mercoledì 3 giugno 2015

Non si può restare sempre lassù.....

.....Non si può restare sempre sulle vette, bisogna sempre ridiscendere...
A che pro allora? Ecco: l'alto conosce il basso, il basso non conosce l'alto. Salendo devi sempre prendere nota delle difficoltà del tuo salire; finchè sali, puoi vederle. Nella discesa non le vedrai più, ma saprai che ci sono, se le hai osservate bene.
Si sale, si vede. Si ridiscende, non si vede più; ma si è visto. Esiste un'arte di dirigersi nelle regioni basse per mezzo del ricordo di quello che si è visto quando si era più in alto.
Quando non è più possibile vedere, almeno è possibile sapere....

Renè Daumal - il Monte Analogo, romanzo d'avventure alpine non euclidee e simbolicamente autentiche.

Questo breve brano dal singolare libro di Daumal, ci dice qualcosa sulla relazione che intercorre tra quei momenti della nostra vita che dedichiamo alla meditazione, dai quali dobbiamo inevitabilmente uscire per tornare alle nostre vite e quei momenti che compongono il nostro vivere quotidiano.

Forse per riferirci alle nostre esperienze meditative potrebbe essere più appropriato parlare di profondità, di intensità, invece che di altezze, ma ciò che rende la metafora di Daumal calzante è la transitorietà dell'esperienza meditativa.

Proprio come sulla vetta di una montagna l'esperienza di colui che sale giunge al suo culmine nel momento in cui il suo sguardo abbraccia gli ampi e sconfinati panorami che da lì si aprono.
Nell'esperienza meditativa viceversa lo yogi si muove lungo il sentiero delle esperienze interiori. Quanto più profonde esse sono, tanto più sono incisive le impressioni sul continuum della coscienza che quelle esperienze lasciano. Altri sono i panorami, non meno ampie però sono le visioni che si aprono sui vasti e infiniti territori che possono presentarsi all'orizzonte degli eventi.

Ma sia l'alpinista che lo yogi non possono fermarsi lì, devono tornare. Quello che portano con sè segnerà il loro ritorno. L'alpinista verso le valli e le pianure, con le loro nebbie, le foschie, le vedute anguste. Lo yogi verso l'incontro con il mondo 'là fuori', dove il silenzio lascia il posto al clamore, dove i flussi emotivi e di pensiero non sono più solo il manifestarsi dell'esperienza interiore, ma si fondono e vengono sollecitati dalle vite degli altri.
Uno dei paradossi per lo yogi è che tra gli altri, 'là fuori', reincontra sè stesso, cosa accadrà?

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