Come abbiamo visto in precedenza, l’Abhidhamma classifica
le cose dal punto della realtà ultima, la prima classificazione riguardava:
coscienza, fattori mentali, materia e nibbana.
Il primo capitolo è dedicato alla coscienza o mente, citta. la prima delle quattro. Che viene a sua volta classificata in
- · Coscienza della sfera dei sensi
- · Coscienza delle sfera sottile
- · Coscienza della sfere immateriale
- · Coscienza sovramondana
La coscienza viene analizzata e studiata perché l’analisi
buddhista della realtà si focalizza sull’esperienza, sulla
consapevolezza di un oggetto, la cognizione, il conoscere.
La parola citta in
lingua Pali deriva dalla radice verbale citi:
apprendere, conoscere e viene definita dai commentatori in tre modi
- · Come agente, ciò che conosce
- · Come strumento, ciò che per mezzo dei fattori mentali che l’accompagnano, conosce
- · Come attività, ovvero il processo della cognizione
La terza definizione, la pura attività del conoscere,
viene considerata la più adeguata delle tre, in altre parole citta, fondamentalmente, è
quell’attività o processo che conosce. Viene anche definita agente e strumento
con il proposito di confutare quella che per il buddhismo è una “visione
sbagliata”: cioè che vi sia un Sè permanente o ego, diverso dall’attività, che
in qualche modo svolge o coordina in disparte quell’attività.
Il pensiero buddhista indica con queste definizioni che
non vi è alcun sé che agisce nella cognizione, ma che Citta è agente, strumento e attività, null’altro che l’atto stesso
del conoscere e quell’atto è transitorio segnato dal sorgere e dal passare
Caratteristica,
funzione, manifestazione, cause prossime
Per chiarire la natura di ogni realtà ultima i
commentatori propongono quattro strumenti grazie ai quali può essere definita
- · Caratteristica lakkhana: le qualità rilevanti del fenomeno
- · Funzione rasa: lo svolgimento di un compito, il raggiungimento di un obiettivo
- · Manifestazione paccupatthana: il modo in cui si presenta nell’esperienza
- · Causa prossima padatthana: la condizione principale da cui dipende
Nel caso della coscienza, la sua caratteristica è la
conoscenza di un oggetto; la sua funzione è essere precursore dei fattori
mentali sui quali presiede e dai quali è sempre accompagnata; la sua
manifestazione è il modo in cui appare nell’esperienza del meditante, ovvero
come una continuità di processi; la causa prossima è la mente e il corpo
(Namarupa), perché la coscienza non può sorgere da sola in assenza di fenomeni
mentali, di fattori materiali e di un oggetto della conoscenza.
Mentre la coscienza ha la singola caratteristica di
conoscere un oggetto, una caratteristica che rimane la stessa in tutte le sue
diverse manifestazioni, l’Abhidhamma la distingue in 89 tipi o in modo ancora
più dettagliato in 128 tipi.
Ciò che noi di solito pensiamo sia la coscienza è in
realtà una successione di coscienze che avvengono in una successione così
rapida che noi non possiamo individuarne i singoli atti e che sono di diverso
tipo.
L’abhidhamma distingue non solo i tipi di coscienza ma,
cosa ancora più importante, li anche
ordina in un cosmos, un tutto
unitario e strettamente intrecciato.
Per fare questo impiega alcuni principi di
classificazione sovrapposti, il primo dei quali, esposto qui, è quello dei
piani o reami o mondi(bhumi)di
coscienza. Ci sono 4 piani di coscienza, tre sono mondani:
- · La sfera dei sensi
- · La sfera della materia sottile
- · La sfera immateriale
Il quarto piano è
- · Sopramondano.
Per sfera(avacara)
intendiamo ciò che qualifica i primi tre piani, ovvero “ciò che si muove al
loro interno o frequenta una particolare località”. Per località frequentata si
intende il piano di esistenza designato dal nome della sfera, ovvero quella dei
sensi, quella della materia sottile e i piani materiali di esistenza.
Le sfere di coscienza sono categorie utilizzate per
classificare i tipi di coscienza (cittas),
i piani di esistenza(bhumi) sono
reami o mondi nei quali gli esseri rinascono e in cui passano le loro vite.
- Coscienze della sfera dei sensi. Per sfera dei sensi intendiamo sia quella oggettiva che quella soggettiva, ad esempio i cinque oggetti dei sensi: forme visibili, suoni, odori, sapori, oggetti di tatto. Il piano sensoriale di esistenza comprende 11 reami: i 4 stati dolorosi, lo stato umano e i 6 paradisi sensoriali. La coscienza della sfera dei sensi include tutte quelle coscienze situati nei piani di esistenza sensoriali.
- Le coscienze della sfera della materia sottile. Corrisponde al piano di esistenza della materia sottile, o il piano di coscienza relativo agli stati di assorbimento meditativo chiamati rupajjhanas. Questi assorbimenti sono così chiamati perché sono ottenuti in meditazioni in cui ci si concentra su un oggetto materiale. Gli stati estatici di coscienza ottenuti sulla base di tali oggetti sono chiamati coscienza della sfera della materia sottile.
- Le coscienze della sfera immateriale. È il piano di coscienza che corrisponde al piani di esistenza immateriale, o il piano di coscienza relativo agli assorbimenti immateriali. Quando si medita per ottenere gli stati meditativi senza forma si abbandonano tutti gli oggetti connessi con la forma materiale focalizzandosi sopra ad alcuni oggetti non materiali, come lo spazio infinito, ecc. Gli stati estatici di coscienza ottenuti sulla base di tali oggetti sono chiamati coscienze della sfera immateriale.
- Le coscienze sopramondane o trascendenti. Il concetto di mondo è di tre livelli: il mondo degli esseri viventi, l’universo fisico e il mondo delle formazioni, in questi tre livelli troviamo la totalità dei fenomeni condizionati sia fisici che mentali. Il tipo di mondo rilevante qui è il mondo delle formazioni ovvero tutti i fenomeni mondani compresi nei cinque aggregati dell’attaccamento. Ciò che trascende il mondo delle cose condizionate è l’elemento incondizionato Nibbana e i tipi di coscienza che partecipano direttamente alla realizzazione del Nibbana. Queste sono dette le coscienze sopramondane.
Un saluto nel dhamma a tutta metta
Grazie Giancarlo!
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