martedì 23 aprile 2019

Black-Hole Hunters

Mr. Courtyard Pine stands out outwardly still, pointing the grey nothingness above..countless needles from pending branches tasting wathever it feels /|\
Mr. Courtyard Pine se ne stà lì fuori, apparentemente fermo puntando il grigio sopra, gli innumerevoli aghi pendono dai rami tutto sentendo /|\

sitting here, watching whatever it pass away, no need to poke one's nose into those countless thoughts, no need to interfere with those endless feelings /|\
ora seduto qui osservo ciò che appare e se ne va, nessun bisogno di ficcare il naso nel fiume dei pensieri, nessun bisogno di interferire in tutte quelle sensazioni /|\

we both know it's not the case to shake, we both know to point those voidness fields, those delicate space where the little concealing Black-Hole is there to spin the truth /|\
sappiamo entrambi che non è il caso di agitarsi, sappiamo entrambi puntare verso il vuoto, verso quei delicati spazi dove un piccolo invisibile Varco ci aspetta per precipitarci nella verità

lunedì 22 aprile 2019

Abhidhamma nella vita quotidiana. Capitolo 2 - I cinque aggregati



Proseguiamo, dopo il 1° importante capitolo di Abhidhamma nella vita quotidiana di Nina Van Gorkom, con il 2° capitolo, quello sugli aggregati.
L'Abhidhamma è il terzo dei canestri della Canone Buddhista ed è un’esposizione dettagliata di tutte le realtà, costituisce una risorsa fondamentale per comprendere appieno la visione buddhista della mente e della realtà. La pubblicazione della versione italiana è stata curata da A.S.Comba.
Segnalo a tutti voi la pagina web di lulu.com di Antonella Comba nella quale pubblica i suoi lavori, potete trovare molte risorse di fondamentale per lo studio del buddhismo. Antonella ha tradotto dal Pali testi di grande importanza che è possibile scaricare in formato .pdf per consultazione, oppure riceverli rilegati.
Ad Antonella, amica e compagna nel Dhamma, va il mio personale ringraziamento per il suo lavoro.
Warning: questi post sono di grande rilevanza per comprendere pienamente il pensiero buddhista, costituiranno tema di approfondimento nei futuri Incontri Domenicali
 
CAPITOLO II

 I cinque khandha (aggregati)

Il Buddha scoprì la verità di tutti i fenomeni e conobbe per esperienza diretta la caratteristica di ogni fenomeno. Mosso da compassione, insegnò agli altri a vedere la realtà in molti modi, affinché essi potessero avere una comprensione più profonda dei fenomeni interni ed esterni.

Quando le realtà sono classificate in quanto paramattha- dhamma, sono distinte in

  citta,
  cetasika,
  rūpa e
  nibbāna.

I citta, i cetasika e i rūpa sono realtà condizionate (saṅkhāra- dhamma). Sorgono a causa di condizioni e svaniscono di nuovo: essi sono impermanenti. Il nibbāna è l’unico paramattha-dhamma incondizionato (asaṅkhata-dhamma): esso non sorge e non svanisce. Tutti e quattro i paramattha-dhamma sono anatta (non sé).
I citta, i cetasika e i rūpa possono essere classificati mediante le categorie dei cinque khandha. La parola khandha significa “gruppo”, “insieme”, “aggregato”. Ciò che è classificato come khandha sorge a causa di determinate condizioni, dopodiché svanisce. I cinque khandha non sono diversi dai tre paramattha-dhamma citta, cetasika e rūpa. Le realtà possono essere divise in varie categorie, a seconda delle quali ricevono particolari nomi.

I cinque khandha sono i seguenti:
  • rūpakkhandha, l’aggregato di tutti i fenomeni fisici 
  • vedanākkhandha, l’aggregato della sensazione (vedanā); 
  • saññākkhandha, l’aggregato della “percezione” o del ricordo 
  • saññāsaṅkhārakkhandha, l’aggregato delle  “formazioni” (saṅkhāra), che comprende cinquanta cetasika; 
  • viññāṇakkhandha o aggregato della coscienza (viññāṇa), che comprende tutti i citta (89 o 121).

domenica 14 aprile 2019

Abhidhamma nella vita quotidiana. Capitolo 1 - Realtà ultime


Proseguo, dopo aver pubblicato le prefazioni con la pubblicazione del 1° capitolo di Abhidhamma nella vita quotidiana di Nina Van Gorkom. L'Abhidhamma è il terzo dei canestri della Canone Buddhista ed è un’esposizione dettagliata di tutte le realtà, costituisce una risorsa fondamentale per comprendere appieno la visione buddhista della mente e della realtà. La pubblicazione della versione italiana è stata curata da A.S.Comba. Inizio con la prefazione della Gorkom, seguita dalla prefazione all'edizione italiana di A.Comba.
Segnalo a tutti voi la pagina web di lulu.com di Antonella Comba nella quale pubblica i suoi lavori, potete trovare molte risorse di fondamentale per lo studio del buddhismo. Antonella ha tradotto dal Pali testi di grande importanza che è possibile scaricare in formato .pdf per consultazione, oppure riceverli rilegati.
Ad Antonella, amica e compagna nel Dhamma, va il mio personale ringraziamento per il suo lavoro.

Warning: questo capitolo è di grande importanza, mettete in circolo più neuroni che potete...

CAPITOLO I
I quattro paramattha-dhamma (realtà ultime)

Ci sono due tipi di realtà: i fenomeni mentali o nāma e i fenomeni fisici o rūpa. Mentre il nāma sperimenta qualcosa, il rūpa non esperisce alcunché. Ciò che noi prendiamo per un “sé” consiste quindi solo in nāma e rūpa che sorgono e svaniscono. 
Dice Buddhaghosa:

È stato detto:
come per designare un insieme di parti si usa la parola “carro”,
così, quando ci si riferisce agli aggregati,
si usa il comune appellativo di “essere vivente”.

[...] Così in parecchie centinaia di Suttanta si è parlato solo di “nome e forma” anziché di un “essere vivente” o di una “persona”.
Perciò, allorché gli assi, le ruote, il carrello, il timone ecc. costituiscono in modo unitario un insieme di parti, ricevono il semplice appellativo comune di “carro”; ma, in senso assoluto, se si analizza ciascuna parte, non c’è nulla che si possa chiamare “carro” [...].
Proprio allo stesso modo, quando sono presenti i cinque aggregati dell’attaccamento, essi ricevono il semplice appellativo comune di “essere vivente”, di “persona”; ma, in senso assoluto, se si analizza ciascun dhamma, non c’è nulla che si possa chiamare “essere vivente”, che sia una base fisica per chi afferra [l’idea di] “Sono” (asmi) oppure “Io” (ahaṃ); in senso assoluto c’è invece soltanto il “nome e forma”.

lunedì 8 aprile 2019

Abhidhamma nella vita quotidiana. Intro e Prefazione Gorkom



Inizio con questo post la pubblicazione di un bel lavoro divulgativo sull'Abhidhamma di Nina Van Gorkom. L'Abhidhamma è il terzo dei canestri della Canone Buddhista ed è un’esposizione dettagliata di tutte le realtà, costituisce una risorsa fondamentale per comprendere appieno la visione buddhista della mente e della realtà. La pubblicazione della versione italiana è stata curata da A.S.Comba. Inizio con la prefazione della Gorkom, seguita dalla prefazione all'edizione italiana di A.Comba.
Segnalo a tutti voi la pagina web di lulu.com di Antonella Comba nella quale pubblica i suoi lavori, potete trovare molte risorse di fondamentale per lo studio del buddhismo. Antonella ha tradotto dal Pali testi di grande importanza che è possibile scaricare in formato .pdf per consultazione, oppure riceverli rilegati.
Ad Antonella, amica e compagna nel Dhamma, va il mio personale ringraziamento per il suo lavoro.

Prefazione di Nina V. Gorkom

Gli insegnamenti del Buddha, contenuti nel Tipiṭaka (“Tre canestri”), sono il Vinaya (libro della regola monastica), il Sutta o Suttanta (discorsi) e l’Abhidhamma. Tutt’e tre le parti del Tipiṭaka possono essere fonti inesauribili di ispirazione e di incoraggiamento alla pratica, allo sviluppo della retta comprensione delle realtà, che porterà infine a sradicare la visione errata e gli altri inquinanti. In tutt’e tre le parti del Tipiṭaka ci vengono dati insegnamenti sui dhamma, su tutto ciò che è reale.
Il vedere è un dhamma, è reale, e lo stesso si può dire del colore, della sensazione, dei nostri inquinanti.
Quando il Buddha conseguì l’illuminazione, conobbe con chiarezza tutti i dhamma così come sono realmente. Egli ci insegnò il “Dhamma”, l’insegnamento sulle realtà, affinché anche noi potessimo conoscere i dhamma così come sono. Senza l’insegnamento del Buddha noi ignoreremmo la realtà. Siamo inclini a prendere per permanente ciò che è impermanente, per piacevole ciò che è doloroso e insoddisfacente (dukkha) e per un “sé” ciò che è non sé. Lo scopo di tutt’e tre le parti del Tipiṭaka è insegnare lo sviluppo della via che conduce alla fine degli inquinanti.