Sostenere le nostre responsabilità personali con grazia ed empatia sociale, sviluppare un temperamento sano ed etico nei contesti un cui ci muoviamo è sicuramente auspicabile, se non cruciale, per accogliere il mondo ed esserne ben accolti. La presenza mentale è un alleato nel quale possiamo trovare un valido supporto, soprattutto nella nostra vita quotidiana.
Mentre durante un ritiro di meditazione ci muoviamo all’interno di una situazione organizzata e ordinata, strutturata e pensata per assicurarci il massimo del raccoglimento e il minimo di distrazione, un contesto ideale per sviluppare un flusso di consapevolezza forte e profondo, nella vita di tutti i giorni le cose sono, di solito, assai diverse. La vita è più impegnativa e complicata e chiudere gli occhi non funziona un granchè per gestirla. Le sollecitazioni, le piccole e grandi avversità, le complicazioni che si presentano nel nostro vivere quotidiano possono scuotere e mettere a repentaglio il nostro equilibrio.
La consapevolezza di vipassana, o Sati, è uno stato mentale particolare e peculiare che sorge e dispiega appieno le sue potenzialità nel contesto di un ritiro, grazie alle particolari condizioni in cui si svolge. Questo tipo particolare di presenza mentale influenza e si riflette però sulla consapevolezza di cui facciamo uso nella nostra vita di tutti i giorni, potenziandola e mettendoci in grado di rilevarne l'assenza quando siamo confusi e travolti da influssi negativi.
In altre parole; avendo sperimentato le qualità della consapevolezza nella sua forma più potente e concentrata 'possiamo sapere' quando esse non sono presenti nei nostri flussi di coscienza.
Cominciamo ad accorgerci insomma che c’è tutto un fluire di fenomeni che si muovono spesso in modalità più o meno automatiche, in base a meccanismi di percezione/reazione o riflessi condizionati, che influenzano, scombinano, esaltano o turbano il nostro equilibrio. Le emozioni sono un ottimo esempio.
Per questo penso che sia opportuno attrezzarsi e organizzarsi. Per farlo possiamo utilizzare con consapevolezza e chiara comprensione uno degli stati mentali che è sempre a nostra disposizione in ogni singolo istante, questo potente strumento è l’intenzione.
Ricordiamoci che proprio l’intenzione è quello stato mentale che
innesca le nostre azioni, trasforma pensieri in gesti, atti, parole con tutte
le conseguenze che possono poi derivarne.
Possiamo infatti utilizzare l’intenzione per determinare molti aspetti
della nostra vita che sono, quasi sempre, lasciati al caso, all’istinto del
momento o a modalità di risposta casuali. Non deve però necessariamente andare
così, facendo leva su
“consapevolezza, chiara comprensione e intenzione” possiamo lavorarci
su, vale la pena provarci.
Ancora una volta desidero sottolineare che
possiamo essere creativi, più lo e siamo meglio è. Proprio la
creatività è lo strumento che può scardinare ciò che diamo per scontato su ciò
che siamo, le abitudini, i pregiudizi, i preconcetti e tutto l’armamentario
con cui ci illudiamo di conoscere e interpretare il mondo. Quello dentro e
quello fuori.
Lo scopo è quello di esaminare comportamenti della nostra vita quotidiana per
cercare di scoprire se possiamo migliorarli intenzionalmente. Se possiamo
rompere abitudini consolidate per provare a cambiare decidendo come e perché.
E vedere quello che succede mentre ci proviamo (questa è la parte più
interessante della faccenda).
Ecco alcuni esempi o spunti. Non è necessario prenderli alla lettera, sono solo brevi riflessioni e possiamo
considerare quelli che ci risuonano di più o possiamo lavorare su qualcosa che
è più importante per noi e che non è tra quelli menzionati. In realtà sarebbe
meglio lavorare su quelli che più mettono in discussione le nostre sicurezze,
le nostre insicurezze, ma non complichiamoci troppo i compiti.
Non ostentiamo le nostre debolezze. Se non vogliamo che le persone
pensino che la nostra vita sia un disastro e piena di difficoltà, smettiamo di
parlarne come un campo di battaglia ogni volta che ci raccontiamo. Non ha un
gran senso cercare di capitalizzare le proprie difficoltà per guadagnare
simpatie. Se in qualche angolo oscuro della nostra mente pensiamo di ottenere
qualcosa lamentandoci forse è meglio aprire le finestre e cambiare aria.
Possiamo raccontarci senza enfatizzare troppo ciò che non funziona. Ciò che
condividiamo con gli altri è anche ciò che crea l'immagine di noi.
Consideriamo con attenzione il modo in cui ci relazioniamo. Non è che
ogni singola persona che incontriamo deve conoscere ogni singolo dettaglio
della nostra vita. Non solo, spesso non vuole nemmeno saperlo. Se pensiamo che
condividere una qualche esperienza della nostra vita sia di aiuto ad un'altra
persona va bene, ma a ricordiamo che i consigli sono meglio integrati se
vengono richiesti.
Decidiamo il nostro stile. Decidiamo come preferiamo vestire,
presentarci nel mondo. Quando le persone ci vedono, il nostro aspetto dovrebbe
corrispondere al modo in cui ci sentiamo a nostro agio. Le persone rispondono
bene alla coerenza, perché non essere gli artefici consapevoli del nostro
stile?
Manteniamo pulita e ordinata la nostra vita. Questo può sembrare ovvio,
ma è spesso trascurato, di solito le persone positive ed efficienti hanno una
cosa davvero semplice in comune: sono pulite e organizzate, magari a modo
loro, non si tratta di giudicare come, ma hanno un loro codice interiore che
spesso a che fare con il rispetto per sé stessi e per gli altri. Puliscono sé
stessi, i loro spazi, le loro cose e se ne prendono cura.
Stiamo attenti a ciò che diciamo, a chi e sopratutto perchè. Non voglio
insinuare che nessuno sia degno di fiducia. Tutti abbiamo qualcuno con cui
pensiamo di poterci confidare. Ma dobbiamo essere consapevoli che quel
qualcuno, proprio come noi, ha qualcuno con cui si confida. Ogni volta che
diciamo a qualcuno informazioni importanti, riflettiamo se sia davvero
opportuno. Se sono abbastanza interessanti ciò che diciamo al nostro amico
fidato potrebbe essere detto ad un altro amico fidato. Meglio non dire nulla
in privato che non possa diventare pubblico. Ma sopratutto ricordiamoci che
prima di esprimere giudizi conviene valutare se siano appropriati e
richiesti.
Riduciamo al minimo i drammi. Invece di essere qualcuno che crea o
entra nei drammi e nei problemi, cerchiamo di risolvere il problema e innovare
portando nuove idee. Invece di creare più caos su un disaccordo o un problema,
cerchiamo e creiamo una soluzione.
Parliamo di cose, di processi ed eventi, non di altre persone.
Esprimere giudizi su altre persone non è una buona idea. Le vite degli altri
non sono, in genere, buoni argomenti di conversazione. Questo è un modo pigro
e ordinario per stabilire una connessione con gli altri. Evitiamo il
pettegolezzo, non è una bella cosa, le nostre relazioni saranno migliori.
Cerchiamo di essere chiari su ciò che siamo. Perché le persone ci
rispettino, devono prima capirci e questo inizia davvero con la nostra
comunicazione, sia online (di questi tempi), che di persona. In generale,
dovremmo essere in grado di esprimere sinteticamente ciò che facciamo
professionalmente e ciò a cui teniamo personalmente. Se non riusciamo a
riassumere facilmente il modo in cui ci descriviamo è inutile spiegare tutto
sulla complessità della nostra vita, magari ottenendo l'effetto opposto di
quello che desideriamo. Apparendo solo confusi e poco chiari.
Non comportiamoci come delle autorità quando non lo siamo. Non ci
facciamo l'un l'altro un gran servizio nel rispondere immediatamente e
impulsivamente nelle conversazioni e nelle discussioni. Non è così che
funziona la consapevolezza. Invece di dire tutto ciò che ci viene in mente
facciamo una pausa. Se non abbiamo abbastanza esperienza per parlare con
autorevolezza forse possiamo cercare più umilmente e semplicemente di
condividere le nostre idee per favorire la pluralità delle opinioni.
La consapevolezza va a braccetto con la calma. La rabbia è come la
benzina quando c'è qualche tipo di attrito tra le persone o nelle situazioni
complicate. Aumenta le difese delle persone e spinge ogni risoluzione più
lontano. Cerchiamo sempre di essere la persona nella stanza che può mantenere
la calma e parlare con equilibrio.
Smettiamo di lamentarci. Se ci pensiamo davvero abbiamo molto più da
apprezzare di quello di cui ci lamentiamo. Enfatizzare le lamentele rende la
nostra vita peggiore di quello che è, e non è quello che vogliamo. Se
cominciamo a sfogarci ogni volta che vediamo uno dei nostri amici, c'è
qualcosa che non va.
Rispettiamo i nostri e altrui princìpi. I princìpi e l’etica personale
sono le regole e le linee guida che usiamo per governare e gestire la nostra
vita. Se vogliamo dare valore alle nostre relazioni consideriamo, seguiamo i
nostri princìpi e rispettiamo quelli altrui.
Facciamoci carico delle nostre responsabilità. Siamo responsabili di
qualunque esperienza di vita facciamo. Siamo responsabili per la nostra
bolletta elettrica, per come stiamo al passo con gli eventi, per come
interagiamo con gli altri, per come svolgiamo il nostro lavoro o attività.
Cerchiamo di assumere un ruolo attivo e creativo nella nostra vita, non
passivo. Non comportiamoci come se stessimo subendo la vita e non ci resti che
accettarla. Iniziamo a prenderne il controllo creativo.
Cerchiamo di essere organizzati. Organizziamo i nostri documenti,
dobbiamo essere autonomi e organizzati per pulire la nostra biancheria e saper
come cucinare un pasto, possibilmente buono. Ogni persona adulta dovrebbe
essere in grado di prendersi cura di sé e degli altri.
Smettiamo di pensare di essere importanti, non è cosi. Viviamo in
un’epoca dove l’individualismo predomina e le comunità di cui siamo parte
sfumano indistinte e prive di importanza. Viviamo nell’era dei social media,
possiamo esprimerci su tutto con tutti ed è facile farsi l'idea che tutti
pensino a noi. Non è così. Ognuno pensa sempre a sé stesso, proprio allo
stesso modo in cui noi pensiamo sempre a noi stessi.
Ok, potrei andare avanti, ma sono stato già abbastanza rompiscatole. Questo è
uno di quei post che possono dar fastidio, se è così chiedo umilmente scusa,
non era nelle mie intenzioni.
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