sabato 16 novembre 2013

Gli stati mentali immorali o non proficui. Akusala Cetasikas

Esposizione dei 52 stati mentali

14 Akusala Cetasikas  

14 Stati mentali non proficui 
o immorali


Le brevi note relative agli stati mentali sono tratte dalla traduzione che E. Alfano ha pubblicato su www.canonepali.net del testo: Un Manuale dell'Abhidhamma, Narada Thera,


Proseguiamo con l'esposizione degli Stati mentali - Cetasikas, prendendo qui inconsiderazione quelli considerati come non proficui, sono quattordici:



1 Moha. Illusione - Confusione sulla natura della realtà - Ignoranza. Stato mentale radice 

Deriva dalla radice muh, essere perplesso, essere illuso. Moha è una delle tre radici del male ed è comune a tutti i tipi immorali di coscienza. E’ opposto a pañña - saggezza.
La caratteristica principale di moha è l’ignoranza sulla natura di un oggetto. Moha oscura la conoscenza di ognuno di noi riguardo al Kamma e alle relative conseguenze e alle Quattro Nobili Verità.

2   Ahirika. Assenza di vergogna            

Un termine astratto formato da “a” + hirika.
Chi non si vergogna di fare del male è ahiriko. Lo stato di tale persona è ahirikkam = ahirikam.
Colui che ha hiri rifugge dal male come una penna di gallina si contrae vicino al fuoco. Chi non ha hiri, commette il male senza alcun rimorso.

3   Anottappa. Assenza di pudore      

Na + ava + radice di tapp, essere tormentato.
Ottappa è la paura di fare il male, cioè, la paura delle Conseguenze.
Anottappa è il suo opposto ed è paragonato ad una falena che viene bruciacchiata dal fuoco. Una persona che ha paura del fuoco non lo tocca, ma una falena, inconsapevole delle conseguenze, ne è attratta dal fuoco, e si brucia. Allo stesso modo una persona senza ottappa può commettere il male e soffrire in stati di sofferenza.
Entrambi questi termini - hiri e ottappa – sono collegati. Hiri dovrebbe essere differenziato dalla timidezza comune e ottappa dalla paura comune di ogni individuo. La paura è considerata come uno dei dieci eserciti di Mara. Un buddhista non dovrebbe aver paura di un qualsiasi individuo, anche un Dio, perché il buddhismo non si basa sulla paura dell'ignoto.
Hiri nasce dall’interno, e ottappa dall'esterno. Supponiamo, per esempio, che vi sia un pezzo di ferro, con un’estremità rovente, e l'altra piena di sporcizia. Alla fine la parte sporca non toccherebbe l’altra per il disgusto, e l'altra per paura. Hiri è paragonata alla prima e ottappa a quest'ultima.
La seguente nota di Rhys Davids su hiri e ottappa mostra chiaramente la differenza tra questi costituenti mentali:
“Hiri ed ottappa, secondo l’analisi fatta da Buddhaghosa presentano punti di considerevole interesse etico. Considerati nel loro insieme ci danno l'aspetto emozionale e volitivo della moderna nozione di coscienza, così come sati rappresenta la sua parte intellettuale. Il primo termine è l’equivalente di “vergogna” (lajja), mentre l'ultimo equivale ad “angoscia (ubbego) dopo aver commesso il male”.
Hiri sorge dall'interno; mentre ottappa dall'esterno. Hiri è autonomo (attadhipati); ottappa, eteronomo, influenzato dalla società (lokadhipati). Il primo si basa sulla vergogna, il secondo sulla paura. Il primo è caratterizzato da coerenza, il secondo dal discernimento del pericolo e dalla paura di sbagliare.
La fonte soggettiva di hiri è quadruplice, cioè, l'idea di ciò che deriva dalla propria nascita, età, merito ed istruzione. Così, chi possiede hiripenserà “Solo i bambini, poveri disgraziati, ciechi ed ignoranti farebbero un tale atto,' così si astiene. La fonte esterna di ottappa è l'idea che “Tutti i tuoi seguaci ti biasimeranno” e quindi si astiene. Hiri è il miglior maestro, come disse il Buddha. Chi, invece, è sensibile ad ottappa, i maestri sono per lui le migliori guide.”
In un paragrafo aggiuntivo i “segni” (consistenza, ecc) sono così spiegati: 'In hiri si riflette sul valore della propria nascita, del proprio maestro, dei propri beni e dei propri discepoli. In ottappa si sente la paura del rimprovero, dell’altrui biasimo, del castigo e della punizione in un'altra vita ".
(Buddhist Psychology, p. 20).
Hiri e ottappa sono considerati i due fattori dominanti che governano il mondo. Nessuna società civile può esistere senza di loro.

4   Udaccha. Agitazione          

U = sopra + radice dha, fluttuare, liberarsi di.
Uddhutassa bhavo Uddhuccam = Uddhaccam – fase di abbandono. E ' paragonato allo stato disturbato di un cumulo di cenere quando è scosso da una pietra. È lo stato instabile della mente, opposto allo stato di raccoglimento (vupasama). Come uno dei cinque ostacoli è l'antitesi di sukha, felicità.
In alcuni casi molto rari uddhacca viene usato nel senso di insuperbire lo stato della mente, corrispondente alla presunzione. In questo caso non è usato in quel senso. Di regola uddhacca viene differenziato da mana perché entrambi sono trattati come samyojana (catene, vincoli).
Queste quattro, vale a dire, moha, ahirika, anottappa, uddhacca, prime nella lista dei cetasika immorali, sono comuni a tutti i tipi Immorali di Coscienza.   

5   Lobha. Attaccamento - Brama. Stato mentale radice

Lobha, dosa e moha sono le tre radici del male. I loro opposti sono le radici del bene. 
Lobha dalla radice 'lubh', aggrapparsi, o attaccarsi ad un sé, è tradotto in genere come attaccamento / appropriazione. Alcuni la traducono con la parola 'avidità'.
L'attaccamento / appropriazione nasce, di regola, quando vi è contatto con un oggetto dei sensi desiderabile. Nel caso opposto, il contatto con un oggetto dei sensi non desiderabile, in genere, fa nascere l'avversione. In Pali questa avversione è detta dosa o patugha. 

6   Ditthi. Visione errata

Quando tale termine è usato da solo prende il significato di “falsa visione”, miccha ditthi. Questo termine deriva dalla radice “dis”, vedere, percepire. Di solito è tradotto come visione, credo, opinione, ecc. Quando è caratterizzato da “samma”, significa retta visione o retto credo; quando è caratterizzato da “miccha”, significa falsa visione o falso credo. Qui il termine è usato senza alcuna qualificazione, nel senso di falsa visione.       

7   Mana. Presunzione

Deriva dalla radice man, pensare.               
   
8   Dosa. Avversione - Stato mentale  radice

Dosa deriva dalla radice 'dus', essere sgradevole. Patugha deriva da 'pati', contro e da 'gha', colpire, aver contatto. Parole equivalenti di patugha sono 'cattiva volontà' e 'odio'.    

9   Issa. Gelosia

Deriva da i + radice su, essere invidioso, essere geloso.
La sua caratteristica è quella di invidiare il successo e la prosperità degli altri. E' il suo unico scopo.                    

10 Macchariya. Avarizia

Maccharassa bhavo – lo stato di una persona avara. Il Commentario offre un'altra interpretazione:“Non lascio tale bene agli altri, è mio.”(Ma idam acchariyam aññesam hotu, mayham'ev hotu). La caratteristica principale di macchariya è dissimulare la propria prosperità. Essere opposto ad issa, è il suo unico scopo. Sia issa sia macchariya sono visti come amici di dosa perché ognuno di loro sorge con esso.     

11 Kukkuccha.  Preoccupazione      

Kukatassa bhavo = kukkucam = lo stato di aver commesso il male.
Secondo il Commentario il male che è stato commesso è ku + kata, così il bene che non è stato compiuto.
Il rimorso sul male che è stato fatto è kukkucca, e così il rimorso sul bene che non è stato fatto. La sua caratteristica è di affliggersi sul male fatto e sul bene che non è stato fatto.
Il Dhammasangani spiega: 'Cos’è preoccupazione? La coscienza di ciò che è lecito in qualcosa che è illecito, la coscienza di ciò che è illecito in ciò qualcosa che è lecito; la coscienza di ciò che è immorale in qualcosa che è morale; la coscienza di ciò che è morale in qualcosa che è immorale. Tutte queste inquietudini, ansie, rimorsi di coscienza, angoscia mentale è chiamata preoccupazione'.
Kukkucca è uno dei cinque ostacoli e viene usato assieme ad uddhacca. Ed è attinente solo agli eventi passati.
Secondo il Vinaya, kukkucca è il sano dubbio riguardo le regole, ed è da encomiare.
Secondo l'Abhidhamma, invece è il contrario, è il pentimento da non encomiare.
   
12 Tinha. Sonnolenza  - Stato mentale radice

Deriva dalla radice the, diminuire, restringersi + na. Thena = thana = thina.
E’ lo stato di contrazione della mente come una piuma vicino al fuoco. Si oppone a viriya. Thina è inteso come citta-gelaññam, malessere della mente
Come tale è l'antitesi di citta-kammaññata, adattabilità della mente, uno dei cetasika sobhana.

13 Middha. Torpore

Deriva dalla radice middh, essere inattivo, inerte, inabile.
Questo è lo stato morboso dei fattori mentali. Thina e middha vengono sempre usati insieme e sono uno dei cinque Ostacoli. Sono inibiti da vitakka, l’applicazione iniziale, uno dei fattori Jhana. Anche middha si oppone a viriya. Dove ci sono thina e middha non vi è viriya.
Middha è inteso come kaya-gelañña, malessere del corpo mentale. In questo caso “corpo” non è usato nel senso di forma materiale, ma come corpo dei fattori mentali e cioè: vedana, sañña e sankhara (sensazione, percezione e i rimanenti cinque fattori mentali). Qui middha è l’antitesi di kaya-kammaññata, adattabilità dei fattori mentali.
Sia thina sia middha sono spiegati nel Dhammasangani in questo modo:  'Cos’è indolenza (thina)? Ciò che è indisposizione, pesantezza intellettuale, attaccamento, che si aggrappa a qualcosa/qualcuno, idiozia, stupidità, rigidità intellettuale - questo si chiama indolenza'. 'Cos’è torpore (middha)? Ciò che è malessere, pesantezza dei sensi, il nascondersi, il barricarsi, il non aprirsi; torpore è sonno, sonnolenza, il dormire, l’appisolarsi, l’assopirsi - questo è chiamato torpore'.          

14 Vicikiccha.    Dubbio scettico sul Dhamma

Vicikiccha, come Ostacolo, non significa verso il Buddha, il Dhamma, il Sangha, ecc. Il Commentario del Majjhima Nikaya afferma: “Viene così chiamato perché è incapace di decidere.”(Idam'ev'idanti nicchetum asamatthabhavato'ti vicikiccha).
Questo è un termine etico-religioso. Il Commentario gli attribuisce due interpretazioni.
(1) Vici=vicinanto, cercare, indagare; - kicch, stancarsi, sforzarsi, essere angosciato. L'angoscia dovute al dubbio, a pensare cose incerte.
(2) Vi, privo + cikiccha, rimedio (della conoscenza). Ciò significa chi è privo dell'ausilio della conoscenza.
Entrambe queste interpretazioni indicano uno stato mentale perplesso ed indeciso.  Il Buddhismo non ostacola il ragionamento o l'investigazione al fine di comprendere la verità. E' la fede cieca che non viene appoggiata.    

1 commento:

  1. Grazie Giancarlo.
    bellissimo blog che seguirò con attenzione.
    se vuoi dare un'occhiata al mio sito ( ti aggiungo come link se permetti), tanto per vedere cosa faccio nella vita:
    www.augustabariona.it
    al prossimo ritiro.
    con metta&mudita.
    augusta.
    finalmente l'Abhidhamma!

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