domenica 19 novembre 2017

meglio non girarci intorno...

E’ meglio non girarci troppo intorno, la pratica meditativa non è una gradevole passeggiata e nemmeno una tecnica di rilassamento per rilasciare lo stress o una via per trovare la gioia. È piuttosto un percorso attraverso l’oscurità interiore.
Pian piano ci scopriamo ad abbandonare tutte le idee, le convinzioni e tutto ciò che pensavamo di noi e del mondo. Vuol dire entrare nelle 'terre dell’ombra' e confrontarsi faccia a faccia con le parti che si muovono sottotraccia nel continuum mentale, quelle nobili, ma soprattutto quelle meno nobili, quelle espresse e quelle che se ne stanno in profondità, ben nascoste in stato di latenza, ma pronte ad attivarsi quando si presentano le condizioni..

È lì che incontriamo tutte le illusioni, gli attaccamenti alle costruzioni concettuali, le false idee di chi siamo e cosa ci facciamo nel mondo. È lì che avviene il paziente lavoro di smantellamento.

lunedì 6 novembre 2017

Le bolle, i pensieri, il divenire creativo

Con gli stessi occhi pieni di attenzione e stupore di un bambino
che con un soffio crea le multi iridescenti bolle di sapone
per poi inseguirne rapito e affascinato
il fluttuante movimento

Ad ogni istante ognuno di noi attinge all’infinito serbatoio della mente
e con il soffio dell’incessante divenire creativo
crea le multiformi possibilità dei flussi di pensiero
per poi inseguirne le mutevoli intenzioni

Proprio come le evanescenti bolle di sapone
si muovono nell’aria attorno
per poi svanire

Cosi i pensieri sorgono e vengono alimentati dai soffi di forze sottili
inseguendo speranze, paure, emozioni, credenze, convinzioni..
per poi svanire

Cosa resta al bimbo?
Se non lo stupore della creazione,
se non il riso divertito nel gioco,
se non una lacrima per quella bolla afferrata e subito perduta

Cosa resta a noi?
Se non lo stupore della creazione,
se non il riso divertito nel gioco della vita,
se non una lacrima per quell’intenzione che si infrange quando diventa vera

Resta il soffio creativo…
incessante, evanescente, affascinante, travolgente e sconvolgente
che ci trascina e ci coinvolge nel mondo

Ma esiste un’altra possibilità, un’altra via,
di cui non si può raccontare nulla..

lunedì 16 ottobre 2017

Interessanti analogie

Ho trovato queste interessanti analogie tra gli scritti di Bohm (Fisico e fondatore della meccanica quantistica) e i due Udana 8.1 e 8.3 presenti Canone Pali e ascrivibili al Buddha. L'aspetto interessante è la grande distanza in termini di tempo e spazio con cui ambedue descrivono l'uno 'l'infinito' l'altro il 'Nibbana? Mi hanno colpito le forti analogie che ho trovato nei rispettivi testi. Cosa ne dite?


eccoli qui sotto:


'....il campo del finito è tutto ciò che possiamo vedere, sentire, toccare, ricordare e descrivere...

la qualità essenziale dell'infinito è, per contrasto, la sua impercettibilità, la sua intangibilità.

Questo suggerisce l'idea di una energia invisibile, ma pervasiva, alla quale risponde il mondo manifesto del finito. Questa energia si infonde in tutti gli esseri viventi; senza di essa qualsiasi organismo si disintegrerebbe nelle parti che lo compongono. Ciò che è veramente vivo, negli esseri viventi è questa energia che non è mai nata e mai morirà..'

David Bohm (1917-1992), Fisico, uno dei padri fondatori della meccanica quantistica

Udana 8.1

‘Vi è una dimensione dove non vi è terra, né acqua, né fuoco, né vento; non vi è la dimensione dell’infinità dello spazio, né la dimensione infinita della coscienza, né la dimensione del nulla, né la dimensione di né-percezione-né-non-percezione; non vi è questo mondo, né un altro mondo, né sole, né luna. E lì, io dico, non vi è giungere, né andare, né rimanere; né scomparire né sorgere: non è fisso, e nemmeno si evolve senza il sostegno degli oggetti mentali. Questa e solo questa, è la fine della sofferenza’

Udana 8.3

‘Vi è, monaci, un non-nato, un non-divenuto, un non-creato, un non-formato. Se non vi fosse quel non-nato, non-divenuto, non-creato, non-formato, non si potrebbe conoscere il processo di salvezza da ciò che è nato, divenuto, creato, formato. Ma poichè vi è un non-nato, un non-divenuto, un non-creato, un non-formato, si può conoscere il processo di salvezza da ciò che è nato, divenuto, creato, formato..estratti da: Udana 8.3: Nibbana Sutta – La completa Liberazione

Siddhattha Gotama - il Buddha 566 a.c - 486 a.c. (sulle date non c'è un completo accordo tra gli storici)

martedì 11 luglio 2017

La compagnia, la danza, l'incontro..

Questa intrigante immagine di Escher si titola 'Ontmoeting' - l'incontro.

Sembra una danza, luce ed ombra si incontrano dandosi la mano. Dall'ombra sembra scaturire la luce e nel cuore della luce si raccoglie l'ombra.

Parte del lavoro meditativo ha a che fare proprio con l'incontro con quelle parti luminose e oscure che si alternano nel flusso della coscienza.
Momento dopo momento, sensazione dopo sensazione, impressione dopo impressione, pensiero dopo pensiero, luce ed ombra si mostrano, si incontrano, si scambiano. Sorgono e passano, poi tornano in una danza senza fine.

Forse possiamo abbandonare la compagnia, lasciare che la danza continui senza di noi

lunedì 12 giugno 2017

Il Kammavibhanga sutta, non c'è da capire solo fare

In questo post traduco un sutta che ritengo importante per la comprensione dei risvolti etici che i nostri comportamenti hanno sul futuro delle nostre vite e su come, vita dopo vita, i risultati delle azioni compiute si dispiegano nella esistenza attuale e in quelle future. Qui il Buddha bacchetta un pò tutti Samiddhi, Udayin, e un pochino anche Ananda. Per non parlare di Potaliputta..

Ora, va detto che leggendo il sutta si capisce la ragione per cui tutti sono tutti un tantino confusi sull'argomento, il dispiegarsi del Kamma e dei suoi risultati non segue linee temporali e lineari, 2+2 non fanno 4. Le condizioni che si applicano nell'originare una rinascita o un risultato sono molteplici e non si muovono sulla linea temporale a cui sono abituati gli umani. Potrebbe essere che un malvagio negli ultimi istanti di esistenza abbia un continuum mentale in pace, oppure che il risultato di buone azioni compiute in qualche vita precedente maturino ed ecco che il risultato del momento di transizione alla nuova rinascita ne viene condizionato. 
Potremmo usare la metafora del biglietto dell'autobus: ogni intenzione o azione corrisponde ad un ticket con una sua destinazione e un suo valore specifico. Ticket verde buono, leggero rinasci Deva o umano, bello e ricco a Saint Tropez, oppure ticket rosso no-buono, pesante ti tocca il terzo girone o chennesò minatore in qualche terribile angolo del pianeta. 
Quindi, quando ci presentiamo con tutti i nostri ticket nello zainetto se i verdi sono tanti, le probabilità di una buona riuscita aumentano, ma potremmo avere tanti verdi di poco valore e un ticket rosso bello spesso che salta fuori. E son guai..
Comprendere le leggi del kamma è forse una illusione, ma tocca a noi presentarci belli leggeri ad ogni transizione....

Come al solito la mia traduzione è del tutto personale e non vuole essere una fonte autorevole, traduco a modo mio da irregolare quale sono. In coda vi metto la versione inglese che ho utilizzato.
Traduco anche la breve intro di Khantipalo,. Buona lettura! Se ce la fate....

sabato 20 maggio 2017

Le Formazioni, illusioni e costruzioni


Sankhārā anattā.
Sankhārā ca hidam bhikkhave attā abhavissamsu,
Nayidam sankhārā ābādhāya samvatteyyum,
Labbhetha ca sankhāresu,
Evam me sankhārā hontu evam me sankhārā mā ahesunti.

Le formazioni (o processi mentali/pensieri/idee) non sono il sé. Se i processi mentali fossero il sé, o monaci, questi  processi mentali non si presterebbero e non causerebbero insoddisfazione e disagio. Sarebbe possibile (per esempio) dire, per quanto riguarda i processi mentali: 'possano questi processi mentali/pensieri/idee, essere così o possano i questi processi mentali non essere così'. 

Yasmā ca kho bhikkhave saṅkhārā anattā,
Tasmā saṅkhārā ābādhāya saṃvattanti,
Na ca labbhati saṅkhāresu,
Evaṃ me saṅkhārā hontu evaṃ me saṅkhārā mā ahesunti.

Ma, o monaci, poichè le formazioni non sono il sé, i processi mentali/pensieri/idee, si prestano e sono causa di insoddisfazione e disagio. Non è possibile dire rispetto ai processi mentali/pensieri/idee: 'possano questi miei processi mentali/pensieri/idee, essere così o possano i miei processi mentali non essere cosi'.

Breve estratto con traduzione dall'Anatta-lakkhana Sutta - Il Discorso sulla caratteristica del non-sè.

Breve sintesi personale. Meglio non identificarsi troppo con quello che passa per la testa. Non funziona un granchè!

lunedì 8 maggio 2017

Majjhima Nikaya 20: Vitakkasanthâna Sutta – La rimozione dei pensieri distraenti

Chiunque abbia provato a meditare, si è subito reso conto di avere un limitato controllo rispetto all'invadenza dei pensieri nel campo della coscienza. Si tratta forse del primo, e in qualche caso destabilizzante, incontro con l'Anatta nel suo aspetto di 'assenza di controllo', da quel momento in poi a chi decide di proseguire non posso far mancare il mio 'benvenuto a bordo'. Qualsiasi sia l'oggetto su cui viene diretta l'attenzione, sia esso un fenomeno mentale o fisico, un oggetto di contemplazione, una visualizzazione, i pensieri reclamano con insistenza e un proprio spazio e, specialmente agli inizi, sembra quasi impossibile fermarli e limitarli.
Possono essere casuali come vaghi ricordi e immagini mentali, oppure riportano nel campo dell'attenzione dinamiche attive nella nostra vita, per cui ci ritroviamo a rielaborare o progettare e riprogettare azioni in una ruminazione che raramente trova poi uno sbocco concreto e valido

Risulta sorprendente con quanta facilità i nostri pensieri cambino direzione o cessino improvvisamene e quanto spesso si comportino come litiganti indisciplinati, interrompendosi continuamente gli uni con gli altri e rifiutandosi di ascoltare gli argomenti delle altre parti. 

Ancora, molte linee di pensiero restano rudimentali e non si traducono in volontà ed azione perchè manca il coraggio di accettarne le conseguenze pratiche, morali, etiche e intellettuali.
Più da vicino osserviamo la media delle nostre percezioni, pensieri o giudizi e più dovremo ammettere che molti di essi sono irrealizzabili. Sono solo il prodotto dell’abitudine, guidati da pregiudizi intellettuali, conformismi ideologici, preferenze e avversioni, osservazioni sbagliate o superficiali, spesso viziate da pigrizia od egoismo. Un tale sguardo in questi, troppo spesso trascurati, quartieri della mente può rappresentare un sano shock per l’osservatore, convincendolo della necessità di prendersi cura di quelle regioni in continuo movimento sotto il sottile strato superficiale della mente ordinaria, si tratta di zone oscure e crepuscolari che indeboliscono la forza e la lucidità della coscienza nel suo insieme.

martedì 25 aprile 2017

Quando il Drago della vipassana entra in scena...

Dal libro di Bhante Sujiva: 'Footpaths through the wild mists of Mount Illusion' traduco liberamente un breve passaggio in cui, con il suo linguaggio 'story telling' tra il mitologico e l'onirico, ci racconta del sorgere di quel livello dell'Insight che consente il cambiamento di 'lignaggio', il passaggio all'altra sponda.

Ci racconta di un Drago molto speciale, forse un Naga, un essere da un altro piano di esistenza che appare all'improvviso per consentirci di compiere qualcosa che cambia per sempre quel che rimane da vivere, il salto evolutivo finale.

In effetti 'quel' passaggio è un passaggio di trascendenza e l'immagine del Drago, con le sue grandi ali su cui volare via, quel getto di fuoco purificatore con il quale bruciare tutti i residui di attaccamento, difetti mentali e sottili identificazioni è una immagine calzante se pensiamo al cambiamento radicale destinato ad aver luogo nel continuum della coscienza.

L'immagine del post qui a fianco rappresenta Virupakkha Re Guardiano delle regioni dell'Ovest che governa i Nagas. In una mano tiene in equilibrio il Mondo, mentre nell'altra governa e tiene a bada la potenza del Naga, il Drago!

Traduzione del brano (Attenzione però: si tratta di una traduzione libera e personale, intendendo proprio che lo traduco a modo mio, sotto la mia  traduzione troverete il brano originale in inglese).

.....il Drago in vipassana, quando arriva, è invisibile e senza alcuna forma, non ha segni di riconoscimento (animitta). Si tratta di una creatura che appare e si manifesta oltre le normali apparenze, puro, non contaminato dalle cose del mondo. Ma grazie a lui superiamo ogni illusione e ostacolo!

domenica 26 marzo 2017

L’insegnamento del fico

La natura ci fornisce sempre spunti e segnali singolari sui modi in cui le cose avvengono e si manifestano, piccoli segni, suggestioni che a volte ci sorprendono per la loro semplicità.

Qualche giorno fa ho fatto una piccola scoperta! In questa precoce primavera marzolina passeggiando tra le colline mi sono imbattuto in un albero di fico e quello che mi ha colpito è che in questo momento di rinascita, in cui le gemme spuntano dai rami, assieme alle prime gemme nel fico spuntano sin da subito i piccoli frutti. Devo confessare che non lo sapevo!
Pensavo che prima spuntassero le gemme, poi le foglie e poi piano, piano arrivassero i frutti, come accade per tante altre piante e frutti. Invece il fico no, almeno non quello.

Quei piccoli frutti cresceranno insieme a rami e foglie e matureranno, risponderanno alle condizioni climatiche, proprio come noi rispondiamo agli stimoli sensoriali, ma sono lì sin dalla prima rinascita ad ogni primavera. In fondo è un poco quello che capita a coloro che hanno la fortuna di avere una rinascita umana, grazie ad un Kamma proficuo.
In questo periodo nel gruppo di studio sull’Abhidhamma abbiamo trattato proprio il tema delle coscienze risultanti dal Kamma. Tra queste, in particolare, spicca quella singolare coscienza risultante chiamata Bhavanga o Life-continuum, che ci accompagna, dal momento della rinascita al momento del decesso. Essendo un fattore essenziale e vitale, tale coscienza è conosciuta come Bhavanga o ‘fattore del divenire’, è perciò la coscienza fondamentale di base dalla quale emergono tutte le nostre esperienze.

mercoledì 1 febbraio 2017

Lo yogi un bullone e le piume

Ho chiesto alle civette,
perché i loro occhi penetrano il buio..
ho chiesto alle civette,
perché loro forse sanno..

come fare, come fare,
per restare vicino al battito leggero..
come fare, come fare,
per essere come una sola cosa con il sentire..
come fare, come fare,
per essere una sola cosa con qualsiasi cosa

la leggerezza, la leggerezza,
mi ha sussurrato una..
non aggrapparti a nulla, impara sempre.
mi ha sussurrato una..
nello spazio, dove sembra non esserci nulla, cerca, cerca,
mi ha sussurrato una..

lunedì 30 gennaio 2017

Rupa la Materia o Materialità Rupa 2

La suddivisione della materia

Continuiamo con la trattazione della Materia cosi come viene esposte nell’Abhidhammattha Sangaha di Anuruddhacariya e in particolare nella traduzione in inglese dal Pali che ne fece Narada Thera.

In Rupa 1 bis abbiamo visto l’enumerazione della materia e come dai 4 Grandi Essenziali o 4 Elementi Fondamentali e dalle qualità materiali da loro derivate si formino 11 specie e come poi questi undici tipi di qualità materiali possano poi venire considerate e trattate come 28 rupa in base alle proprietà intrinseche, ovvero:
Essenziali, organi sensoriali, oggetti, sesso, cuore, vitalità e nutrimento sono 18 come materia.
Limitazione, (spazio), imposizione, abilità di  cambiamento  e  caratteristiche  –  cioè  10  –  sono condizionati (dal kamma). In tutto ve ne sono 28. Veniamo ora alla Suddivisione della materia.


Ora tutta questa materia si divide nelle seguenti categorie:


  • Senza radici o Ahetukam – Poiché non sono associati alle radici lobha, dosa, ecc
  • Causale o Sappaccayam – Poiché sono in relazione con le cause: Kamma, citta, utu e ahara.
  • Con influssi impuri o Sasavam – Quando servono come oggetti per gli Influssi impuri.
  • Condizionata o Sankhatam – Poiché sono condizionati da quattro cause: Kamma, citta, ecc
  • Mondana o Lokiyam – Poiché  sono  connessi  con  il  mondo  dei  Cinque  Aggregati  dell’Attaccamento (pañcupādānakkhandhaloka). Si deve evidenziare che non vi è nessun rupa ultramondano.
  • Pertinente alla Sfera dei sensi Kama o Kamavacaram – Poiché rientrano nella serie degli oggetti sensuali.
  • Senza oggetto  o Anarammanam – Poiché i rupa stessi non percepiscono oggetti. E’ la mente che percepisce gli oggetti attraverso i sensi. I Rupa servono come oggetti dei sensi.
  • Non sradicata o Appahatabbam - Poiché non vi è nessun graduale sradicamento della materia. “Indistruttibilità” della materia non è indicata da tale termine.