domenica 26 marzo 2017

L’insegnamento del fico

La natura ci fornisce sempre spunti e segnali singolari sui modi in cui le cose avvengono e si manifestano, piccoli segni, suggestioni che a volte ci sorprendono per la loro semplicità.

Qualche giorno fa ho fatto una piccola scoperta! In questa precoce primavera marzolina passeggiando tra le colline mi sono imbattuto in un albero di fico e quello che mi ha colpito è che in questo momento di rinascita, in cui le gemme spuntano dai rami, assieme alle prime gemme nel fico spuntano sin da subito i piccoli frutti. Devo confessare che non lo sapevo!
Pensavo che prima spuntassero le gemme, poi le foglie e poi piano, piano arrivassero i frutti, come accade per tante altre piante e frutti. Invece il fico no, almeno non quello.

Quei piccoli frutti cresceranno insieme a rami e foglie e matureranno, risponderanno alle condizioni climatiche, proprio come noi rispondiamo agli stimoli sensoriali, ma sono lì sin dalla prima rinascita ad ogni primavera. In fondo è un poco quello che capita a coloro che hanno la fortuna di avere una rinascita umana, grazie ad un Kamma proficuo.
In questo periodo nel gruppo di studio sull’Abhidhamma abbiamo trattato proprio il tema delle coscienze risultanti dal Kamma. Tra queste, in particolare, spicca quella singolare coscienza risultante chiamata Bhavanga o Life-continuum, che ci accompagna, dal momento della rinascita al momento del decesso. Essendo un fattore essenziale e vitale, tale coscienza è conosciuta come Bhavanga o ‘fattore del divenire’, è perciò la coscienza fondamentale di base dalla quale emergono tutte le nostre esperienze.
Questa coscienza è un risultato del passato Kamma, si snoda sin dal primo istante di un ciclo di esistenza, grazie a quella che viene chiamata coscienza di “nuova unione” in Pali ‘Patisandhi-citta’, fino all’ultimo istante di coscienza, al momento della fine del ciclo di esistenza o Cuti-citta, che sorge come coscienza di decesso e poi perisce seguita poi dalla coscienza di nuova unione, a cui in qualche modo passa il testimone, e da tutte le altre, che si succedono in base alle circostanze. Come una ruota che gira, nell’incessante succedersi di cicli di esistenza.

Le coscienze Patisandhi, Bhavanga e Cuti di una particolare esistenza sono identiche in quanto hanno lo stesso oggetto. Esse differiscono soltanto nel nome e nella funzione. Immediatamente dopo la coscienza di rinascita sorge la coscienza Bhavanga. Durante la vita, quando nessun processo di pensiero sorge, esiste tale coscienza chiamata Bhavanga. Quindi, per coloro che hanno ottenuto una rinascita umana, immediatamente dopo la cessazione della coscienza di “nuova unione” scorre ininterrottamente, come un flusso senza fine, una coscienza sempre uguale a se stessa, che dipende dallo stesso oggetto frutto del Kamma e influenzato dalle impronte accumulate nelle vite precedenti. Ne facciamo esperienza nel sonno più profondo e senza sogni, perché questo tipo di coscienza non viene influenzata dalle coscienze sensoriali, non vi sono pensieri, non vi è passato, né futuro. In essa troviamo ristoro e pace.

Si tratta di uno stato della coscienza molto sottile che ci accompagna per tutta la vita e che, pur non entrando mai in contatto con il mondo esterno, in qualche modo la segna e ne inclina le scelte. Proprio da questa coscienza si generano quelle sensazioni primarie che ci fanno ‘sentire’ come piacevoli, spiacevoli o indifferenti le sensazioni che ne interrompono il fluire.

La coscienza del Bhavanga, o fattore del divenire, porta con sé il frutto del Kamma, dalla nascita alla morte, dall’inizio di un ciclo di esistenza fino alla sua fine, influenzando tutte le risposte agli stimoli sensoriali che si succedono nella nostra esistenza individuale. Proprio come quell’albero di fico che assieme alle prime gemme di una nuova primavera porta con sé i suoi frutti.

2 commenti:

  1. Che noi si possa essere frutti in continuo divenire.
    Grazie Giancarlo.
    Sempre bello leggerti.
    Un abbraccio
    Silvana

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