Non siamo fatti per essere felici, siamo fatti per
sopravvivere e per farlo dobbiamo creare e inventare: soluzioni, idee, ciò che
serve.
Le nostre menti sono progettate per occuparsi di
sopravvivere e sono brave a farlo. Sono costruite per determinare la prossima
cosa da "sistemare". Questa è una primaria e grande potenzialità.
È una caratteristica cognitiva che ci ha portato ad evolvere.
Abbiamo sviluppato tutte le principali attività umane: agricoltura, industria,
ricerca scientifica e medica, abbiamo inventato le religioni e gli ideali.
Tutto arriva da una delle molte specie di paura di cui ci circondiamo: morte,
disordine, fame, vuoto di significato. La parte del cervello che controlla la
ruminazione mentale controlla anche la creatività e non è una coincidenza.
Se senti che non riesci a smettere di preoccuparti, che
continui crearti problemi, che ti ritrovi sempre con quella sottile ansia che
spunta da un angolo all’altro della tua vita e che non riesci semplicemente a
sederti a goderti la vita ed essere grato e felice, tranquillo rilassati, non c'è
qualcosa di sbagliato in te. C'è qualcosa di sbagliato nella tua comprensione della mente
umana e della felicità. Non siamo costruiti per essere "felici" nel
modo un pò vago e confuso in cui pensiamo alla felicità: uno stato spensierato, grato, vagamente eccitato, circondato da affetto e
soddisfatto.
Ci siamo evoluti sopravvivendo e lo abbiamo fatto con la
nostra inventiva e le nostre potenzialità creative. La sofferenza si dissolve
quando ci concentriamo sulla creazione piuttosto che sullo stato emotivo.
Invece di pensare come il mondo ci fa sentire, concentriamoci su come
possiamo creare ciò che vogliamo nel mondo iniziando da ciò che esiste, non
deve essere necessariamente qualcosa di epico, ma può essere la nostra opera.
Il bene e il male diventano irrilevanti quando l'attenzione
non è su: "come posso essere felice?" oppure: “perché non posso essere felice
“, ma piuttosto "cosa posso creare da tutto questo?" Solo così gli
ostacoli diventano opportunità e la vita può diventare un viaggio incredibile.
Tutto è creativo: stai creando cellule e pensieri mentre
leggi queste parole, stai creando anidride carbonica mentre espiri. Quando
passi del tempo con qualcuno che ami stai creando la relazione. Ogni volta che
lavori stai creando un prodotto, forse del valore, stai creando abilità. Stai
sempre creando.
La sofferenza è ciò che accade quando smetti di creare.
Quando piuttosto che escogitare il prossimo passo per la tua vita, rimugini
sull'ultimo. Quando invece che immaginare opportunità in precedenza
inconcepibili, presumi che nulla di meglio è possibile. Quando non assumi il
controllo della tua vita e hai un atteggiamento di impotenza. Quando ti senti
indifeso la tua sofferenza diventa priva di significato. Quando ci concentriamo sulla creazione, il
disagio, perfino il dolore, diventa parte integrante del processo.
Smettiamo di dividere le nostre esperienze emotive tra "cose che ci fanno sentire bene" e "cose che non lo fanno", iniziamo invece a suddividere le esperienze in "cose proficue" e "cose che non sono proficue”. Scegliamo di evolvere e crescere. Liberiamo in maniera consapevole la nostra capacità di integrare, pensare, amare, essere.
La creatività non è una qualità esclusiva delle arti, non è
necessariamente un'esplosione di passione emotiva; può essere una scelta
abituale, una parte consapevole e integrata delle nostre vite.
In quella scelta, c'è un diverso tipo di felicità, che non è
passiva, ma attiva. Invece di cercare di raccogliere i benefici e la gioia del
mondo che altri hanno creato, imbarchiamoci nella nostra vera missione, che è
quella di creare noi stessi nel mondo.
È così che lasciamo un segno positivo intorno a noi.
È così che troviamo
la felicità vera, profonda, sostenibile.
Quando utilizziamo ciò che è dentro di noi per creare il
mondo intorno a noi.
Fantastico spunto di riflessione per ben preparare il fatidico lunedì..
RispondiEliminaBellissimo e profondo messaggio. Grazie
RispondiEliminaGrazie per la tua riflessione che è uno stimolo per tutti noi
RispondiEliminaIo vedo nella sofferenza (= ansia) la motivazione che mi spinge a reagire autodeterminarmi in continui passi successivi.
Ciao Giancarlo,
RispondiEliminaqui trovo l'essenza della pratica per me. Accettare quello che c'è e anzichè reagire implodendo nel vortice di continui stati mentali nocivi, rispondere osservando la realtà per come è, senza desiderare un'altra realtà. La vera e profonda accettazione è molto difficile, ma ha un germoglio molto profondo e importante: la libertà.
Grazie per le tue parole.