lunedì 7 ottobre 2013

Il Kamma e i pensieri

Qualche volta, quando si pensa al kamma/azione e alle leggi che lo governano ne viene tratta una interpretazione che potremmo definire "deterministica". Come se oltre al tipo, al reame di esistenza di un essere, ne fossero, nel caso di una nascita umana, determinati anche i pensieri, le intenzioni, le azioni. Non lasciando spazio per la libertà d'azione o di volontà.
In molte occasioni il Buddha ha indicato come questa interpretazione fosse errata, se riferita ai suoi insegnamenti. Le azioni, o più precisamente le intenzioni all'azione, giocano un ruolo cruciale nel determinare il tipo di esistenza che andrà a configurarsi in futuro, ma non solo, l'influenza di pensieri, stati mentali e intenzioni di azione ha un ruolo importante nella qualità dell'esistenza nella quale si verificano.
Ovvero, ciò che viene determinato nel caso della futura rinascita sono: la sfera/reame di esistenza in cui essa avrà luogo, l'apparenza fisica dell'essere e le sue qualità mentali, ma non i suoi pensieri e le sue azioni.
All'interno della cornice del carattere ognuno ha la libertà di scegliere i pensieri, le intenzioni di azione e, se attuate, le azioni che determineranno il suo futuro kammico, così come la qualità del suo continuum mentale nella esistenza in corso.
Ognuno ha il potere di influenzare il proprio continuum mentale in questa esistenza e la possibilità di generare. le condizioni di quella futura, sebbene il livello di controllo che è possibile esercitare dipende anche dal tipo di esistenza in cui l'essere si trova. Tra tutti i piani di esistenza quello umano ha le migliori possibilità di volgersi coscientemente e consapevolmente verso ciò che è proficuo e positivo e in direzione della liberazione dal ciclo senza fine di morti e rinascite.
L'insegnamento del Buddha ci indica che la legge del Kamma non è una legge di retribuzione od espiazione, non vi è nessun supremo giudice da qualche parte che decide le sorti degli esseri. Il Buddha ci consegna la piena responsabilità del nostro futuro più prossimo, in questa vita, così come di quello a lungo termine nelle vita future.
Noi siamo i giudici, e ciò che dobbiamo giudicare, riconoscere, valutare e scegliere in libertà sono i nostri pensieri, le volizioni, le intenzioni e le azioni. Questo significa abbandonare i comportamenti compulsivi, istintivi, generati da risposte automatiche che generano comportamenti che seguono vecchi schemi. In questo abbandono si iscrive la rinuncia a cui ci richiama il Buddha, questa rinuncia ci avvia sulla strada della liberazione i cui primi passi sono nel segno del comportamento etico e consapevole.

Buon viaggio! Ricordando che il viaggiatore che immagina il viaggiare non è colui che viaggia...

La sofferenza esiste. Ma non colui che soffre.
L’azione viene fatta. Ma non esiste chi la compie.
Esiste la pace. Ma non chi è in pace.
C’è il sentiero. Ma non chi lo percorre.

(Buddhaghosa, Visuddhimagga)

Nessun commento:

Posta un commento