lunedì 28 ottobre 2013

52 Stati Mentali. Il secondo gruppo: i sei occasionali con brevi note di approfondimento

Esposizione dei 52 stati mentali
Le brevi note relative agli stati mentali sono tratte dalla traduzione che E. Alfano ha pubblicato su www.canonepali.net del testo: Un Manuale dell'Abhidhamma, Narada Thera,

I sei stati mentali Particolari-Occasionali 
diversamente dagli Universali questi cetasika-stai mentali si trovano solo in alcune classi di coscienza.

1. Applicazione iniziale
2. Applicazione sostenuta,
3. Decisione,
4. Sforzo,
5. Gioia,
6. Volizione.
Questi sei stati mentali vengono chiamati Particolari.
Così questi (tredici) stati mentali sono intesi come “comuni l'un l'altro”
(aññasamana, un termine tecnico applicato collettivamente a tutti i 13 cetasika che posono essere sia morali che immorali, secondo il tipo di coscienza in cui si trovano.)



Vitakka, Vi + takk, pensare.

E' difficile dare un'esatta traduzione di questo termine Pali che assume vari significati nei Sutta e nell'Abhidhamma.
Nel Sutta Pitaka è spesso impiegato nel senso di nozione, idea, pensiero, ragionamento, ecc. Nell'Abhidhamma viene usato in uno specifico senso tecnico.
La “presentazione” dei concomitanti all'oggetto (abhiniropana) è la sua principale caratteristica. Come qualcuno sale al palazzo del re presentato da una persona del re, parente o amico, così la coscienza sale all'oggetto grazie a vitakka (Atthasalini, p. 114).
Vitakka può essere giustamente definito come l'applicazione dei concomitanti sull'oggetto. Manasikara, come affermato prima, dirige i concomitanti sull'oggetto. Le caratteristiche peculiari di questi due cetasika dovrebbero essere chiaramente comprese.
I diversi valori espressi per vitakka sono usati in diversi collegamenti.
Quando è sviluppato e coltivato diviene il principale fattore del Primo Jhana. In tal caso è chiamato appana perché la mente è saldamente concentrata sull'oggetto. Il comune vitakka lancia semplicemente la mente sulla superficie dell'oggetto.
Nei successivi Jhana vitakka è, comunque, inibito, a causa dell'associazione abituale con l'oggetto.
Un paesano, ad esempio, che visita il palazzo del re per la prima volta, deve essere introdotto da un cortigiano. Per le sue visite successive tale introduzione non è necessaria quando si è frequentatori del luogo.
E' questo appana-vitakka così sviluppato che viene conosciuto come samadhi o concentrazione.
Quando vitakka è presente nel Sentiero della Coscienza Ultramondana (lokuttara magga citta) è chiamato samma sankappa (Retto Pensiero) perché elimina i pensieri nocivi e dirige la mente verso il Nibbana.
Vitakka è usato in un senso completamente diverso se usato in connessione con il temperamento degli individui. Vitakka carita significa l’unico nel suo temperamento discorsivo.

Vicara, Vi + radice di car, errare - vagare.

Come vitakka, vicara è anche impiegato in senso tecnico nell’Abhidhamma.
Vicara è il continuo esercizio della mente sull’oggetto.
L’indagine (anumajjana) è la sua caratteristica principale.
Quindi i significati di vitakka e vicara sono rispettivamente: applicazione iniziale e sostenuta.
Entrambi i termini dovrebbero essere distinti. Un'ape che si posa su un loto è vitakka, mentre il suo roteare intorno al fiore è vicara. Oppure il battito di un uccello in procinto di volare è vitakka, mentre il volare è vicara. O ancora il colpo di un tamburo è vitakka, mentre il suo rimbombo è vicara.
Vicara è anche un fattore jhana. Esso limita vicikiccha (dubbio o indecisione).

Adhimokkha, Adhi + radice di muc, liberare. Letteralmente, il termine significa “liberare su”.

Adhimokkha libera la mente sull'oggetto. La sua caratteristica principale è la decisione o la scelta, ed è l’opposto di vicikiccha - dubbio o indecisione.
Prende la decisione - 'Basta questo'. (imam 'eva'ti sannitthanakaranam).
Viene paragonato a un giudice che decide un caso. Viene anche paragonato ad una salda colonna.

Viriya: Deriva dalla radice aj, andare + ir. Vi è sostituito da aj. Vira è uno che lavora strenuamente senza portarlo avanti.

E’ definito come lo stato o l'azione di persone energetiche (Viranam bhavo, kammam). Oppure, è ciò che viene fatto o portato avanti con metodo (Vidhina irayitabbam pavattetabbam va).
La sua caratteristica è di supportare, sostenere.
Come una vecchia casa è sostenuta da nuovi pilastri così anche i concomitanti sono aiutati e sostenuti da viriya.
Proprio come un forte rinforzo aiuterebbe un esercito a non ritirarsi, così viriya sostiene o eleva i suoi concomitanti.
Viriya è considerato un fattore di controllo (indriya) perché supera l'ozio. E 'anche considerato come uno dei cinque poteri (bala) perché non può essere scosso dal suo opposto, la pigrizia. Viriya serve come uno dei quattro mezzi per realizzare i propri fini (iddhi-pada). Viriya appare come i Quattro Modi dei Supremi Sforzi (samma-ppadhana). Viriya è sublimato come uno dei sette fattori di illuminazione (bojjhanga). Infine, è stato elevato ad uno degli otto membri del Nobile Sentiero (atthangika-magga) come samma vayama (Retto Sforzo).

Piti: Deriva dalla radice “pi”, piacere, godere.

E' godimento, gioia, o piacevole interesse.Non è un tipo di sensazione (vedana) comesukha. E', come si dice, il suo precursore. Come i primi fattori Jhana, (piti) è anche uno stato mentale che si trova sia nella coscienza morale che immorale. Creando un interesse nell'oggetto è la caratteristica di piti che inibisce vyapada, cattiva volontà o avversione.

Ci sono cinque tipi di piti:
1. Khuddaka piti, il fremito di gioia che causa “la pelle d'oca”.
2. Khanika piti, la gioia istantanea come un raggio di luce.
3. Okkantika piti, il flusso di gioia come le onde che si infrangono sulla spiaggia.
4. Ubbega piti, l'estasi che ci rende leggeri come un batuffolo di cotone trasportato dal vento.
5. Pharana piti, gioia piena, che pervade l'intero corpo come una bolla piena d'aria o come un'inondazione che riempie piccoli serbatoi e stagni.
Chanda: Deriva dalla radice chad, volere, desiderare.

La principale caratteristica di chanda è il desiderio di agire (kattu-kamyata). E 'come l'allungamento della mano per afferrare un oggetto.
Questo chanda amorale deve essere distinto dall’immorale lobha che si aggrappa ad un oggetto.

Ci sono tre tipi di chanda, e cioè:
(i) Kama-cchanda, la brama sensuale, uno dei Cinque Ostacoli (nivarana). Ciò è eticamente immorale
(ii) Kattu-kamyata chanda, il semplice desiderio di agire. Ciò è eticamente amorale.
(iii) Dhammacchanda, retto desiderio. E’ tale dhammacchanda che spinse il Principe Siddharta a rinunciare ai piaceri regali.

Importante:
Di questi è kattu-kamyata chanda, legato a questo particolare stato mentale, che funge come una delle quattro influenze dominanti (adhipati).
Shwe Zan Aung afferma: "Lo sforzo di volizione o di volontà è dovuto a viriya. Piti significa un interesse per l'oggetto; chanda costituisce l'intenzione verso l’oggetto '. (Compendio p. 18).
I Buddhisti posseggono questo dhammacchanda per realizzare il Nibbana. Non è una sorta di desiderio.

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