Lo sviluppo della gentilezza amorevole
(Metta Bhavana)
Metta o gentilezza amorevole è uno stato
della mente che auspica e promuove il benessere di un’altra persona, come può
fare un amico sincero o una madre che
accudisce un figlio. Come la fede, la metta, è qualitativamente una emozione, ma
si focalizza su degli esseri viventi.
Questa qualità mentale cerca di
promuovere felicità e protezione dalle avversità.
I frutti che un meditatore può
raccogliere da questa pratica sono enunciati in questo modo:
1.
Dorme felice
2.
Si risveglia felice
3.
Sogna senza incubi
4.
E’ caro agli uomini
5.
E’ caro ai non-umani
6.
I Deva (Angeli) lo proteggono
7.
Fuoco, veleno o spade non si avvicinano a lui
8.
La sua mente si concentra velocemente
9.
La sua carnagione diventa chiara
10.
Muore con la mente libera dalla confusione
11.
Se non raggiunge ulteriori realizzazioni rinasce nei mondi
di Brahma
Si comincia sviluppando metta per se
stessi. Alcuni potrebbero pensare che ci sia dell’egoismo in questo, ma non è
così. Il significato sta nel fatto che una persona dovrebbe avere, prima di
tutto, la salutare intenzione di progredire lungo il sentiero spirituale. Solo
quando una persona è sufficientemente radicata e stabilizzata nel benessere
spirituale può, successivamente, essere in grado di aiutare gli altri. Inoltre
è solo grazie alla comprensione, sviluppata con la pratica di moralità,
concentrazione e visione profonda (Insight), che il praticante può acquisire la
conoscenza della sofferenza, che induce a sua volta un universale e abbondante
senso di compassione e amicizia.
Prima di cominciare la pratica della
Metta bhavana si suggerisce di riportare alla mente i benefici della pazienza e
della gentilezza amorevole così come i pericoli che portano con sè rabbia e
collera. Quindi il praticante prosegue facendo sorgere gentilezza amorevole
recitando in questo modo :
Possa io essere libero da
ostilità/inimicizia ( avero homi )
Possa io essere libero dalla sofferenza
mentale ( abyapajjo homi )
Possa io essere libero dalla sofferenza
fisica ( anigho homi )
Possa io aver cura di me stesso e vivere
serenamente ( sukhiattanam pariharami ).
Quando il meditatore nota il desiderio
per la propria felicità mentre sviluppa la concentrazione, può a quel punto
procedere con grande facilità a sviluppare metta per qualcun altro. Per questa
ragione, inizialmente, è meglio selezionare una persona che sia cara e per cui
si prova affetto e riconoscenza; ella o egli dovrebbe essere dello stesso sesso
e ancora in vita.
Ai principianti si consiglia di evitare
di scegliere quattro tipi di persone: qualcuno con cui si è molto intimi
(partner), qualcuno che è morto, qualcuno del sesso opposto, una persona con
cui si hanno difficoltà, come un nemico.
E’ preferibile poi che la persona
prescelta abbia anch’essa una inclinazione spirituale, molta gentilezza amorevole e compassione. Può
essere un parente, un insegnante, un amico o qualcuno con cui si ha
familiarità. Questa sorta di “magazzino” di associazioni positive e costruttive
consentirà di avere una riserva di quei pensieri che sono necessari a far
sorgere il sentimento della metta.
Si sarà quindi in grado di sviluppare
metta per quella persona pensando alle sue buone qualità o a ciò che ha fatto
per noi.
Quando la metta è stata sviluppata se ne
mantiene il flusso usando le stesse formule che sono state usate verso se
stessi :
Possa ella/egli essere libero da ostilità/inimicizia
(avera hontu)
Possa ella/egli essere libero dalla
sofferenza mentale (abyapajja hontu)
Possa ella/egli essere libero dalla
sofferenza fisica (anigha hontu)
Possa ella/egli aver cura di se stesso e
vivere serenamente (sukhiattanam pariharantu)
Man mano che la concentrazione cresce si
potrà a un certo punto, così come nella contemplazione del Buddha, abbandonare
le parole e la recitazione e lasciare che rimanga solo la sempre più profonda
concentrazione di gentilezza amorevole che fluisce in modo equilibrato.
Quando poi la propria gentilezza
amorevole e la concentrazione sono forti si può procedere a irradiare metta
agli altri in questo ordine :
un amico molto caro
una persona neutrale
una persona sgradevole
un nemico
Se non si è in grado di irradiare metta
a nessuna di queste categorie di persone è consigliabile ritornare a se stessi
o alla persona cara con cui abbiamo iniziato. In seguito si può proseguire
irradiando metta verso:
tutti gli esseri
tutte le cose viventi
tutte le creature
tutti gli individui
tutte le personalità
in questo caso si invia metta in modo
non specifico. Ulteriori e più specifici modi di irradiare metta sono:
tutto il genere maschile
tutto il genere femminile
tutti gli Illuminati (coloro che hanno
raggiunto il nobile sentiero)
tutti coloro che vivono nel mondo
tutte le divinità
tutti gli umani
tutti coloro che vivono in uno stato
infelice
Infine si combinano i modi specifici e
quelli non specifici e si diffonde gentilezza amorevole in dieci direzioni:
nord
sud
est
ovest
nord-est
nord-ovest
sud-est
sud-ovest
verso l’alto
verso il basso
Senza dubbio ci vorrà un po’ di tempo
prima di riuscire a padroneggiare
completamente tutto ciò.
Se però si usa la pratica di metta come
un preliminare della Vipassana si può scegliere di irradiarla solo verso se
stessi e verso una persona cara o, se lo si desidera, con una diffusione non
specifica. In questa maniera, come meditazione preliminare, può richiedere due
minuti o più.
Nella nostra vita quotidiana si può
praticare metta irradiandola verso ogni persona che si incontra, per esempio:
quando qualcuno si avvicina a voi, diciamo ad una distanza di cinque metri,
potete inviarle mentalmente gentilezza amorevole e potete continuare a farlo
fino a che questa persona sta vicino a voi. Più avanti potrete incrementare la
distanza e alla fine potrete irradiare metta verso tutti gli esseri cominciando
dai più grandi fino a quelli più piccoli.
Se, durante la diffusione di metta ad un
soggetto, sorge rabbia, si può allora spostare la nostra attenzione ad un
soggetto amato per sviluppare metta.
Metta viene spesso confusa o corrotta
dall’attaccamento, il consiglio perciò è quello di stare all’erta da questa
“erba cattiva che cresce in mezzo al raccolto”. Bisogna imparare a distinguere
tra gentilezza amorevole e attaccamento/amor proprio/innamoramento. Gli stati
mentali che sono strettamente correlati alla metta sono compassione e gioia
compartecipe. Vi sono poi casi in cui l’afflizione viene spesso confusa con la
compassione e la felicità sensuale con la gioia compartecipe, due inquinanti
dai quali ci si deve guardare.
Infine ciò che è necessario come
elemento di equilibrio tra queste emozioni è l’equanimità e perciò la
consapevolezza è un fattore fondamentale.
Per queste ragioni vediamo che lo
sviluppo mentale potrebbe non essere così semplice come sembra, perchè sono
coinvolte numerose condizioni interconnesse tra loro. Per farsene una idea
generale può essere utile una lettura del discorso sulla Metta dato dal Buddha.
La pratica deve essere fatta in modo serio e questa senza dubbio è una cosa che
impegna tutta la nostra vita o anche molte vite ancora.
IL discorso
sulla Metta
(Metta sutta)
Ecco cosa
dovrebbe fare una persona buona
lo stato di pace
da ottenere è questo:
Egli dovrebbe essere
capace, giusto, integro e mite,
gentile e non orgoglioso,
soddisfatto,
facile da aiutare,
poco impegnato,
frugale e sereno,
nel pieno delle
sue facoltà, prudente, modesto.
Non lusinga le
famiglie.
Non dovrebbe
fare nemmeno la più piccola cosa
che un altro
uomo saggio potrebbe deplorare.
(Così egli
dovrebbe pensare)”Che ogni creatura possa
rallegrarsi in
cuor suo contenta e sicura.
Per quante
creature viventi ci siano
non importa
quanto fragili o solide
senza alcuna
eccezione, lunghe o corte,
di media taglia,
piccole o grosse
o tarchiate,
siano visibili o invisibili
sia che dimorino
vicino o lontano,
che esistano o
che desiderino di esistere.
Possa ogni
creatura rallegrarsi in cuor suo
che nessuno
nuocia a qualcun altro
o lo offenda in
alcun modo;
che nessuno si
auguri il male di qualcun altro
né provocandolo
né pensandolo”
In questo modo,
come una madre durante la sua vita
deve curare suo
figlio, il suo unico bambino,
egli non
dovrebbe porre limiti
al suo pensiero
per ogni essere vivente
al suo pensiero
d’amore per tutto il mondo,
egli lo mantiene
sconfinato
sopra, sotto,
tutto intorno
libero, senza
malizia e rivalità.
In piedi o
camminando, sedendo
o coricandosi
mentre non dorme,
egli persegue
questa consapevolezza.
Questo è detto
un dimorare divino.
Colui che non è
coinvolto dai punti di vista
che è virtuoso e
con perfetta visione
una volta
purificato dal desiderio per i desideri sensoriali
egli sicuramente
non tornerà in nessun ventre
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