Sankhārā anattā.
Sankhārā ca hidam bhikkhave attā
abhavissamsu,
Nayidam sankhārā ābādhāya samvatteyyum,
Labbhetha ca sankhāresu,
Evam
me sankhārā hontu evam me sankhārā mā ahesunti.
Le formazioni (o processi mentali/pensieri/idee) non sono il
sé. Se i processi mentali fossero il sé, o monaci, questi processi mentali non si
presterebbero e non causerebbero insoddisfazione e disagio. Sarebbe possibile (per esempio) dire, per
quanto riguarda i processi mentali: 'possano questi processi mentali/pensieri/idee, essere così
o possano i questi processi mentali non essere così'.
Yasmā ca kho bhikkhave saṅkhārā anattā,
Tasmā saṅkhārā ābādhāya saṃvattanti,
Na ca labbhati saṅkhāresu,
Evaṃ me saṅkhārā hontu evaṃ me saṅkhārā
mā ahesunti.
Ma, o monaci, poichè le formazioni non
sono il sé, i processi mentali/pensieri/idee, si prestano e sono causa di insoddisfazione e disagio. Non è
possibile dire rispetto ai processi mentali/pensieri/idee: 'possano questi miei
processi mentali/pensieri/idee, essere così o possano i miei processi mentali non essere cosi'.
Breve estratto con traduzione dall'Anatta-lakkhana Sutta - Il Discorso sulla
caratteristica del non-sè.
Breve sintesi personale. Meglio non identificarsi troppo con quello che passa per la testa. Non funziona un granchè!
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