankhāresu,
Evam me sankhārā hontu evam me sankhārā mā ahesunti.

Le formazioni (o processi mentali/pensieri/idee) non sono il sé. Se i processi mentali fossero il sé, o monaci, questi  processi mentali non si presterebbero e non causerebbero insoddisfazione e disagio. Sarebbe possibile (per esempio) dire, per quanto riguarda i processi mentali: 'possano questi processi mentali/pensieri/idee, essere così o possano i questi processi mentali non essere così'. 

Yasmā ca kho bhikkhave saṅkhārā anattā,
Tasmā saṅkhārā ābādhāya saṃvattanti,
Na ca labbhati saṅkhāresu,
Evaṃ me saṅkhārā hontu evaṃ me saṅkhārā mā ahesunti.

Ma, o monaci, poichè le formazioni non sono il sé, i processi mentali/pensieri/idee, si prestano e sono causa di insoddisfazione e disagio. Non è possibile dire rispetto ai processi mentali/pensieri/idee: 'possano questi miei processi mentali/pensieri/idee, essere così o possano i miei processi mentali non essere cosi'.

Breve estratto con traduzione dall'Anatta-lakkhana Sutta - Il Discorso sulla caratteristica del non-sè.

Breve sintesi personale. Meglio non identificarsi troppo con quello che passa per la testa. Non funziona un granchè!

lunedì 8 maggio 2017

Majjhima Nikaya 20: Vitakkasanthâna Sutta – La rimozione dei pensieri distraenti

Chiunque abbia provato a meditare, si è subito reso conto di avere un limitato controllo rispetto all'invadenza dei pensieri nel campo della coscienza. Si tratta forse del primo, e in qualche caso destabilizzante, incontro con l'Anatta nel suo aspetto di 'assenza di controllo', da quel momento in poi a chi decide di proseguire non posso far mancare il mio 'benvenuto a bordo'. Qualsiasi sia l'oggetto su cui viene diretta l'attenzione, sia esso un fenomeno mentale o fisico, un oggetto di contemplazione, una visualizzazione, i pensieri reclamano con insistenza e un proprio spazio e, specialmente agli inizi, sembra quasi impossibile fermarli e limitarli.
Possono essere casuali come vaghi ricordi e immagini mentali, oppure riportano nel campo dell'attenzione dinamiche attive nella nostra vita, per cui ci ritroviamo a rielaborare o progettare e riprogettare azioni in una ruminazione che raramente trova poi uno sbocco concreto e valido

Risulta sorprendente con quanta facilità i nostri pensieri cambino direzione o cessino improvvisamene e quanto spesso si comportino come litiganti indisciplinati, interrompendosi continuamente gli uni con gli altri e rifiutandosi di ascoltare gli argomenti delle altre parti. 

Ancora, molte linee di pensiero restano rudimentali e non si traducono in volontà ed azione perchè manca il coraggio di accettarne le conseguenze pratiche, morali, etiche e intellettuali.
Più da vicino osserviamo la media delle nostre percezioni, pensieri o giudizi e più dovremo ammettere che molti di essi sono irrealizzabili. Sono solo il prodotto dell’abitudine, guidati da pregiudizi intellettuali, conformismi ideologici, preferenze e avversioni, osservazioni sbagliate o superficiali, spesso viziate da pigrizia od egoismo. Un tale sguardo in questi, troppo spesso trascurati, quartieri della mente può rappresentare un sano shock per l’osservatore, convincendolo della necessità di prendersi cura di quelle regioni in continuo movimento sotto il sottile strato superficiale della mente ordinaria, si tratta di zone oscure e crepuscolari che indeboliscono la forza e la lucidità della coscienza nel suo insieme.