Generalmente, nella modalità ordinaria del nostro flusso di coscienza, ciò che immediatamente segue i primi momenti di cognizione sono sensazioni primitive, reazioni emozionali, pensieri discriminanti, riflessioni o propositi di azioni.
Se qualcuno, la cui mente non sia armonizzata e controllata grazie all’addestramento meditativo, si occupasse di dare uno sguardo un poco più curioso, investigativo e ravvicinato del solito ai propri pensieri ed attività di ogni giorno si troverebbe ad osservare uno spettacolo piuttosto sconcertante. Fuori da quei pochi canali principali di pensieri e attività intenzionali incontrerebbe una massa intrecciata di percezioni, pensieri, sensazioni, emozioni e casuali movimenti del corpo che mostrano una situazione di disordine e casualità che certamente nessuno gradirebbe avere nel suo salotto.
La prima cosa che incontriamo è una vasta massa caotica di impressioni sensoriali: oggetti della vista, suoni, ecc. che attraversano di continuo la nostra mente; la maggioranza dei quali rimane vaga e frammentaria e alcuni di essi sono anche basati su percezioni sbagliate e fraintendimenti. Essi spesso formano la base incontrollata per formulare giudizi e decisioni che vengono poi presi da livelli superiori della coscienza.
Accanto a queste impressioni sensoriali casuali ci sono quelle più significative e definite: percezioni, pensieri, sensazioni e volizioni che sono in una più stretta connessione con i nostri propositi di vita. Anche qui scopriamo che la gran parte di esse è in uno stato di trasandata confusione, innumerevoli correnti di pensiero sorgono, svaniscono e sfilano attraverso la mente; frammenti e code di pensieri incompleti, emozioni travolgenti e coinvolgenti, altre trattenute o represse, molti di questi eventi mentali muoiono prematuramente a causa della loro natura intrinsecamente debole, della mancanza di concentrazione o poiché vengono soppresse da nuove e più forti impressioni.
Osservando la nostra mente noteremo con quanta facilità i nostri pensieri cambino direzione o cessino improvvisamene e quanto spesso si comportino come litiganti indisciplinati, interrompendosi continuamente gli uni con gli altri e rifiutandosi di ascoltare gli argomenti delle altre parti.
Molto abilmente evitiamo di farci carico di quelle linee di pensiero che restano rudimentali e non si traducono in volontà ed azione perché manca il coraggio di accettarne le conseguenze pratiche, etiche, morali e intellettuali.
Più da vicino osserviamo la media delle nostre percezioni, pensieri o giudizi e più dovremo ammettere che molti di essi sono irrealizzabili. Sono solo il prodotto dell’abitudine guidati da: pregiudizi intellettuali, ambizioni, conformismi ideologici, preferenze e avversioni, osservazioni sbagliate o superficiali, viziate da pigrizia od egoismo. Un tale sguardo a questi troppo spesso trascurati quartieri della mente può rappresentare un sano shock per l’osservatore, convincendolo della necessità di prendersi cura di quelle regioni in continuo movimento sotto il sottile strato superficiale della mente ordinaria. Si tratta di zone oscure e crepuscolari che lasciano pochi spazi ai settori della mente che si muovono alla luce della volontà dei propositi e nella chiarezza delle cognizioni, indebolendo la forza e la lucidità della coscienza nel suo insieme.
Potrebbe risultare chiaro a questo punto che la qualità e l’efficacia di una coscienza individuale non può essere valutata in base ai risultati ottenuti grazie all’attività mentale di brevi e intermittenti periodi. Il fattore decisivo per determinare qualità ed efficacia è la comprensione di ciò che avviene a livello fisico e mentale, di come questi livelli di esperienza si condizionino reciprocamente per configurare quell’orizzonte degli eventi che costituisce il senso di realtà che momento dopo momento prende corpo nel flusso della coscienza.
Solo una deliberata attività di osservazione volta alla chiara comprensione può cambiare qualcosa. Dobbiamo saperlo con chiarezza, si tratta di una decisione, di una intenzione precisa volta a sconfiggere ignoranza e illusione per coltivare consapevolezza, l’insight, la saggezza discriminante e il conseguente auto-controllo consapevole.
Ma per penetrare il reale potere della consapevolezza è necessario iniziare a capirla e coltivarla nella sua forma basica e non contaminata da altri fattori mentali: quella che potremmo chiamare nuda attenzione. Per nuda attenzione si intende la chiara vigilanza mentale di ciò che realmente succede in noi nei momenti successivi alla percezione; viene detta nuda perché si attiene in modo schietto ai fatti della percezione senza reagire ad essi con azioni, discorsi o commenti mentali.
Nello sviluppo metodico della consapevolezza, con lo scopo di dispiegarne i suoi poteri latenti, la nuda attenzione è mantenuta tanto quanto la forza della nostra concentrazione lo consente. In questo modo diventa la chiave di volta della pratica meditativa, aprendo le porte al dominio della propria mente e alla “liberazione”. Qui entra in gioco un altro fattore mentale cruciale per la pratica meditativa “la concentrazione”, quel fattore mentale che ci fornisce la capacità di restare lì, intensi, energetici su ciò che stiamo sperimentando.
Vi sono quattro aspetti della nuda attenzione che costituiscono le sorgenti principali del potere della consapevolezza. Essi non sono solo le fonti della sua forza, ma sono anche gli aspetti principali a cui è dovuta la sua efficacia come metodo di sviluppo mentale.
Questi quattro aspetti sono:
- la funzione di mettere ordine e di nominare-etichettare, catalogare
- è una procedura non-violenta, non-coercitiva
- possiede la capacità di fermarsi e rallentare
- la direzionalità della visione conferita dalla nuda attenzione
Proprio in quel territorio si muove libera e potente l’illusione, l’ignoranza sulla vera natura della realtà, quello è il terreno fertile per l’insoddisfazione, per quel Dukkha che il Buddha ci indica come la condizione di sottile imperfezione che tutto pervade.
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