martedì 2 dicembre 2014

Satipatthana vipassana e neuroni specchio, interessanti analogie.





Nel satipatthana sutta le istruzioni del 'refrain', dove sono elencate le istruzioni che lo yogi deve applicare nello svolgimento della pratica verso ognuno dei 4 fondamenti di sati(consapevolezza), la prima di queste istruzioni è quella della contemplazione internamente e esternamente...

…”Così egli si dedica alla contemplazione del corpo nel corpo internamente, alla contemplazione del corpo nel corpo esternamente, o contemplando il corpo nel corpo internamente ed esternamente. Egli contempla il sorgere dei fenomeni nel corpo, oppure contemplando il dissolversi dei fenomeni nel corpo, oppure contemplando il sorgere ed il dissolversi dei fenomeni nel corpo. La sua presenza mentale è stabilizzata nel conoscere: "esiste un corpo", nella misura necessaria per la consapevolezza e la conoscenza, e vive distaccato, senza aggrapparsi a nulla in questo mondo. Così pure, o monaci, un monaco vive nella contemplazione del corpo nel corpo….”

Interessante è rilevare come esista una base neurologica relativa alla nostra capacità di entrare in contatto con le emozioni e gli stati mentali delle persone intorno a noi. 

Tra gli anni '80 e '90 del secolo scorso un gruppo di ricercatori dell'Università di Parma (coordinato da Giacomo Rizzolatti e composto da Luciano Fadiga, Leonardo Fogassi, Vittorio Gallese e Giuseppe di Pellegrino) ha iniziato a dedicarsi allo studio della corteccia premotoria. Che cosa hanno scoperto?

Attraverso studi di risonanza magnetica, si è potuto constatare che i medesimi neuroni attivati dall'esecutore durante l'azione, vengono attivati anche nell'osservatore della medesima azione. Ovvero, quando osserviamo un nostro simile compiere una certa azione si attivano,
nel nostro cervello gli stessi neuroni (le cellule che compongono il cervello) che si attivano quando siamo noi a compiere quella stessa azione. Per questo possiamo imitare l'azione altrui, perché il nostro cervello risuona, per dir così, assieme a quello della persona che stiamo osservando. Si tratta di un meccanismo cerebrale fondamentale, perché permette una sorta di comunicazione non linguistica fra i cervelli. C'è di più: se quel che fai tu è simile a quel che faccio (o potrei fare) io, allora io sono in qualche modo tuo simile, e viceversa. La soggettività umana, ma probabilmente anche quella di animali diversi dall'Homo sapiens, nasce attraverso meccanismi cerebrali di questo tipo.
Il significato profondo di "sistema specchio
Il grande fisico, matematico ed epistemologo Henri Poincaré sosteneva (1913) che le coordinate spaziali intorno al nostro corpo e quindi il nostro rapporto con gli oggetti e le persone che ci circondano coinvolgevano le parti fondamentali del nostro sistema nervoso, per cui il coordinamento con il nostro "esterno" non sarebbe una conquista dell'individuo ma della specie.
Questo ha messo in luce come la reciprocità che ci lega all'altro sia una nostra condizione naturale, pre-verbale e pre-razionale.

Detto altrimenti, l'animale umano scopre se stesso come ‘quel certo corpo che sente grazie alla propriocezione’ e anche come ‘quella certa soggettività che sorge attraverso i pensieri, le idee, le emozioni’, soltanto attraverso la relazione con l'altro. La più importante conseguenza psicologica e filosofica di questa scoperta è che, contro la tendenza individualistica prevalente nella psicologia contemporanea e in particolare nelle scienze cognitive, la soggettività animale, e umana in particolare, è in realtà una intersoggettività originaria.

Si tratta di un percorso di ricerca iniziato da tempo, ma che negli ultimi vent'anni ha condotto alla scoperta di due importanti tipologie di neuroni, entrambi implicati nel nostro
rapporto con gli oggetti:
•    un primo gruppo detti ‘neuroni canonici’ legato alla visione di un oggetto, che ci consente di prevederne le caratteristiche, come peso, forma e dimensione, ancor prima di averlo afferrato, dandoci così la possibilità di entrare in interazione con esso calibrando anticipatamente la forza e la posizione della nostra mano per raggiungere il nostro scopo.
•    Un secondo gruppo invece, i ‘neuroni specchio’ , legato all'osservazione stessa di un azione compiuta da un altro individuo. Quest' ultimo in particolare, ha la peculiare caratteristica di fare attivare, nel cervello di un soggetto che osserva una determinata azione compiuta da un altro soggetto, una serie di reazioni speculari a quelle che si attivano nel cervello del soggetto che sta compiendo l'azione stessa (proprietà specchio).

in entrambi i casi si tratta di neuroni con proprietà somato-sensoriali, visive e motorie.

Gli studi hanno mostrato come, grazie ai neuroni specchio, noi siamo in grado di sentire empaticamente emozioni, le intenzioni e le azioni di altri, i ricercatori attribuiscono questa naturale capacità empatica al cervello sociale, quello che ci connette con ogni essere vivente che incontriamo

Questo fa luce sulla comprensione delle emozioni, affrontando così il tema dell'empatia emotiva.
Anche qui entrano in gioco i neuroni specchio, quelli della corteccia pre-motoria che, consentendo di comprendere le espressioni del volto di un soggetto e quindi di interpretarne le emozioni, ci permettono di riviverle nel nostro sistema emotivo. È dimostrato che osservare un espressione di dolore attiva le stesse connessioni neurali che si attivano quando siamo noi stessi a provare quel dolore.

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