lunedì 18 gennaio 2021

Il vuoto

Nella cultura occidentale, il concetto di ‘vuoto’ è visto come una condizione che desta preoccupazione, è spesso associato a situazioni problematiche come: perdita, assenza di energia, di senso o motivazione, depressione, apatia o nichilismo. Nelle culture orientali, nelle cui radici trovano origini molte tradizioni buddhiste le cose sono un poco differenti, proviamo ad approfondire come.
La parola cinese per vuoto è kōng (空); inteso come spazio. In molte religioni orientali, il vuoto è associato alla meditazione invece che alla negatività. Śūnyatā, l'insegnamento che tutte le cose sono prive di significato intrinseco, è un principio fondamentale del buddhismo. Anche il saggio taoista Lao Tzu sulla natura del vuoto scrisse: “uniamo i raggi insieme in una ruota, ma è il foro centrale che fa muovere il carro. Modelliamo l'argilla in una pentola, ma è il vuoto all'interno che contiene tutto ciò che vogliamo. Lavoriamo il legno per costruire una casa, ma è lo spazio interno che la rende vivibile ".
Avvicinarci al concetto orientale di vuoto non solo aiuterà a trovare la pace interiore, ma paradossalmente aiuterà a vivere una vita più piena.

L'idea che gli eventi esterni non abbiano un significato intrinseco è forse la cosa più importante che possiamo imparare. Se vieni licenziato dal tuo lavoro, perdi soldi in borsa o la tua ragazza dopo tre anni ti lascia, questi eventi, per quanto negativi o terribili possano sembrare, possono venire integrati per imparare ad osservare come le nostre menti attribuiscono il concetto di "buono" o "cattivo" a questi eventi. Un buon modo per accorgersi di quante volte poi gli stessi eventi possono rivelarsi fonte di nuove e più significative esperienze? Le nostre menti sono fallibili, dopotutto siamo fatti delle storie che ci raccontiamo. 

Marco Aurelio ha scritto nelle sue meditazioni: “Se sei angosciato da qualcosa di esterno, il dolore non è dovuto alla cosa in sé, ma alla tua stima di essa; e su quei giudizi hai il potere di revoca in qualsiasi momento."  

Alla fine di ogni giornata, sta a noi decidere quale sarà il suo racconto finale. Chiaro o scuro, cupo o solare, grigio o dorato: in cosa consisteranno i colori della nostra esistenza? Siamo solo noi a decidere perché nel grande gioco della vita, sei in primo luogo l’osservatore’.
Non sei i tuoi pensieri, sei, in primo luogo, l'osservatore dei tuoi pensieri. Questa è una distinzione sottile, ma fondamentale che devi fare per condurre una vita più appagante.
Non sei arrabbiato. Ti senti arrabbiato. Non sei l'emozione della tristezza stessa, ti senti semplicemente triste. La ricerca ha dimostrato che "l'etichettatura", ovvero l'atto di esprimere i sentimenti in parole, aiuta effettivamente a diminuire l'attività cerebrale nell'amigdala e quindi a ridurre lo stress. Un altro esperimento ha evidenziato che il semplice atto di riconoscere i propri pensieri come eventi mentali fugaci si traduce in scelte alimentari più sane e, stranamente, anche in appetiti sessuali più sani!
Gli antichi conoscevano questi benefici da tempo immemorabile. Separare il senso della tua identità, a cui spesso ci si riferisce come al ‘Sé’, dai tuoi pensieri e dalle tue emozioni è un principio fondamentale del Buddhismo e in effetti la tecnica della ‘etichettatura’ viene comunemente utilizzata in meditazione vipassana. Alcuni ottimi modi per entrare in contatto con il tuo stato di osservatore sono:

• rinnovare il linguaggio cognitivo. Esercitati a dire frasi come "Mi sento arrabbiato", invece di "Sono arrabbiato".
• meditare spesso: osserva, sperimenta e impara
• essere nella natura, ad esempio compiere escursioni
• ritiri intensivi di meditazione Vipassana
• periodi di tempo indisturbato trascorso con te stesso

Sembra una cosa fredda da dire, ma alcuni lavori richiedono la sospensione dei sentimenti per essere completati. Pensiamo ai paramedici che eseguono la rianimazione cardiopolmonare per salvare vite umane, i chirurghi che effettuano interventi chirurgici al cuore, i (buoni) agenti di polizia che corrono dritti sulla linea di fuoco per servire e proteggere.
Gli studi dimostrano che in situazioni di stress elevato, ci comportiamo al meglio quando siamo in controllo dalle nostre emozioni. Come una tazza è utile quando è vuota è solo quando ci svuotiamo che possiamo diventare un canale per ciò che vogliamo esprimere.
Trovare quel punto vuoto e spazioso dentro di noi, ci connette ad uno stato di flusso della coscienza non turbato dalle trappole mentali. Lì incontriamo la pace per vivere al pieno delle nostre possibilità. È così che possiamo usare il vuoto per essere padroni delle nostre emozioni e di conseguenza delle nostre vite.



2 commenti:

  1. Bello!...interessante coincidenza, ho postato anch'io un articolo sul tema del vuoto una settimana fa, eccolo qui https://www.artimagery.it/2021/01/10/il-senso-del-vuoto/

    RispondiElimina
  2. ciao Patrizia,
    vedi quando dici sincronicità, l'ho letto interessante

    RispondiElimina