Anatta lakkhana sutta
Questo è uno dei primi discorsi che il Buddha fece dopo la
sua illuminazione ai 5 discepoli che si riunirono intorno a lui per seguirne
gli insegnamenti. Si tratta di uno dei sutta, a mio avviso, più radicali e fondamentali
del Canone Buddhista la cui contemplazione può offrire
importanti intuizioni.
Questo discorso scuote alle fondamenta la visione
dell’essere umano a cui ci ha abituati la cultura occidentale. Sin da quel
“penso dunque sono” di Descartes l’occidente ha costruito una visione dell’uomo
incentrata su una identità che il Buddha storico scardina alla base.
Il dono del Dhamma supera tutti i doni.
“Cosi ho udito! Una volta il Beato mentre risedeva a Varanasi nel ‘Parco
dei cervi di Isipitana’, Egli con queste parole si rivolse al gruppo dei cinque
monaci”:
“Il corpo, monaci, non è il sè. Se il corpo fosse
il sé questo corpo non si presterebbe/troverebbe nel disagio. Sarebbe possibile
(per esempio) dire per quanto riguarda il proprio corpo, Lascia che il mio
corpo sia/stia così o lascia che il mio corpo non sia/stia così.
Ma proprio perché il
corpo non è il sé, il corpo si presta/prova il disagio. Non è possibile (per
esempio) dire per quanto riguarda il corpo: lascia che il mio corpo sia/stia
così o lascia che il mio corpo non sia/stia così.
Le sensazioni non sono
il sé. Se le sensazioni fossero il sé, queste sensazioni non sarebbero di
disagio. Sarebbe possibile (per esempio) dire per quanto riguarda le
sensazioni: possano le mie sensazioni essere così o possano le mie sensazione
non essere così.
Ma poiché le sensazioni non sono il sé. Queste
sensazioni si prestano/segnalano disagio. Non è possibile (per esempio)dire,
per quanto riguarda le sensazioni: possano le mie sensazioni essere così o
possano le mie sensazioni non essere così.
Le percezioni non sono il sé. Se le percezioni
fossero il sé, queste percezioni non sarebbero di disagio. Sarebbe possibile
(per esempio) dire per quanto riguarda le percezioni: possano le mie percezioni
essere così o possano la mie percezioni non essere così.
Ma poiché le percezioni non sono il sé, queste
percezioni si prestano/segnalano disagio. Non è possibile (per esempio)dire,
per quanto riguarda le percezioni: possano le mie percezioni essere così
o possano le mie sensazioni non essere così.
I processi mentali non
sono il sé. Se i processi mentali fossero il sé, questi processi mentali
non si presterebbero/sarebbero di disagio. Sarebbe possibile (per esempio) dire
per quanto riguarda i processi mentali: possano i miei processi mentali essere
così o possano i miei processi mentali essere così.
Ma poichè i processi mentali non sono il sé, i
processi mentali si prestano/sono di disagio. Non è possibile(per esempio)dire
rispetto ai processi mentali: possano i miei processi mentali essere così o
possano i miei processi mentali non essere cosi
La coscienza non è il sé. Se la coscienza fosse il
sé questa coscienza non si presterebbe/sarebbe a disagio. Sarebbe possibile(per
esempio)dire per quanto riguarda la coscienza: che la mia coscienza sia così o
possa la mia coscienza non essere così.
Ma poiché la coscienza non è il sé, la coscienza si
presta/ prova il disagio. Non è possibile (per esempio)dire per quanto riguarda
la coscienza: che la mia coscienza possa essere così o possa la mia coscienza
non essere così.
Cosa pensate monaci, Il corpo è costante o
transitorio ?
Transitorio, o Signore
E ciò che è transitorio rende le cose facili o
stressanti?
Stressanti, o Signore
Ed è giusto considerare ciò che è incostante,
stressante, soggetto a modifiche come: questo è mio questo è il mio sè questo è
quello che sono..?
No, Signore
Cosa pensate monaci, le sensazioni sono costanti o
transitorie?
Transitorie, o Signore
E ciò che è transitorio rende le cose facili o
stressanti?
Stressanti, o Signore
Ed è giusto considerare ciò che è incostante,
stressante, soggetto a modifiche come: questo è mio questo è il mio sè questo è
quello che sono..?
No, Signore
Cosa pensate monaci la percezione è costante o
transitoria?
Transitoria, o Signore
E ciò che è transitorio rende le cose facili o
stressanti?
Stressanti, o Signore
Ed è giusto considerare ciò che è incostante,
stressante, soggetto a modifiche come: questo è mio questo è il mio sè questo è
quello che sono..?
No, Signore
Cosa pensate monaci, i processi mentali sono
costanti o transitori?
Transitori, o Signore
E ciò che è transitorio rende le cose facili o
stressanti?
Stressanti, o Signore
Ed è giusto considerare ciò che è incostante,
stressante, soggetto a modifiche come: questo è mio questo è il mio sè questo è
quello che sono..?"
No, Signore
Cosa pensate monaci, la coscienza è costante o
transitoria?
Transitoria, o Signore
E ciò che è transitorio rende le cose facili o
stressanti?
Stressanti, o Signore
Ed è giusto considerare ciò che è incostante,
stressante, soggetto a modifiche come: 'questo è mio questo è il mio sè questo
è quello che sono..?
No, Signore
Così, monaci, qualsiasi organismo di sorta,
passato, futuro o presente; interno o esterno, palese o sottile, comune o
sublime, lontano o vicino, ogni corpo è da vedere come realmente è, con
corretto discernimento in questo modo: questo non è mio, questo non è il mio
sé, questo non è ciò che sono.
Qualsiasi sensazione di sorta - passata, futura o
presente; interna o esterna; palese o sottile, comune o sublime, lontana o
vicina: ogni sentimento è da vedere come realmente è, con corretto
discernimento in questo modo: questo non è mio, questo non è il mio sé, questo
non è ciò che sono.
Qualsiasi percezione di sorta - passata, futura o
presente; interna o esterna; palese o sottile, comune o sublime, lontana o
vicina: ogni percezione
è da vedere come realmente è, con corretto
discernimento in questo modo: questo non è mio, questo non è il mio sé, questo
non è ciò che sono.
Tutti i processi mentali di ogni sorta - passati,
futuri o presenti, interni o esterni, palesi o sottili, comuni o sublimi,
lontano o vicini: tutti i processi mentali sono da vedere come realmente sono,
con corretto discernimento in questo modo: questo non è mio, questo non è il
mio sé, questo non è ciò che sono.
Ogni coscienza - passata, futura o presente;
interna o esterna, palese o sottile, comune o sublime, lontana o vicina: ogni
coscienza è da vedere come realmente è, con corretto discernimento in questo
modo: questo non è mio, questo non è il mio sé, questo non è ciò che sono.
Cosi considerando, il discepolo istruito dai nobili
cresce disincantato verso corpo, disincantato verso le sensazioni, disincantato
verso la percezione , disincantato rispetto ai i processi mentali e
disincantato rispetto alla coscienza.
Disincantato, diventa spassionato e si distacca.
Attraverso il distacco, si è libera.
Con la liberazione, vi è la conoscenza, 'Liberato'
discerne che: 'La catena delle nascite è finita, la vita santa soddisfatta, il
compito svolto. Non c'è altro per il bene di questo mondo
Questo è ciò che disse il Beato, gratificato, il
gruppo di cinque monaci manifestò soddisfazione per le sue parole.
Mentre questa spiegazione veniva data, il cuore del
gruppo di cinque monaci, grazie alla mancanza di attaccamento, trovò la
liberazione dalle afflizioni mentali.
Libera traduzione di Giancarlo Giovannini
un saluto nel Dhamma a tutta Metta
un saluto nel Dhamma a tutta Metta
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