Si tratta di una tecnica usata in vipassana e conosciuta
anche come: “notare e nominare/etichettare”.
In pratica si tratta di esprimere mentalmente una parola che
descrive ciò che viene sperimentato nel corpo o nella mente nel momento
presente. Nominiamo le sensazioni, i processi, gli stati mentali, i pensieri,
le emozioni, ecc., ovvero nominiamo ciò che sperimentiamo nel momento in cui
accade e lo facciamo senza analizzare, paragonare, giudicare e senza dedicare
alcuna riflessione o elaborazione. Ci affidiamo all’intuizione e alla
percezione e cerchiamo di utilizzare una parola sola evitando frasi composte;
la mente è in grado di farlo in modo intuitivo e preciso, spesso questo
atteggiamento meditativo viene chiamato “nuda attenzione”
·
Agli inizi aiuta la mente a dirigersi verso
l’oggetto
·
Previene il divagare della mente dall’oggetto,
ovvero aiuta a non pensare a qualcos’altro
·
La mente è impegnata in una attività proficua
·
Rende oggettiva la consapevolezza, evita la
soggettivizzazione con opinioni o giudizi
·
Chiarifica e conferma il singolo oggetto che
viene osservato, evitando che si confonda con qualcos’altro
·
Supporta l’andamento dell’osservazione fino a
che l’oggetto resta predominante
·
Rinforza il lavoro della presenza mentale
Quando si cambia la nota:
·
L’oggetto scompare ed è rimpiazzato da un
oggetto più evidente
·
L’oggetto è cambiato
·
L’oggetto scompare
·
L’oggetto diventa confuso od indistinto oppure
ci si disinteressa ad esso
Cosa fare se gli oggetti sono confusi o sembra che non vi
sia alcun oggetto chiaro da nominare:
·
Utilizzare la nota “confuso, confuso”,
“preoccupato, preoccupato” o qualcosa che descriva lo stato del momento, fino a
che la mente non ritrova chiarezza, per poi proseguire con il prossimo processo
che sorge
·
Sospendere l’etichettatura continuando ad
osservare l’attività con una mente quieta e con una “attenzione nuda” e non
giudicante
·
Scegliere un oggetto particolare come il salire
e scendere dell’addome e etichettarlo con “salire” e ”scendere”
Oggetti che è meglio astenersi dal etichettare:
·
Battito cardiaco
·
Dolore nella cassa toracica
·
Dolore nella testa
Perché ?
Quando ci si concentra su qualche cosa, questa può apparire
più intensa o ingrandirsi. Nello specifico, trattandosi dei nostri principali
organi e sistemi vitali, è molto facile preoccuparsi e spaventarsi, se sono
essi ad essere al centro della nostra osservazione.
Quindi se abbiamo qualche dolore nella cassa toracica o in
testa cerchiamo di restare rilassati ed osserviamo con gentilezza, possiamo
utilizzare anche una leggera nota mentale come “sensazione, sensazione”, oppure
possiamo anche non etichettare restando in osservazione con una consapevolezza
a “distanza”.
Ricordiamo anche che non è necessario etichettare qualcosa
fino a che non scompare, potrebbe anche non scomparire. Evitiamo anche di usare
consapevolezza ed etichettatura come armi per far scomparire qualcosa che non
ci piace: per esempio potrebbe succedere di etichettare un dolore per mezz’ora
o più, in un caso del genere se notiamo il desiderio che il dolore cessi allora
possiamo anche decidere di notare “desiderio”.
Anche nel caso di un rumore fastidioso e continuo, come un
motore o altro, non vi è la necessità di una continua etichettatura,
semplicemente lo si osserva ed si etichetta il primo oggetto predominante
successivo.
Ovviamente a un certo punto della pratica si diventa più
esperti e la nota mentale tende a trasformarsi in un concetto che appare e
scompare nel campo della coscienza assieme al sorgere e svanire degli oggetti,
ma, nei momenti confusi o quando siamo coinvolti in qualche stato emotivo
particolarmente intenso, è bene ricordarsi della “nota mentale”, perché è di
grande aiuto nel processo di disidentificazione rispetto all’esperienza del
momento. In altre parole la “nota mentale”, ogni volta che la utilizziamo, ci
ricorda che:
- stiamo nominando un “processo”, sia esso fisico o mentale
- ciò che conosce è un processo esso stesso, ma diverso dal processo conosciuto
A un certo punto può succedere, con lo svilupparsi della
meditazione, che i processi sia fisici che mentali diventino talmente veloci,
numerosi e, diciamo così, sottili che risulta difficile tenere il passo della
“nota mentale” rispetto al succedersi degli oggetti: va bene così!
Questo significa che la meditazione e la consapevolezza sono
pronte per uno stadio successivo e quindi possiamo tralasciare di notare in
modo sistematico, lasciando che la mente prenda nota in modo intuitivo di tutto
ciò che sorge e passa; ma ogni qualvolta ci accorgiamo che proliferano pensieri
e divagazione mentale dobbiamo essere vigili e pronti a riutilizzare la “nota
mentale” per riportare stabilità e presenza mentale.
G.Giovannini M.Bonomelli
G.Giovannini M.Bonomelli
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