Introduzione ed enumerazione
Con questo post inizio la trattazione della materialità o rupa cosi come viene esposta nell'Abhidhammattha Sangha di Anuruddhacariya, e in particolare utilizzo la traduzione in inglese dalla lingua pali che ne fece Narada Thera.
Utilizzo questa risorsa in quanto, per quel che ne so è l'unica che poi è stata tradotta in italiano da E. Alfano e che è scaricabile da canonepali.net
Come al solito questo argomento è di
lettura poco scorrevole lo so, ma essendo una esposizione analitica delle
realtà fondamentali o ultime non mi riesce proprio di rendere il testo più
scorrevole. Come al solito cerco di semplificare la lettura ritoccando qui e là
il testo e suddivido la trattazione completa in diversi post che verranno
pubblicati in sequenza secondo la quintuplice suddivisione dell’analisi cosi come
esposta nel Manuale di Narada.
Riprendo qui i contenuti di un post precedente Rupa 1, integrandoli con l'introduzione per una migliore esposizione
Riprendo qui i contenuti di un post precedente Rupa 1, integrandoli con l'introduzione per una migliore esposizione
Introduzione
Vengono definiti in totale 28 Rupa. Viene spiegato come
sono, come sorgono e come periscono. Rupa
è la terza paramattha (realtà
assoluta) citata nell’Abhidhamma, ed
è uno dei due fattori prodotti, l’altro è nama
(mente). Cosi come nama, anche rupa
è qui analizzato in dettaglio
Il termine Rupa deriva dalla radice rup,
dissolversi, perire (nasa).
Secondo il Vibhavini Tika, rupa è ciò che si trasforma o assume una diversa modalità a causa della diverse condizioni fisiche di caldo, freddo, ecc. Da un punto di vista
Buddhista rupa non solo cambia, ma
perisce anche. Un singolo Rupa soltanto per
diciassette momenti di pensiero, cambia così rapidamente che uno non è mai simile all'altro.
Rupa è spiegato come ciò che si manifesta, è generalmente
tradotto con “forma”, “corpo”,
“materia”, “fisicità”, ecc. ed ha vari significati in base al contesto. Non
viene universalmente applicato un particolare ed unico significato.
Da un punto di
vista filosofico, “materia” è l’equivalente prossimo di rupa, anche se gli scienziati non riescono a definire la materia.
Bisogna notare che
la teoria atomica era già conosciuta in India ai tempi del Buddha. Secondo questa teoria paramanu era l’antico termine per
indicare il moderno atomo. Secondo gli antichi si credeva che ratharenu consista di:
- 36 tajjari;
- un tajjari, 36 anu;
- un anu, 36 paramanu
Tale paramanu era considerato invisibile, il Buddha analizzò tale paramanu e dichiarò che consiste di paramattha o entità assolute che non possono essere ulteriormente suddivise.
Le paramattha sono
- pathavi
- apo
- tejo
- vayo
Pathavi è l’elemento di estensione, il substrato della
materia. Senza di esso gli oggetti non possono occupare lo
spazio. Le qualità
di durezza e
morbidezza, puramente relative, sono due condizioni di questo particolare
elemento. Si può affermare che questo elemento è presente nella terra,
nell’acqua, nel fuoco e nell’aria. Ad esempio, l’acqua di sopra è supportata da
quella di sotto. E’ questo elemento di estensione in congiunzione con
l’elemento di moto che produce la pressione verso l’alto. Caldo o freddo è
l’elemento tejo, mentre la fluidità è l’elemento apo.
Apo è l’elemento di coesione. A differenza di pathavi è intangibile. E’ questo
elemento che rende le particelle di materia coese e fa nascere l’idea di
“corpo”. Quando i corpi solidi si fondono, tale elemento diviene molto prominente
nel liquido risultante.
Tale elemento si trova
persino nelle minuscole particelle quando i corpi solidi vengono ridotti
in polvere. Gli elementi di estensione
e di coesione sono così strettamente connessi che, quando cessa la coesione
scompare l’estensione.
Tejo è l’elemento di calore. Anche il freddo è una forma di tejo. Sia il caldo che il freddo fanno
parte di tejo poiché posseggono il
potere di maturare i corpi. Tejo, in
altre parole, è l’energia vitale. Anche conservazione e decadenza sono dovuti a tale elemento. A differenza degli altri tre
elementi essenziali della materia, questo elemento ha il potere di rigenerare
la stessa materia.
Vayo collegato al calore è , l’elemento di moto. I movimenti sono causati da questo elemento. Il moto è considerato come la forza o generatore di calore. “Moto e calore nel mondo materiale corrispondono rispettivamente alla coscienza e al Kamma in quello mentale.”
Questi quattro
elementi coesistono e sono inseparabili, ma uno può prevalere su un altro come, ad esempio, pathavi nella terra, apo
nell’acqua, tejo nel fuoco e vayo
nell’aria.
Sono anche
chiamati Mahabhuta o Grandi
Essenziali perché si trovano invariabilmente in
tutte le sostanze materiali che vanno dalla piccola ed infinitesimale
cellula all’oggetto molto più grande.
Da essi dipendono
le quattro qualità materiali sussidiarie del colore (vanna), odore (gandha),
gusto (rasa) ed
essenza nutritiva (oja).
Queste
otto forze e
qualità coesistenti formano un gruppo materiale chiamato “suddhatthaka rupa kalapa ottuplice gruppo materiale”.
I restanti venti
tipi di rupa sono lo stesso
importanti e verranno indicati e spiegati più avanti.
Bisogna notare
che il principio fisico vitale (rupa
jivitindriya) ed il sesso sono condizionati dal Kamma. La vita nella materia inorganica
dovrebbe essere differenziata dalla vita negli esseri animati.
Il fatto che i rupa sorgano in quattro modi come Kamma, mente, fenomeno, temporaneo e nutrimento,
rappresenta un nuova idea per i moderni filosofi. Tutte queste quattro forze, in larga misura, possono
essere controllate.
In un certo modo
siamo responsabili della creazione dei nostri fenomeni materiali, desiderabili
o indesiderabili.
Le tendenze Kammiche accumulate, create dalle persone
durante le loro vite precedenti, giocano a volte un importante ruolo, rispetto alle cellule ed ai geni ereditati, nella formazione di caratteristiche fisiche.
Analisi
della Materia - Rupa
L’analisi della materia viene
esposta secondo questa quintuplice sequenza:
- l’enumerazione, o breve esposizione – samuddesa
- le divisioni, o l’analisi - vibhaga
- il sorgere, il sorgere dei differenti costituenti – samutthana
- i gruppi, le diverse composizioni di rupa – kalapa
- come accadono, cioè come i rupa hanno luogo in base agli stati d’esistenza, al tempo e alle classi degli esseri - pavattikkama
Iniziamo quindi
con l’Enumerazione o samuddesa
La Materia è innanzitutto duplice, viene enumerata in questo modo:
- nei quattro Grandi Essenziali - Mahabuthani : i quattro Grandi Essenziali sono gli elementi materiali fondamentali che sono inseparabili. Ogni sostanza materiale, dalla più piccola particella all’oggetto più grande, consiste di questi quattro elementi che posseggono caratteristiche specifiche.
- nelle qualità materiali da loro derivate. Upadaya-rupani che sono proprietà materiali secondarie o derivate che dipendono dai Grandi Essenziali, ad esempio gli essenziali sono come la terra e i derivati come gli alberi.
Da questa prima suddivisione si
formano undici specie.
(1) Le qualità essenziali
materiali: L’elemento di estensione - terra Pathavi-dhatu il termine Pāli significa ciò che porta i propri segni
distintivi. L’elemento è l’equivalente più vicino di dhatu. Pathavi
dhatu, letteralmente significa l’elemento terra. Così chiamato perché è
come la terra che funge da supporto o da sostegno agli altri rupa coesistenti. Pathavi (Sanscrito: prthivi),
scritto anche pathavi, puthavi, puthuvi , deriva dalla
radice puth, espandere, estendere. Finora, anche se in modo non
molto soddisfacente, l’equivalente più vicino per pathavi-dathu è
“l’elemento di estensione”. Senza di esso gli oggetti non possono occupare lo
spazio. Durezza e morbidezza sono caratteristiche di questo elemento. L’elemento
di coesione - acqua (Apo-dhatu lett. Elemento fluido. Apo deriva
dalla radice ap. Arrivare, o da ā + radice
di pay, crescere, sviluppare. Esso è l’elemento di coesione.
Secondo il Buddhismo è questo elemento che rende differenti le particelle della
materia coesa, e quindi le impedisce di dividersi. Fluidità e contrazione sono
le proprietà di questo elemento. Il freddo non è una caratteristica di questo
elemento). L’elemento di calore - fuoco (Tejo-dhatu -
lett. Elemento fuoco, è inteso come “elemento di calore”. Tejo deriva
dalla radice tij, maturare, migliorare. Vivacità e maturità sono
dovute alla presenza di questo elemento. Caldo e freddo sono le proprietà
di tejo. Tejo intenso è calore, leggero tejo è
freddo; apo e tejo possono anche coesistere e
fusi insieme). L’elemento di moto - aria o vento (Vayo-dhatu –
lett. Elemento aria, inteso come elemento di moto. Vayo deriva
dalla radice vay, muovere, vibrare. Moto, vibrazione, oscillazione
e pressione sono causate da questo elemento).
(2) Le qualità materiali
sensibili, cioè: occhio, orecchio, naso, lingua e corpo ( Pasada-rupa –
Sono le parti sensibili dei cinque organi – occhio, orecchio, naso, lingua e
corpo. Tendono a chiarire le coesistenti qualità materiali. L’occhio fisico
percettibile, ad esempio, è sasambhara cakkhu o occhio
composito, che consiste di quattro bhuta-rupa, di quattro upada-rupa (colore,
gusto, odore e linfa), e jivitindriya (vitalità). La parte
sensibile che si trova al centro della retina e che permette di vedere gli
oggetti è cakkhu pasada. Questa è la base della coscienza visiva (cakkhu
viññana) e diviene lo strumento per il processo di pensiero della porta
dell’occhio (cakkhu- dvaravithi). Il desiderio di vedere tende a
sviluppare il senso della vista. L’occhio, quindi, consiste di dieci qualità
materiali di cui uno è pasada. Gli altri pasada-rupa devono
compresi allo stesso modo. I pasada-rupa dell’orecchio, del
naso e della lingua sono nei loro rispettivi centri, mentre il kaya-pasada-rupa è
diffuso per tutto il corpo tranne nei capelli, sulla punta delle unghie e sulla
pelle avvizzita.
(3) Oggetti materiali (Gocararupa:
campi sensoriali che servono come supporto per le cognizioni sensoriali
sorgenti), cioè: forma (colore e forma sono compresi con questo termine),
suono, odore, gusto e tangibilità (Phottabba – grazie alla sua delicatezza,
l’elemento di coesione (apo) non può essere sentito dal senso del tatto.
Soltanto gli altri tre Elementi Fondamentali sono considerati come tangibili.
Nell’acqua, ad esempio, il freddo percepito è tejo, la morbidezza
è pathavi e la pressione è vayo. Non si può
toccare apo in quanto la coesione è la sua proprietà) che si
trovano nei tre Essenziali, non nell’elemento di coesione.
(4) Le qualità materiali del
sesso, cioè: femminilità e mascolinità (sono collettivamente chiamati nella
forma abbreviata bhava-rupa, lo stato per mezzo del quale vengono
distinti mascolinità e femminilità).
(5) La qualità materiale di
base, cioè: base della mente/cuore (Hadayavatthu – La sede
della coscienza. Il Dhammasangani omette questo rupa.
Nell’Atthasalini hadayavatthu invece viene spiegato come cittassa
vatthu (base della coscienza). E’ chiaro che il Buddha non assegna
definitivamente una specifica sede della coscienza, come fece per gli altri
sensi. Era la teoria del cuore (l’idea dove il cuore è la sede della coscienza)
che prevaleva nella Sua epoca, e questa era evidentemente sostenuta dalle Upanishad.
Il Buddha poteva accettare tale teoria, ma in realtà non si impegnò molto per
accettarla. Nel Patthana, il Libro delle Relazioni, il Buddha si riferisce
alla base della coscienza in termini indiretti come “yam rupam nissaya –
che dipende da quella realtà materiale”, senza specificare se tale base fosse
nel cuore (hadaya) o nel cervello. Ma, secondo i punti di vista di
commentatori come il Venerabile Buddhaghosa e Anuruddha, la sede della
coscienza si trova senza dubbio nel cuore. Comunque, il Buddha né accettò né
rifiutò tale teoria del cuore.
(6) La qualità materiale di
vita, cioè: il principio vitale (Jivitindriya) Vi è vitalità sia
nella mente sia nella materia. La vita psichica, la quale è uno dei 52 stati
mentali cetasika e la vita fisica, la quale è uno dei 28 rupa,
sono caratteristiche essenziali del cosiddetto essere. La vita psichica è uno
dei 7 universali e la vita fisica viene associata con quasi tutti i gruppi
materiali tranne la materia morta. Simultanea al sorgere della coscienza di
rinascita, la vita fisica nasce anche insieme con gli iniziali gruppi
materiali. Jivita è qualificata da indriya poiché
possiede un’influenza dominante sugli altri coefficienti in loro vivificanti).
(7) La qualità materiale di
nutrimento, cioè: cibo commestibile (Kabalikaro aharo – così
chiamato poiché il nutrimento grossolano viene assunto a bocconi. Qui ahura significa
essenza nutritiva che sostiene il corpo fisico. Nella frase sabbe satta
aharatthitika, tutti gli esseri vivono con nutrimento ahara significa
una condizione (paccaya).
Cosi sono raggruppati questi 18 tipi
di qualità materiali:
(i) secondo le loro caratteristiche
innate (In base alle loro principali caratteristiche come durezza, fluidità,
ecc.),
(ii) secondo i loro rispettivi segni
(Salakkhanarupa così chiamati poiché sorgono con i segni distintivi
inerenti dell’impermanenza (anicca), sofferenza (dukkha) e non-sé
(anatta).
(iii) come condizionato (Nipphannarupa,
cioè prodotto dalla mente kammica)
(iv) come mutevole (Ruparupa,
qui il primo termine rupa viene usato nel suo significato
etimologico, cioè abilità di cambiamento, come nella frase Pāli – dukkha-dukkha.)
(v) come adatti alla contemplazione
(Sammasanarupa, poiché permette di utilizzarli come oggetti adatti per
la contemplazione o per la meditazione di visione profonda.)
(8) La qualità materiale
limitata, cioè: l’elemento dello spazio (Akasadhatu, i commentatori
di Ceylon fanno derivare akasa da ā + radice kas, arare. Poiché non
esiste aratura come sulla terra, lo spazio è chiamato akasa.
Secondo il Sanscrito, akasa deriva da ā + radice kas,
guardare, riconoscere. Secondo il Ven. Ledi Sayadaw deriva da ā +
radice kas, brillare, apparire. Akasa è lo spazio che in
sé è vacuità e come tale è eterno. Akasa è un dhatu nel
senso di non-entità (nijjiva), non come un elemento esistente come i
quattro Essenziali. Per akasa, come uno dei 28 rupa, si intende non
tanto lo spazio esterno come lo spazio interatomico che “limita”o separa i
gruppi materiali (rupakalapa). Nell’Abhidhamma è
considerato come un “pariccheda-rupa”. Sebbene akasa non
sia una realtà oggettiva, in quanto è associata con tutte le unità materiali
che sorgono in quattro modi, l’Abhidhamma afferma che lo è, ed
è anche prodotto dalle stesse quattro cause come Kamma, cambiamenti
temporali e nutrimento. Simultaneo al sorgere e al perire dei rupa
condizionati, anche akasa rupa sorge e perisce).
(9) La qualità materiale
comunicante cioè: imposizione fisica e vocale (Viññati) è
ciò che mediante la quale si comunicano le proprie idee ad un altro e si
capiscono le intenzioni dell’altro. E’ fatta sia d’azione che di parola – kaya-viññati
e vaci- viññati. Il primo è causato dall’elemento-aria (vayo-dhatu)
prodotto dalla mente (cittaja); il secondo dall’elemento- terra prodotto
dalla mente. La durata di viññati è soltanto di un momento di
pensiero).
(10) Le qualità materiali
mutevoli (Vikararupa) Abilità di cambiamento di rupa),
cioè: leggerezza materiale (Lahuta denota la salute fisica ed è
paragonabile ad una sbarra di ferro riscaldata per tutto il giorno), morbidezza
(Muduta è paragonabile ad una pelle ben trattata), adattabilità (Kammaññata è
l’opposto della rigidità del corpo ed è paragonabile all’oro ben inciso) e le
due forme di imposizione.
(11) Caratteristiche delle
qualità materiali (Lakkhanarupa), cioè: produttività materiale,
continuità, decadimento e impermanenza, così chiamati perché assumono
caratteristiche distinguibili in fasi diverse, come il sorgere (upada),
la staticità (thiti) e la dissoluzione (bhanga)
Upacaya significa il primo sorgere. Qui “upa” viene usato nel senso di primo. Il sorgere delle prime tre decade – kaya, bhava e vatthu – al momento del concepimento è considerato come upacaya. Il successivo sorgere delle tre decadi dalla fase statica della coscienza di rinascita durante la vita è considerato come santati. Upacaya e santati a volte sono trattati come jati, nascita. Quindi il numero di rupa ammonta a 27 invece di 28.
Il temine vitale di rupa condizionato è normalmente di 17 momenti di pensiero o di 51 minori istanti di pensiero. Il primo momento di pensiero è come upacaya, l’ultimo è come aniccata, i 15 intermedi sono come jarata.
Upacaya significa il primo sorgere. Qui “upa” viene usato nel senso di primo. Il sorgere delle prime tre decade – kaya, bhava e vatthu – al momento del concepimento è considerato come upacaya. Il successivo sorgere delle tre decadi dalla fase statica della coscienza di rinascita durante la vita è considerato come santati. Upacaya e santati a volte sono trattati come jati, nascita. Quindi il numero di rupa ammonta a 27 invece di 28.
Il temine vitale di rupa condizionato è normalmente di 17 momenti di pensiero o di 51 minori istanti di pensiero. Il primo momento di pensiero è come upacaya, l’ultimo è come aniccata, i 15 intermedi sono come jarata.
Aniccata è la dissoluzione di rupa. In poche parole, vi
sono solo tre lakkhanarupa, cioè: nascita, crescita-decadimento e morte.
Aniccata è anche sinonimo di marana (morte). L’intero intervallo
tra nascita e morte costituisce sviluppo o decadimento.
Con l’eccezione dei cinque rupa, cioè due viññati, jati, jara e aniccata; i rimanenti 23 rupa durano 17 momenti di pensiero. In questo caso si intende per produttività e continuità la qualità materiale della nascita.
Con l’eccezione dei cinque rupa, cioè due viññati, jati, jara e aniccata; i rimanenti 23 rupa durano 17 momenti di pensiero. In questo caso si intende per produttività e continuità la qualità materiale della nascita.
In questo modo gli undici tipi di
qualità materiali sono trattati come 28 in base alle
proprietà intrinseche. Come?
- Essenziali 4, organi sensoriali 5, oggetti 5, sesso 1, cuore 1, vitalità 1 e nutrimento 1, sono quindi 18 come materia.
- Limitazione (spazio) 1, imposizione 1, abilita di cambiamento 4 e caratteristiche 4, sono quindi 10 e sono condizionati (dal kamma).
In tutto ve ne sono 28. Questa e
l’enumerazione della materia.
La fonte utilizzata è L'abhidhammatta Sangaha di Narada Thera (trad. italiana) pubblicata su
www.canonepali.net
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