mercoledì 29 marzo 2023

Piccoli stratagemmi per riorganizzare intenzionalmente l’esistenza

La consapevolezza può aumentare concretamente la nostra capacità di essere più efficienti e organizzati nel nostro vivere quotidiano. Aspirare a funzionare bene nella vita è, in molti casi, uno dei motivi che ci spingono ad approfondire la conoscenza di noi stessi in relazione alla realtà che ci circonda e che, nei casi più fortunati a mio avviso, possono avvicinarci alla pratica meditativa o alla ricerca spirituale per una conoscenza più profonda della natura delle cose.


Sostenere le nostre responsabilità personali con grazia ed empatia sociale, sviluppare un temperamento sano ed etico nei contesti un cui ci muoviamo è sicuramente auspicabile, se non cruciale, per accogliere il mondo ed esserne ben accolti. La presenza mentale è un alleato nel quale possiamo trovare un valido supporto, soprattutto nella nostra vita quotidiana.
Mentre durante un ritiro di meditazione ci muoviamo all’interno di una situazione organizzata e ordinata, strutturata e pensata per assicurarci il massimo del raccoglimento e il minimo di distrazione, un contesto ideale per sviluppare un flusso di consapevolezza forte e profondo, nella vita di tutti i giorni le cose sono, di solito, assai diverse. La vita è più impegnativa e complicata e chiudere gli occhi non funziona un granchè per gestirla. Le sollecitazioni, le piccole e grandi avversità, le complicazioni che si presentano nel nostro vivere quotidiano possono scuotere e mettere a repentaglio il nostro equilibrio.

La consapevolezza di vipassana, o Sati, è uno stato mentale particolare e peculiare che sorge e dispiega appieno le sue potenzialità nel contesto di un ritiro, grazie alle particolari condizioni in cui si svolge. Questo tipo particolare di presenza mentale influenza e si riflette però sulla consapevolezza di cui facciamo uso nella nostra vita di tutti i giorni, potenziandola e mettendoci in grado di rilevarne l'assenza quando siamo confusi e travolti da influssi negativi.
In altre parole; avendo sperimentato le qualità della consapevolezza nella sua forma più potente e concentrata 'possiamo sapere' quando esse non sono presenti nei nostri flussi di coscienza. 
 
Mica male credetemi! Una delle scoperte che, prima o poi facciamo, quando grazie alla pratica meditativa volgiamo uno sguardo più attento e curioso dentro di noi, è che: quello a cui ci riferiamo come “io”, “sé” personalità, identità e che prima o poi ci fa dire: “Ah guarda, questo sono io, sono fatto così”. Beh, quando cominciamo ad osservarla con più attenzione e continuità quella “cosa”, in qualsiasi modo si preferisca chiamarla, diventa sempre più indistinta, vaga, ma non per questo meno viva e mutevole. Inizia a perdere la sua compattezza, per mostrarsi come una sequenza di possibilità che sorgono e svaniscono insieme agli eventi che, in molti modi, ne condizionano l’esistenza.

Cominciamo ad accorgerci insomma che c’è tutto un fluire di fenomeni che si muovono spesso in modalità più o meno automatiche, in base a meccanismi di percezione/reazione o riflessi condizionati, che influenzano, scombinano, esaltano o turbano il nostro equilibrio. Le emozioni sono un ottimo esempio. 
 
Ci accorgiamo anche che, più ci aggrappiamo e ci identifichiamo con quelle idee che abbiamo confezionato su ciò che siamo, come siamo e bla, bla, bla, più ci capita di restarci incastrati e di soffrire, e, in molti casi, ci rendiamo conto di non controllare come ci aspetteremmo l’andamento delle faccende della nostra vita. 
Rimedi? Certo! Raggiungere la completa realizzazione, non rinascere più ed è fatta. Altrimenti niente di risolutivo credetemi, però qualcosa si può fare per migliorare le cose, ma bisogna lavorarci

Per questo penso che sia opportuno attrezzarsi e organizzarsi. Per farlo possiamo utilizzare con consapevolezza e chiara comprensione uno degli stati mentali che è sempre a nostra disposizione in ogni singolo istante, questo potente strumento è l’intenzione

Ricordiamoci che proprio l’intenzione è quello stato mentale che innesca le nostre azioni, trasforma pensieri in gesti, atti, parole con tutte le conseguenze che possono poi derivarne.

Possiamo infatti utilizzare l’intenzione per determinare molti aspetti della nostra vita che sono, quasi sempre, lasciati al caso, all’istinto del momento o a modalità di risposta casuali. Non deve però necessariamente andare così, facendo leva su “consapevolezza, chiara comprensione e intenzione” possiamo lavorarci su, vale la pena provarci.

Ancora una volta desidero sottolineare che possiamo essere creativi, più lo e siamo meglio è. Proprio la creatività è lo strumento che può scardinare ciò che diamo per scontato su ciò che siamo, le abitudini, i pregiudizi, i preconcetti e tutto l’armamentario con cui ci illudiamo di conoscere e interpretare il mondo. Quello dentro e quello fuori. 

Lo scopo è quello di esaminare comportamenti della nostra vita quotidiana per cercare di scoprire se possiamo migliorarli intenzionalmente. Se possiamo rompere abitudini consolidate per provare a cambiare decidendo come e perché. E vedere quello che succede mentre ci proviamo (questa è la parte più interessante della faccenda).

Ecco alcuni esempi o spunti. Non è necessario prenderli alla lettera, sono solo brevi riflessioni e possiamo considerare quelli che ci risuonano di più o possiamo lavorare su qualcosa che è più importante per noi e che non è tra quelli menzionati. In realtà sarebbe meglio lavorare su quelli che più mettono in discussione le nostre sicurezze, le nostre insicurezze, ma non complichiamoci troppo i compiti.

Non ostentiamo le nostre debolezze. Se non vogliamo che le persone pensino che la nostra vita sia un disastro e piena di difficoltà, smettiamo di parlarne come un campo di battaglia ogni volta che ci raccontiamo. Non ha un gran senso cercare di capitalizzare le proprie difficoltà per guadagnare simpatie. Se in qualche angolo oscuro della nostra mente pensiamo di ottenere qualcosa lamentandoci forse è meglio aprire le finestre e cambiare aria. Possiamo raccontarci senza enfatizzare troppo ciò che non funziona. Ciò che condividiamo con gli altri è anche ciò che crea l'immagine di noi. 

Consideriamo con attenzione il modo in cui ci relazioniamo. Non è che ogni singola persona che incontriamo deve conoscere ogni singolo dettaglio della nostra vita. Non solo, spesso non vuole nemmeno saperlo. Se pensiamo che condividere una qualche esperienza della nostra vita sia di aiuto ad un'altra persona va bene, ma a ricordiamo che i consigli sono meglio integrati se vengono richiesti.

Decidiamo il nostro stile. Decidiamo come preferiamo vestire, presentarci nel mondo. Quando le persone ci vedono, il nostro aspetto dovrebbe corrispondere al modo in cui ci sentiamo a nostro agio. Le persone rispondono bene alla coerenza, perché non essere gli artefici consapevoli del nostro stile?

Manteniamo pulita e ordinata la nostra vita. Questo può sembrare ovvio, ma è spesso trascurato, di solito le persone positive ed efficienti hanno una cosa davvero semplice in comune: sono pulite e organizzate, magari a modo loro, non si tratta di giudicare come, ma hanno un loro codice interiore che spesso a che fare con il rispetto per sé stessi e per gli altri. Puliscono sé stessi, i loro spazi, le loro cose e se ne prendono cura.

Stiamo attenti a ciò che diciamo, a chi e sopratutto perchè. Non voglio insinuare che nessuno sia degno di fiducia. Tutti abbiamo qualcuno con cui pensiamo di poterci confidare. Ma dobbiamo essere consapevoli che quel qualcuno, proprio come noi, ha qualcuno con cui si confida. Ogni volta che diciamo a qualcuno informazioni importanti, riflettiamo se sia davvero opportuno. Se sono abbastanza interessanti ciò che diciamo al nostro amico fidato potrebbe essere detto ad un altro amico fidato. Meglio non dire nulla in privato che non possa diventare pubblico. Ma sopratutto ricordiamoci che prima di esprimere giudizi conviene valutare se siano appropriati e richiesti.   

Riduciamo al minimo i drammi. Invece di essere qualcuno che crea o entra nei drammi e nei problemi, cerchiamo di risolvere il problema e innovare portando nuove idee. Invece di creare più caos su un disaccordo o un problema, cerchiamo e creiamo una soluzione.

Parliamo di cose, di processi ed eventi, non di altre persone.
Esprimere giudizi su altre persone non è una buona idea. Le vite degli altri non sono, in genere, buoni argomenti di conversazione. Questo è un modo pigro e ordinario per stabilire una connessione con gli altri. Evitiamo il pettegolezzo, non è una bella cosa, le nostre relazioni saranno migliori.

Cerchiamo di essere chiari su ciò che siamo. Perché le persone ci rispettino, devono prima capirci e questo inizia davvero con la nostra comunicazione, sia online (di questi tempi), che di persona. In generale, dovremmo essere in grado di esprimere sinteticamente ciò che facciamo professionalmente e ciò a cui teniamo personalmente. Se non riusciamo a riassumere facilmente il modo in cui ci descriviamo è inutile spiegare tutto sulla complessità della nostra vita, magari ottenendo l'effetto opposto di quello che desideriamo. Apparendo solo confusi e poco chiari.

Non comportiamoci come delle autorità quando non lo siamo. Non ci facciamo l'un l'altro un gran servizio nel rispondere immediatamente e impulsivamente nelle conversazioni e nelle discussioni. Non è così che funziona la consapevolezza. Invece di dire tutto ciò che ci viene in mente facciamo una pausa. Se non abbiamo abbastanza esperienza per parlare con autorevolezza forse possiamo cercare più umilmente e semplicemente di condividere le nostre idee per favorire la pluralità delle opinioni.

La consapevolezza va a braccetto con la calma. La rabbia è come la benzina quando c'è qualche tipo di attrito tra le persone o nelle situazioni complicate. Aumenta le difese delle persone e spinge ogni risoluzione più lontano. Cerchiamo sempre di essere la persona nella stanza che può mantenere la calma e parlare con equilibrio.

Smettiamo di lamentarci. Se ci pensiamo davvero abbiamo molto più da apprezzare di quello di cui ci lamentiamo. Enfatizzare le lamentele rende la nostra vita peggiore di quello che è, e non è quello che vogliamo. Se cominciamo a sfogarci ogni volta che vediamo uno dei nostri amici, c'è qualcosa che non va.

Rispettiamo i nostri e altrui princìpi. I princìpi e l’etica personale sono le regole e le linee guida che usiamo per governare e gestire la nostra vita. Se vogliamo dare valore alle nostre relazioni consideriamo, seguiamo i nostri princìpi e rispettiamo quelli altrui.

Facciamoci carico delle nostre responsabilità. Siamo responsabili di qualunque esperienza di vita facciamo. Siamo responsabili per la nostra bolletta elettrica, per come stiamo al passo con gli eventi, per come interagiamo con gli altri, per come svolgiamo il nostro lavoro o attività. Cerchiamo di assumere un ruolo attivo e creativo nella nostra vita, non passivo. Non comportiamoci come se stessimo subendo la vita e non ci resti che accettarla. Iniziamo a prenderne il controllo creativo.

Cerchiamo di essere organizzati. Organizziamo i nostri documenti, dobbiamo essere autonomi e organizzati per pulire la nostra biancheria e saper come cucinare un pasto, possibilmente buono. Ogni persona adulta dovrebbe essere in grado di prendersi cura di sé e degli altri.

Smettiamo di pensare di essere importanti, non è cosi. Viviamo in un’epoca dove l’individualismo predomina e le comunità di cui siamo parte sfumano indistinte e prive di importanza. Viviamo nell’era dei social media, possiamo esprimerci su tutto con tutti ed è facile farsi l'idea che tutti pensino a noi. Non è così. Ognuno pensa sempre a sé stesso, proprio allo stesso modo in cui noi pensiamo sempre a noi stessi.

Ok, potrei andare avanti, ma sono stato già abbastanza rompiscatole. Questo è uno di quei post che possono dar fastidio, se è così chiedo umilmente scusa, non era nelle mie intenzioni.

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