La parola nobiltà a cui alludo qui non si riferisce ai cavalieri, alle corti medioevali o a qualche titolo retaggio di decaduti sistemi sociali di censo. La parola nobiltà trova la sua origine nella radice greca 'gno', la stessa della parola gnosi, che significa: 'saggezza' oppure 'conoscenza interiore'. Il termine 'nobiltà', si riferisce quindi a ciò che è elevato, che si distingue nei valori etici di comportamento.
Come collegarci intuitivamente con questa qualità in noi stessi e nelle persone che abbiamo intorno? Possiamo trovare il nostro modo personale di percepire la bontà innata nelle persone intorno a noi? Non è facile, anche perchè molto spesso siamo noi stessi a non credere in questa possibilità.
Interessante a questo proposito
ciò che riporta un noto analista Junghiano R.Johnson, nel suo lavoro, ha notato e riporta: '...molti di noi trovano difficile credere alla propria bontà d'animo, sembra più facile scambiare per essenza fondamentale del carattere le nostre peggiori paure, i pensieri più neri, i desideri più comuni e volgari, quei tratti che Jung ha definito "la nostra ombra".
Apparentemente sembra più destabilizzante scoprire e stare in contatto con la nobiltà d'animo che fa parte del nostro carattere piuttosto che scoprire e sentirsi un 'poco di buono'. La nostra sensazione di essere persone limitate è diventata una abitudine così forte che senza di essa temiamo di 'non saper stare al mondo'...
D'altro canto riconoscere pienamente la nostra dignità, la nostra bontà, la nostra nobiltà d'animo ci potrebbe richiedere radicali cambiamenti di vita, concessioni insopportabili, potrebbe richiederci qualcosa di enorme.
Ma da qualche parte dentro di noi la scintilla è viva, da qualche parte nel flusso della nostra coscienza sappiamo che possiamo essere qualcosa di più di quella identità spaventata e danneggiata. Ognuno, dentro di sè, deve riuscire a trovare la via verso l'integrità e la libertà di essere degni della vita che stiamo vivendo.
Forse intorno a noi gli esempi non sono dei migliori, forse ogni volta che sentiamo le notizie che ci giungono dal mondo la frustrazione e la tristezza ci invadono e ci sentiamo impotenti. Ma non è cosi, o perlomeno non solo.
Intorno a noi c'è il Dukkha, la sofferenza, l'insoddisfazione, l'imperfezione che si manifestano nelle loro molteplici modalità, ma noi non siamo impotenti, possiamo decidere, possiamo scegliere, forse non cambieremo le sorti del mondo, ma non siamo impotenti....noi possiamo...
In merito al concetto junghiano di ombra, se vi interessa approfondire il tema, vi segnalo il libro "il potere nascosto dell'ombra-trasforma la tua parte oscura nella tua migliore alleata" di Vercelli-d'Albertas e gli interessanti documentari della collezione il Filo d'oro del regista Werner Weick, trasmessi dalla Televisione svizzera Italiana, che sono consultabili su you tube
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=AKnvV4RT4vM
https://www.youtube.com/watch?v=Pl_DVNIqr-U
https://www.youtube.com/watch?v=J8Pv4XRC1bo
Vi cito la bellissima introduzione dei documentari:
"Fin dai tempi più antichi, il "Filo d’oro" è il simbolo di un sapere che nasce dall’esperienza personale e che è libero dai condizionamenti istituzionali.E’ un filo perchè rappresenta la continuità di un’esperienza sempre antica e sempre nuova ed è esile perchè in ogni generazione questa consapevolezza viene mantenuta da una minoranza di individui. Questo filo è d’oro perchè immortale: resta sempre, anche nei periodi più caotici ed oscuri, a volte più apparente, a volte più nascosto."
E la citazione di krishnamurti:
"C'è una rivoluzione che dobbiamo fare se vogliamo sottrarci all'angoscia, ai conflitti e alle frustrazioni in cui siamo afferrati. Questa rivoluzione deve cominciare non con le teorie e le ideologie, ma con una radicale trasformazione della nostra mente". Jiddu Krishnamurti
Eugenio C.