Tradotto
da Davide Puglisi, testo riveduto da Alessandra Tornadù
Avendo speso tutto il giorno parlando con persone differenti ed essendomi fatta un idea della situazione della loro pratica, sono emerse alcune tematiche comuni. Una di queste è il dolore: come lavorare con il dolore, come stare con il dolore in modo confortevole.
Il
problema fondamentale è che abbiamo l’aspettativa che non ci debba essere alcun
dolore, e che ci sia qualcosa di sbagliato quando esso c’è .
In
molte delle situazioni della nostra vita siamo molto bravi nel cambiare
posizione, nell’aggiustare e nello spostare, in modo tale da non dover
sperimentare la scomodità e il dolore. Ma in situazioni quali quelle di un
ritiro, potremmo ritrovarci un pochino nei guai. Entriamo nella sala di
meditazione e sediamo,con l’idea di non muoverci fino a che non suoni la
campana. Così sorge il dolore nel corpo o nel cuore; come possiamo lavorare con
questa situazione?
Ci
sono molti mezzi abili che si possono applicare. Il mezzo abile del lavoro sul respiro- rilassandosi nel respiro. C è il mezzo abile del sapere semplicemente dove porre la nostra attenzione.
Tale esperienza potrebbe essere spiacevole, ma ci sono modalità di porre
l’attenzione che sostengono un approccio gentile all’incontro con l’esperienza
del disagio.
A
volte si può portare l’attenzione proprio nel centro del dolore e dopo un po’ scoprire che in realtà non c’è
dolore, ma solo una sensazione. La qualità della spiacevolezza può scomparire
completamente, rimanendo semplicemente con l’energia. Quando ciò accade si
sperimenta un senso di libertà perché non si oppone più resistenza al dolore.
Non c’è più il dolore. C’è solo l’esperienza.
Qualche
volta possiamo vedere che il dolore non è direttamente collegato al corpo,
anche se lo sperimentiamo come tale. In realtà proviene dalla contrazione,
dalla resistenza o dalla paura. Possiamo quindi esplorare la mente e vedere come la mente stessa si manifesti
nel corpo,e come noi sperimentiamo la mente nel corpo come dolore.
Abbiamo
la possibilità di vedere e comprendere tutto ciò. E nello scoprire tutto ciò
sperimentiamo un momento di risveglio. Ci svegliamo e vediamo la relazione tra
il corpo e la mente, tra il corpo e il respiro. Vediamo la relazione connessa a
ciò di cui abbiamo paura, o a cui ci opponiamo.
Così
un senso di libertà sorge dal ‘mollare la presa ’ dal dolore alle ginocchia. La
libertà viene dal fatto che non abbiamo bisogno di curare il dolore, né di farci intimorire, né di farci
destabilizzare da esso. Va bene, possiamo semplicemente farne esperienza. Non è
un problema. Il disagio è un qualcosa che possiamo prendere come una
maledizione o come un maestro. Può
essere un ‘ opportunità di aprire i nostri cuori a qualcosa di difficile.
Alle
volte, meditando possiamo sentire che possiamo bloccare il dolore. Possiamo
essere capaci di bloccare il dolore fisico e quello nel cuore. Ma così facendo,
la meditazione corre il rischio di diventare un modo di fuga dalla vita.
Così,
imparare ad aprirsi a ciò che è difficile, spaventoso, e spiacevole è parte importante
del lavoro che stiamo compiendo. Non è un lavoro ispirante, non è quel tipo di
situazione eccitante, ma è un lavoro molto potente e con un effetto
liberatorio.
Quando
diventiamo capaci di vivere nel mondo senza farci impaurire, senza farci
dominare da tale paura e non opponiamo più resistenza al disagio, acquistiamo
il coraggio di rimaner fermi e di affrontare qualunque cosa necessiti di essere
affrontata.
E’
una libertà meravigliosa. E ci sono molte occasioni in cui questa libertà può
fare la differenza.
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