Questo è il sesto della serie di post dedicati ad uno degli insegnamenti centrali del buddhismo ovvero l'Originazione condizionata o originazione inter-dipendente. La risorsa da cui prendo i materiali sono delle trascrizioni che poi sono state tradotte ed editate in un libro intitolato 'Un discorso sull'originazione dipendente'. Le registrazioni sono state trascritte in modo meticoloso, quindi tradotte in inglese da U Aye Maung. Le ultime modifiche ed integrazioni sono da attribuire a Bhikkhu Pesala nel 2011. Nel blog suddivido il contenuto del libro in una serie di post più brevi e taglio o modifico alcune parti per facilitarne la lettura, l'integrazione e la pubblicazione web. Tutti i post dedicati a questi insegnamenti potranno facilmente essere ritrovati nel Menu laterale 'Tracce'. La traduzione in italiano non è mia e non ne conosco l'autore.
Questo sesto post conclude il 2° capitolo: Dall'ignoranza sorgono le formazioni mentali (saṅkhārā)
Ripudiare il buon kamma significa cattivo kamma
Alcuni
equivocano la trascendenza del kamma dell’arahant dicendo che noi dovremmo
evitare di fare atti meritori. Per una persona
ordinaria, il rifiuto
del kamma salutare significa una brusca impennata di kamma non
salutare, proprio come quando l’esodo di persone virtuose da una città lascia
solo i folli e i malviventi, o la rimozione di alberi utili porta alla crescita
di erba inutile ed erbacce. Colui che rifiuta gli atti meritori è destinato a
commettere atti non meritori che lo condurranno a rinascite nei regni inferiori
dai quali è difficile ritornare al mondo umano. La mancanza nell’arahant di
kamma salutare significa solo che le sue azioni sono kammicamente improduttive
dovute all’estinzione dell’ignoranza. Gli arahant onorano gli anziani,
insegnano il Dhamma, fanno offerte, aiutano coloro che sono in difficoltà, e
così via.
Comunque,
grazie alla loro piena comprensione delle Quattro Nobili Verità e
all’eradicazione dell’ignoranza le loro azioni non hanno alcun effetto kammico.
Quindi gli arahant non generano kamma salutare, ma non evitano gli atti meritori.
Una
persona ordinaria che non si preoccupa di compiere atti meritori per ignoranza
e visioni errate accumulerà solo kamma non salutari. Di fatto, la mancanza di
qualunque desiderio di fare il bene è un segno di tremenda ignoranza che rende
il Nobile Sentiero e il nibbāna veramente
lontani. Si diventa inclini agli atti meritori solo quando l’ignoranza perde la
sua presa sulla mente. Colui che è entrato nella corrente è più interessato a
fare il bene di quanto lo sia una persona ordinaria. Coloro che si trovano
negli stadi più elevati del Sentiero hanno un desiderio crescente di rinunciare
a fare cose prive di significato rispetto al Sentiero e dedicano più tempo alla
meditazione. Quindi gli atti meritori non dovrebbero essere confusi con gli
atti non meritori ed evitati
appositamente. Ogni azione
radicata nell’ignoranza significa kamma salutare o non salutare. Senza il kamma salutare le
azioni saranno kamma non salutare.
2.2 Ignoranza e
illusione
Verità e
falsità si escludono mutuamente. Se non si conosce la verità, si accetta la
falsità e viceversa. Coloro che non conoscono le Quattro Nobili Verità hanno
delle visioni errate riguardo alla sofferenza che, assumendola come felicità,
li inganna e li opprime. A parte il desiderio, che offre qualche piacere una
volta che è soddisfatto, tutto nel regno dei sensi è sofferenza. Sebbene tutti gli oggetti dei sensi siano soggetti ad incessante mutamento e siano inaffidabili, alla persona ignorante sembrano desiderabili e piacevoli. Le persone rimpiangono quelli che essi considerano i giorni felici del passato e sono ottimisti riguardo al futuro. A causa delle loro visioni errate, essi desiderano quello che considerano piacevole e soddisfacente. Questo è il motivo per cui soffrono, ma non lo capiscono. Al contrario, pensano che la loro felicità dipenda dal soddisfacimento dei loro desideri, quindi non vedono nulla di male nel desiderio che provano per il piacere. Purtroppo, le verità riguardanti la fine della sofferenza e la via che vi conduce sono estranee alla maggior parte delle persone. Alcuni, che imparano queste verità dagli altri o le accettano in modo intellettuale, non le apprezzano. Non si preoccupano del nibbāna o della Via che porta ad esso, pensando che il Sentiero sia pieno di difficoltà e privazioni.
La speranza della felicità è il motivo delle azioni umane. Azioni fisiche, verbali e mentali sono chiamate kamma, o saṅkhārā. Prima abbiamo parlato dei tre tipi di saṅkhārā. I due tipi di kamma salutare comprendono il primo tipo: per esempio gli otto kamma salutari della sfera sensoriale e i cinque kamma salutari della sfera della materialità sottile. Abbiamo anche menzionato due tipi di kamma o coscienza salutare: uno associato con l’intelligenza e l’altro separato da essa. Nella pratica dell’insight la mente del meditatore è intelligente se diventa consapevole della vera natura di mente e materia attraverso la contemplazione. Non è intelligente se ci si limita a recitare parole Pāḷi mentre si contempla in modo superficiale. Per quanto riguarda la moralità, un sentimento dei valori morali è intelligente se è associato con la credenza nella legge del kamma, altrimenti non lo è.
Alcuni dicono che un atto intelligente di generosità deve includere la contemplazione dell’impermanenza, dell’insoddisfacenza e della impersonalità del donante, del destinatario e della cosa donata. Questa opinione si basa sull’Aṭṭhasālinī (un subcommentario dell’Abhidhamma), che menziona la contemplazione sull’impermanenza dopo l’elemosina. In ogni caso, il riferimento è alla contemplazione dopo l’atto del donare, non prima e non mentre lo si fa.
Inoltre, la ragione non è quella di fare un’azione intelligente, ma di creare
kamma salutare nella pratica
di insight. Se per elemosina intelligente si intende
solo la generosità che presuppone tale contemplazione, tutte le
altre generosità di coloro che non sono buddhisti dovrebbero essere considerati come non intelligenti, il che sarebbe
assurdo. I resoconti di elemosine da parte dei Bodhisatta non menzionano la
contemplazione, né il Buddha insiste su di essa come un prerequisito della
generosità. Le scritture dicono solo che il potenziale kammico della generosità dipende
dalla maturità spirituale di colui che la riceve e questo
è il solo insegnamento
che dovremmo considerare durante l’offerta. Se il donante e il destinatario
dell’offerta sono considerati come mera mente e materia soggetti a
impermanenza, essi saranno su uno stesso piano. L’atto di generosità
mancherebbe allora di ispirazione e di molto potenziale kammico. Infatti,
l’oggetto dell’elemosina non è la contemplazione di insight, ma l’aumento dei
benefici per il donante. Quindi il Buddha fece notare che i destinatari possono
rendere le elemosine immensamente benefiche e sottolineò l’importanza della
corretta riflessione (ad esempio, la credenza nel kamma).
Visākhā,
una famosa discepola, una volta chiese al Buddha il permesso di fare al Saṅgha
otto tipi di offerte durevoli per tutta la vita:
1) lavare
gli abiti dei monaci;
2) offrire
cibo ai monaci ospiti;
3) offrire
cibo ai monaci che viaggiavano;
4) offrire
cibo ai monaci ammalati;
5) offrire
cibo ai monaci che si prendevano cura dei monaci malati;
6) dare
medicine ai monaci ammalati;
7) offrire
porridge di riso al Saṅgha e;
8) lavare
gli abiti delle monache.
Il Buddha
chiese a Visākhā quali benefici lei sperava di ottenere offrendo tali cose. In
sostanza la risposta di Visākhā fu la seguente: “Alla fine del periodo delle
piogge, i monaci di tutto il paese verranno a trovare il Signore. Gli diranno
della morte di alcuni monaci e gli chiederanno delle loro rinascite e degli
stadi del Nobile Sentiero che i monaci deceduti avevano realizzato. Il Signore
rivelerà i loro ottenimenti. Allora io avvicinerò i monaci in visita e chiederò
loro se i loro defunti compagni avessero mai visitato Sāvatthī. Se diranno sì, concluderò che il Nobile deve aver usufruito di una delle mie offerte.
Questo ricordo del mio kamma salutare mi riempirà di gioia. Mi
condurrà alla pace, alla tranquillità e al progresso.”
Vale la pena
di notare che il riferimento non è alla contemplazione sull’impermanenza dei
monaci defunti, ma sulle loro realizzazioni spirituali. L’importanza è annessa
alla contemplazione che conduce all’estasi e all’addestramento nel proprio progresso. Quindi, l’oggetto più appropriato di contemplazione nell’offrire le elemosine è la qualità nobile del destinatario. Per esempio, quando si depositano dei fiori su un altare si dovrebbe riflettere sul carattere nobile del Buddha; quando si offre del cibo ad un monaco si può pensare al suo puro stile di vita, e così via.
Insegnare o ascoltare il Dhamma è un kamma salutare e, se il Dhamma è compreso, è un kamma intelligente. Ogni atto meritorio basato sul credere nel kamma è un kamma intelligente. Senza di esso, un atto meritorio è salutare, ma non intelligente, per esempio quando i bambini adorano l’immagine del Buddha per imitare i loro genitori, o quando la gente che non crede nel kamma è di sostegno, educata e caritatevole.
Poche persone sono libere dalla credenza della personalità. La credenza domina coloro che non sanno che la vita è un processo psicofisico privo di un’anima o di una persona. Tra quelli che hanno qualche conoscenza delle scritture buddhiste, la credenza è debole, ma la loro conoscenza teorica non li aiuta a superarla completamente. I meditatori che hanno avuto un chiaro insight della vera natura dell’insieme mente-materia attraverso la contemplazione sono di solito liberi dalla credenza nella personalità. Eppure potrebbero tornare ad essa se smettessero di contemplare prima di ottenere il Sentiero. Per quanto riguarda le persone comuni, la credenza nella personalità è profondamente radicata. Questo li induce a pensare che il soggetto agente di qualunque cosa facciano o pensino siano il sé o la personalità. Inoltre, coloro che credono nella totale estinzione dopo la morte, respingendo l’idea di una vita futura e dei risultati kammici, hanno la coscienza non salutare radicata nella credenza dell’annichilimento.
La coscienza radicata nella malevolenza è di due tipi: indotta e spontanea. La rabbia, l’invidia, l’ansia, l’afflizione, la paura e l’odio sono alcuni dei molti tipi di malevolenza.
La
coscienza radicata nell’ignoranza comprende dubbio e agitazione. I dubbi circa
il Buddha, il nibbāna, la dottrina
del non sé, e così via sono chiamati vicikicchā.
La mente è invece soggetta a uddhacca ogni
volta che vaga qua e là senza sosta.
Così il
kamma non salutare comprende otto tipi di coscienza basata sull’avidità, due
tipi di coscienza basata sull’avversione e due tipi di coscienza basata
sull’ignoranza.
Esso è opposto al kamma salutare,
che serve a purificare la mente e conduce a rinascite favorevoli con risultati kammici fortunati. Il kamma non salutare inquina
la mente e conduce a rinascite sfavorevoli con risultati kammici spiacevoli.
Le persone
compiono atti non abili alla ricerca della felicità. Uccidono, rubano, rapinano
o mentono per trarne vantaggio. Anche coloro che uccidono i loro genitori fanno
questo per raggiungere i loro scopi. Per esempio, il principe Ajātasattu uccise
suo padre per diventare re. Mal consigliato dal suo insegnante, Devadatta, egli
concluse che avrebbe regnato più a lungo se avesse ucciso suo padre e ne avesse
usurpato il trono. Per il suo grande crimine di parricidio (e di omicidio di
Uno che era entrato nella corrente, per giunta) egli fu colmo di rimorso che
gli provocò anche sofferenza fisica. Più tardi, fu ucciso dal suo stesso figlio
e rinacque in un inferno, dove ora sta soffrendo terribilmente per il suo
misfatto.
Al tempo
del Buddha Kakusandha, il Māra di nome Dūsī fece tutto il possibile per
danneggiare il Buddha e il Saṅgha. Non raggiungendo il suo scopo prese possesso
di un uomo e lapidò il capo dei discepoli del Buddha. Per questo orribile
crimine atterrò immediatamente nell’Avīci, il più basso dei trentuno regni.
Nell’esistenza come Māra aveva
dominato gli altri,
ma nell’Avīci egli giacque prostrato sotto i talloni dei guardiani dell’inferno. Aveva sperato di godere della realizzazione dei suoi progetti, ma ora dovette
soffrire per il suo kamma non salutare. Questo vale dappertutto per
coloro che compiono il male.
C’è anche
la speranza della felicità a motivare gli altri due tipi di azione: kamma
meritorio e kamma imperturbabile. Il kamma imperturbabile (āneñjābhisaṅkhārā) comprende
i quattro tipi di coscienza della sfera
immateriale. Āneñjā significa equanimità o auto-possesso. Un forte rumore vicino può disturbare un meditatore
assorbito in rūpa-jhāna, ma arūpa-jhāna è impenetrabile a tali
distrazioni. Arūpa-jhāna è di quattro
tipi a seconda del suo oggetto:
1.
La sfera dell’infinito spazio (ākāsānañcāyatana);
2.
La sfera dell’infinita coscienza (viññāṇañcāyatana);
3. La
sfera del nulla (ākiñcaññāyatana);
4. La
sfera del né percezione né non-percezione (nevasaññānāsaññāyatana).
Fine di Originazione 6. Questo sesto post conclude il 2° capitolo: Dall'ignoranza sorgono le formazioni mentali (saṅkhārā)
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