Nel novembre del 1973 moriva Alan Watts, filosofo, autore e studioso del pensiero buddhista, vedanta e induista.
Voglio ricordarlo riducendo e traducendo una breve parte
del suo bel libro : The Wisdom of Insecurity - A message for an age of anxiety. In queste pagine sviluppa la sua riflessione su una idea fondante del buddhismo, l'idea cioè che 'l'io', l'identità su cui tanto investiamo e a cui affidiamo il senso delle nostre vite, non sia altro che una costruzione illusoria. Che io sappia non esiste una traduzione in italiano di questo testo di Watts, lucido, chiaro e diretto al punto, questo è un mio piccolo contributo alla sua memoria....le grandi menti lasciano tracce, briciole sul cammino, lampi di luce che guidano il sentiero di che cerca....
Buona lettura..
(A. Watts)...l'idea di un pensatore come entità separata o di un 'io' distinto dalla esperienza si forma a causa della memoria, dei ricordi che si sommano e dalla estrema velocità con cui cambia il pensiero.
L'illusione di fare esperienza nel presente e di ricordare/conoscere il passato nello stesso momento suggerisce che vi sia qualcosa in noi distinto sia dalla esperienza nel presente che da quella del passato, il ragionamento più o meno è questo: "se conosco la presente esperienza, che è diversa dalla esperienza del passato, e se posso comparare le due esperienze e notare che tra le due qualcosa è cambiato, significa che 'io' devo essere qualcosa di costante diverso da queste due esperienze".
Si tratta di una illusione, sottile, ma pur sempre una illusione.