I nostri mondi sono differenti anche perché ognuno può passare da un mondo ad un altro mondo. Qualche volta il passaggio è lento altre volte rapido. Se sei un pittore e a un certo punto sali sulla montagna, cambieranno le tue prospettive e visioni; se sei un minatore, esci dalle gallerie e dalle viscere del monte, te ne vai sulla cima e vai a sciare, sarai inondato di luce e spazi che cambieranno completamente tutte le tue percezioni, visioni, i tuoi desideri, pensieri, emozioni, lo stato generale della coscienza.
Se stai guidando un’auto il senso del mondo che scorre intorno a te, i tuoi desideri, i tuoi diritti e i tuoi doveri, il senso del tempo sono diversi da quelli di un pedone o di un ciclista, ma tutto cambia repentinamente quando scendiamo dall’auto e cominciamo a camminare o a pedalare. Spesso lo stato della coscienza cambia completamente assieme alla transumanza delle identità che assumiamo.
Ci alziamo al mattino e in famiglia comportamenti, pensieri, emozioni compongono una identità che può cambiare anche in maniera radicale quando entriamo nel luogo dove lavoriamo o svolgiamo le nostre attività professionali. Quando, finito il lavoro entriamo in palestra per una classe di yoga, una partita di calcetto, tennis o un corso di pasticceria di nuovo tutto è pronto a cambiare in sintonia con le passioni che abbiamo scelto per il nostro tempo libero.
Ogni singolo stato
dell’essere, di fatto, ricrea un suo mondo separato e, in questi mondi,
interpretiamo differenti identità, che a loro volta generano desideri,
emozioni, stati mentali.
Il Buddha ha descritto in modo preciso questa esperienza e l'ha chiamata: ‘bhava’ – ‘divenire’; Bhava è un termine derivato dal verbo bhavati, ‘essere’ o ‘diventare’. Egli era interessato al divenire come un processo, o un insieme di eventi, e ai modi in cui si verifica - inizia si dispiega e termina - ecco perché nel buddhismo il termine ‘bhava’ viene tradotto con ‘divenire’. Non è qualcosa che ha a che fare tanto con ‘l’essere’ o con qualche idea di ‘essenza’ assoluta o metafisica. Il Buddha con ‘bhava’ ci indica qualcosa che è prodotto momento dopo momento dalla attività delle nostre menti.
Nella catena della co-produzione condizionata bhava precede jati – ‘la nascita’. Che questa nascita dia origine a una nuova vita, a un pensiero, ad una azione o una identità non cambia il fatto che jati a sua volta precede quell’insieme di eventi destinati invariabilmente a generare il ‘dukkha’ – la sofferenza, l’insoddisfazione, l’incompletezza.
Per questo tutto l’insegnamento del Buddha si è focalizzato sul modo di porre termine al divenire; ricercandone e trovandone le cause nel sorgere del desiderio e nell’aggrapparsi ad esso. Questo è il compito che il Buddha ci indica come: ‘fare ciò che deve essere fatto’, come il compimento della vita saggia.
Le abilità necessarie a cogliere, per sentirli appieno, i momenti in cui ci trasformiamo, cambiamo devono venir affinate e completate per consentire alla presenza mentale di svolgere il suo compito di 'controllore e supervisore del traffico' .
La capacità di penetrare i processi di creazione e generazione, per coglierne i segni al loro sorgere, sono qualità umane che necessitano di essere sviluppate, coltivate, fino a condurci dove sorgono il desiderio e repulsione. In quell'istante in cui, un semplice pensiero, una immagine mentale, un ricordo, uno stimolo sensoriale inizia il suo percorso per diventare realtà.
Solo in quel momento possiamo davvero fare la differenza, possiamo diventare finalmente consapevoli dei meccanismi profondi e primari che, nella mente, governano le nostre scelte e le nostre azioni.
Volete provare? Benvenuti a bordo…….il Flying Goose Club è qui per voi
Il Buddha ha descritto in modo preciso questa esperienza e l'ha chiamata: ‘bhava’ – ‘divenire’; Bhava è un termine derivato dal verbo bhavati, ‘essere’ o ‘diventare’. Egli era interessato al divenire come un processo, o un insieme di eventi, e ai modi in cui si verifica - inizia si dispiega e termina - ecco perché nel buddhismo il termine ‘bhava’ viene tradotto con ‘divenire’. Non è qualcosa che ha a che fare tanto con ‘l’essere’ o con qualche idea di ‘essenza’ assoluta o metafisica. Il Buddha con ‘bhava’ ci indica qualcosa che è prodotto momento dopo momento dalla attività delle nostre menti.
Nella catena della co-produzione condizionata bhava precede jati – ‘la nascita’. Che questa nascita dia origine a una nuova vita, a un pensiero, ad una azione o una identità non cambia il fatto che jati a sua volta precede quell’insieme di eventi destinati invariabilmente a generare il ‘dukkha’ – la sofferenza, l’insoddisfazione, l’incompletezza.
Per questo tutto l’insegnamento del Buddha si è focalizzato sul modo di porre termine al divenire; ricercandone e trovandone le cause nel sorgere del desiderio e nell’aggrapparsi ad esso. Questo è il compito che il Buddha ci indica come: ‘fare ciò che deve essere fatto’, come il compimento della vita saggia.
Le abilità necessarie a cogliere, per sentirli appieno, i momenti in cui ci trasformiamo, cambiamo devono venir affinate e completate per consentire alla presenza mentale di svolgere il suo compito di 'controllore e supervisore del traffico' .
La capacità di penetrare i processi di creazione e generazione, per coglierne i segni al loro sorgere, sono qualità umane che necessitano di essere sviluppate, coltivate, fino a condurci dove sorgono il desiderio e repulsione. In quell'istante in cui, un semplice pensiero, una immagine mentale, un ricordo, uno stimolo sensoriale inizia il suo percorso per diventare realtà.
Solo in quel momento possiamo davvero fare la differenza, possiamo diventare finalmente consapevoli dei meccanismi profondi e primari che, nella mente, governano le nostre scelte e le nostre azioni.
Volete provare? Benvenuti a bordo…….il Flying Goose Club è qui per voi
grazie.
RispondiEliminaeh.. beh! Qui ti ho chiamata in causa
RispondiElimina