tag:blogger.com,1999:blog-4899497156075179594.post3100945457575127915..comments2023-04-10T12:12:02.878+02:00Comments on meditazione vipassana: Majjhima Nikaya 20: Vitakkasanthâna Sutta – La rimozione dei pensieri distraentigiancarlo.sonahttp://www.blogger.com/profile/09541895316633802165noreply@blogger.comBlogger4125tag:blogger.com,1999:blog-4899497156075179594.post-49997043766320205242017-05-12T13:03:24.915+02:002017-05-12T13:03:24.915+02:00Ciao Robermann,
la consapevolezza è sempre utile ...Ciao Robermann, <br />la consapevolezza è sempre utile e la sua continuità ne rafforza l'efficacia in quanto strumento, proprio come rilevi anche tu. L'ultimo rimedio è un invito a non cedere il passo ai difetti mentali e agli inquinanti, indicare origini esterne alle legioni di Mara però, a mio avviso, è solo una illusione. Tutto nasce e muore all'interno del flusso della coscienza e in quel vasto fardello che ci portiamo dietro da tempo immemorabile che chiamiamo kamma o karma. <br />Grazie di essere stato quigiancarlo.sonahttps://www.blogger.com/profile/09541895316633802165noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4899497156075179594.post-46023811603218716032017-05-12T12:54:08.816+02:002017-05-12T12:54:08.816+02:00Ciao EraOra,
La forza di volontà inizia con Cetana...Ciao EraOra,<br />La forza di volontà inizia con Cetana l'intenzione, che nel buddhismo viene messa in relazione al Kamma, l'intenzione muove all'azione e l'azione è kamma, poi si associano altri stati come l'attenzione, la determinazione, la concentrazione, l'applicazione sostenuta, lo sforzo e, quando l'azione è proficua l'intenzione diventa Chanda il voler fare. Quella che chiami forza di volontà è il risultato di un insieme di stati mentali che concorrono insieme. Appena ho un poco di tempo posterò il Cûlakammavibhanga Sutta - Determinazione dell'azione un discorso molto utile al riguardo. Come sempre comunque la forza di volontà va coltivata, non necessariamente è sufficiente la dotazione ordinaria, spesso quando esprimerla ci richiede rinunce e sacrifici personali.<br />Grazie di essere stata quigiancarlo.sonahttps://www.blogger.com/profile/09541895316633802165noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4899497156075179594.post-47524969221270548492017-05-10T22:10:47.570+02:002017-05-10T22:10:47.570+02:00Grazie, questo articolo ha fatto condensare alcune...Grazie, questo articolo ha fatto condensare alcune considerazioni che andavo maturando questi giorni.<br /><br />In sostanza i metodi citati si traducono in un saggio uso dell'attenzione: usare l'attenzione in modo da indebolire e contrastare gli elementi nocivi della mente, in modo che, se sorti, diminuiscano e scompaiano.<br /><br />Condizione essenziale è che la consapevolezza/attenzione, al primo apparire dell'elemento nocivo, non si assorba/identifichi con esso, anzi lo riconosca immediatamente come tale e ricorra alle tecniche sopra menzionate. Consapevolezza dunque che è da intendere non solo come un "rendermi conto che sto percependo X", ma anche memoria degli insegnamenti del Dhamma: "X è nocivo, non devo alimentarlo".<br /><br />Condizione per tale consapevolezza che si accorge della nocività in tempo reale è dunque... una preesistente consapevolezza/memoria. Solo se sono già consapevole posso accorgermi che sta sorgendo una realtà negativa e contemporaneamente avere la forza per attuare un piano di indebolimento. <br /><br />Altrimenti può succedere (mi capita spesso) che una consapevolezza "casuale" sia un semplice "prendere atto", senza alcuna motivazione (o forza) a dirottare il comportamento negativo. Anzi, in quei momenti si dimentica anche il perchè della nocività, o gli effetti della stessa.<br /><br />Ecco perché è importante mantenere una continuità nella pratica di consapevolezza, in modo che questa si rafforzi grazie a ravvicinati, iterativi momenti di consapevolezza/memoria, in un crescendo - così come una somma di onde le cui creste sono sempre più vicine genera un'onda di sempre maggior ampiezza. <br /><br />In tale contesto, mi piace notare, la consapevolezza non è fine a se stessa, ma è uno strumento per coltivare un sempre maggior distacco.<br /><br />Anche il commento di EraOra mi interpella: a mio avviso, il sutta chiama in gioco innanzitutto la consapevolezza, lo sforzo di volontà è invocato solo come ultimo rimedio ed emerge quasi come intenzione pura. Notare che, nella pratica, se uno è costretto ad arrivare al quinto step ("egli deve con i denti stretti e lingua aderente al palato"), vuol dire che deve aver avuto una notevole dose di consapevolezza e determinazione nello sradicare, per quattro step, l'elemento nocivo; il quale, per poter avere la forza di resistere a un così protratto sforzo, non è escluso che abbia un'origine esterna (quelli che noi chiamiamo demoni, o legioni di Mara :)). In qualche modo la volontà si costruisce man mano negli step precedenti, rafforzandosi, ma è inclusa in quella prima consapevolezza che si era accorta dell'elemento nocivo e *ha deciso* di indebolirlo.<br /><br />In conclusione, per la mia modesta esperienza, il modo migliore per "avere la volontà di respingere" gli elementi nocivi è prepararsi *in anticipo*, cercando di mantenere viva un'onda di consapevolezza e mantenere nella memoria gli insegnamenti del Dhamma - anche frequentando siti come questo :)robermannhttps://www.blogger.com/profile/16902459862519924231noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4899497156075179594.post-26950348587756402242017-05-10T10:19:00.733+02:002017-05-10T10:19:00.733+02:00Grazie Giancarlo, molto bello e molto utile. Mi pi...Grazie Giancarlo, molto bello e molto utile. Mi piacerebbe qualche elemento sulla forza di volonta' (che a volte e' difficile avere) necessaria ad applicare i metodi da te descritti. Grazie!EraOrahttps://www.blogger.com/profile/15787571199744424669noreply@blogger.com