domenica 9 dicembre 2018

Fatti non fummo per essere felici, ma per crear la vita così come ci viene..


Non siamo fatti per essere felici, siamo fatti per sopravvivere e per farlo dobbiamo creare e inventare: soluzioni, idee, ciò che serve.

Le nostre menti sono progettate per occuparsi di sopravvivere e sono brave a farlo. Sono costruite per determinare la prossima cosa da "sistemare". Questa è una primaria e grande potenzialità.
È una caratteristica cognitiva che ci ha portato ad evolvere. 

Abbiamo sviluppato tutte le principali attività umane: agricoltura, industria, ricerca scientifica e medica, abbiamo inventato le religioni e gli ideali. Tutto arriva da una delle molte specie di paura di cui ci circondiamo: morte, disordine, fame, vuoto di significato. La parte del cervello che controlla la ruminazione mentale controlla anche la creatività e non è una coincidenza.

Se senti che non riesci a smettere di preoccuparti, che continui crearti problemi, che ti ritrovi sempre con quella sottile ansia che spunta da un angolo all’altro della tua vita e che non riesci semplicemente a sederti a goderti la vita ed essere grato e felice, tranquillo rilassati, non c'è qualcosa di sbagliato in te. C'è qualcosa di sbagliato nella tua comprensione della mente umana e della felicità. Non siamo costruiti per essere "felici" nel modo un pò vago e confuso in cui pensiamo alla felicità: uno stato spensierato, grato, vagamente eccitato, circondato da affetto e soddisfatto.

lunedì 12 novembre 2018

Insegnamenti sull’Originazione Dipendente Ven. Mahāsī Sayādaw - Originazione 4


Questo è il quarto della serie di post dedicati ad uno degli insegnamenti centrali del buddhismo ovvero l'Originazione condizionata o originazione inter-dipendente. La risorsa da cui prendo i materiali sono delle trascrizioni che poi sono state tradotte ed editate in un libro intitolato 'Un discorso sull'originazione dipendente'. Le registrazioni sono state trascritte in modo meticoloso, quindi tradotte in inglese da U Aye Maung. Le ultime modifiche ed integrazioni sono da attribuire a Bhikkhu Pesala nel 2011. Nel blog suddivido il contenuto del libro in una serie di post più brevi e taglio o modifico alcune parti per facilitarne la lettura, l'integrazione e la pubblicazione web. Tutti i post dedicati a questi insegnamenti potranno facilmente essere ritrovati nel Menu laterale 'Tracce'. La traduzione in italiano non è mia e non ne conosco l'autore .

Originazione 4

1.1.1 Ignoranza dell’origine della sofferenza

Le persone nel corso della loro esistenza ordinaria non si rendono conto che il desiderio è la causa della sofferenza. Al contrario credono che l’attaccamento le rendano felici, che non assecondare i propri desideri la vita sarebbe una cosa uggiosa. Quindi sono alla continua ricerca di oggetti sensoriali piacevoli: cibo, vestiti, compagnia e così via. Senza questi oggetti di attaccamento si sentono a disagio e pensano che la vita sia monotona. Per le persone comuni, la vita priva di desideri e appagamenti sarebbe del tutto priva di soddisfazione. È il desiderio che nasconde la spiacevolezza della vita e la fa sembrare gradevole, ma per l’arahant, colui che ha sradicato il desiderio, l’appagamento è impossibile. Egli è sempre volto al nibbāna, la cessazione della sofferenza.

venerdì 19 ottobre 2018

L'Essenza che conosce non cambia mai..

"Corpo, mente e l'Essenza sono tutte realtà distinte e separate.

Assolutamente tutto; la terra, l'acqua, il fuoco, il vento, il corpo, i sentimenti, la memoria, il pensiero e la coscienza, i suoni, i luoghi, gli odori, i sapori, i tocchi e le emozioni come la rabbia, l'avidità e l'illusione, questi li possiamo conoscere tutti, ci sono ben noti.

Li conosco tutti come esistono nel propri stati naturali. Ma per quanto venga esposta a loro, non sono in grado di rilevare anche un solo istante in cui essi hanno alcun potere sul mio cuore. Essi sorgono e cessano secondo la loro natura, sono sempre in perpetuo cambiamento.

Ma la presenza, l'Essenza che li conosce non cambia mai nemmeno per un istante. Essa è da sempre eterna, non nata e immortale. 

Questa è la fine di ogni sofferenza ".

 §§§


“Body, mind and essence are all distinct and separate realities.

Absolutely everything is known; earth, water, fire and wind, body, feeling, memory, thought and consciousness, sounds, sights, smells, tastes, touches and emotions, anger, greed and delusion. 
All are known.

I know them all as they exist in their own natural states. 

But no matter how much I am exposed to them, 
I am unable to detect even an instant when they have any power over my heart. 
They arise, they cease. they are forever changing.

But the presence that knows them never changes for an instant. It is forever unborn and undying. 

This is the end of all suffering.”

mercoledì 26 settembre 2018

..come stare a cavallo e chiedere: dov'è il cavallo?

L’illusione ci fa fraintendere il mondo, ci nasconde ciò che davvero siamo per cullarci nell’idea di chi siamo. Rifacendosi al pensiero orientale, Schopenhauer utilizza l’immagine del velo di Maya per spiegare come l’esistenza umana consista nel vivere nell’illusione, per cui il fenomeno percepito si configura proprio come illusione; esso è illusione in virtù della sua natura di rappresentazione nel campo della coscienza.

Chi si avvicina al buddhismo e alla meditazione, in una qualsiasi delle sue declinazioni, viene subito invitato a contemplare e a entrare in contatto con questo aspetto fondante del pensiero buddhista.

L’illusione ha la caratteristica di accecare, di impedirci di penetrare la realtà, di mascherare la vera natura dell’esperienza, di promuovere l’attenzione non saggia, provocando azioni dettate dall’errore.        
                                                                                       (Buddhaghosa dal Visuddhimagga) 

Ajahn Chah con una delle sue mitiche metafore diceva: “beh, è come stare a cavallo e chiedere: dov’è il cavallo?’.

Cosi ne parla il Buddha:

“ l'ignoranza causa il sorgere delle qualità nocive per la mancanza di coscienza e di presenza mentale.

Quando si è offuscati dall'ignoranza nascono visioni sbagliate e alterate sulla realtà che ci circonda, da queste false visioni nascono intenzioni e decisioni non proficue, da queste giungono la falsa parola, dalla falsa parola nasce l'azione impura, dall'azione impura giungono i malsani mezzi di sostentamento, dai malsani mezzi di sostentamento giunge lo sforzo errato,dagli sforzi errati nasce la falsa attenzione, dalla falsa attenzione nasce la concentrazione errata.

lunedì 2 luglio 2018

Insegnamenti sull’Originazione Dipendente Ven. Mahāsī Sayādaw - Originazione 3


Questo è il terzo della serie di post dedicati ad uno degli insegnamenti centrali del buddhismo ovvero l'Originazione condizionata o originazione inter-dipendente. La risorsa da cui prendo i materiali sono delle trascrizioni che poi sono state tradotte ed editate in un libro intitolato 'Un discorso sull'originazione dipendente'. Le registrazioni sono state trascritte in modo meticoloso, quindi tradotte in inglese da U Aye Maung. Le ultime modifiche ed integrazioni sono da attribuire a Bhikkhu Pesala nel 2011. Nel blog suddivido il contenuto del libro in una serie di post più brevi e taglio o modifico alcune parti per facilitarne la lettura, l'integrazione e la pubblicazione web. Tutti i post dedicati a questi insegnamenti potranno facilmente essere ritrovati nel Menu laterale 'Tracce'. La traduzione in italiano non è mia e non ne conosco l'autore .



Originazione 3

1.1              Cos’è l’ignoranza?

Secondo il Buddha, avijjā è l'ignoranza sulla vera natura della realtà e in particolar delle Quattro Nobili Verità: le verità riguardo
  • la natura della sofferenza,
  • la sua causa,
  • la sua cessazione 
  • la via per la sua cessazione. 
 In un senso positivo avijjā implica l'affidarsi un’idea errata o un’illusione sulla realtà.

Essa ci fa scambiare ciò che è falso e illusorio come vero e reale. Ci conduce fuori strada, e quindi avijjā è talvolta chiamata ignoranza riguardo alla via da praticare. In questo senso è diversa dalla comune ignoranza. Se non si conosce il nome di un uomo o di un luogo, non significa necessariamente che si è ignoranti, mentre ignorare l’Originazione Dipendente è molto di più che il mero non sapere. Avijjā è più l’illusione di una persona che ha perso il senso della direzione e quindi pensa che l’est sia l’ovest o che il nord sia il sud. La persona che non capisce la verità della sofferenza ha una visione ottimistica della vita, sebbene la vita sia piena di dolore e rimpianto.
(Il termine dukkha definisce tutto ciò che è difficile da sopportare. Nella maggior parte dei casi viene tradotto come insoddisfazione. n.d.t.)

È un errore cercare la verità sulla natura della sofferenza nei libri poiché essa può essere trovata nel proprio corpo e nella propria mente.

giovedì 21 giugno 2018

I Demoni dell'Amore e altre Ombre

...“Non avevano mai camminato insieme e lo affascinò il candore con cui procedevano l’uno accanto all’altra”...

...“Un cane cenerognolo con una stella sulla fronte irruppe nei budelli del mercato la prima domenica di dicembre, travolse rivendite di fritture, scompigliò bancarelle di indios e chioschi della lotteria, e passando morse quattro persone che si trovavano sul suo percorso”...
                                                                 G.M.M
                                                                                     
Le relazioni interpersonali e sentimentali sono un'area dove le zone d'ombra del nostro carattere riposano latenti, come dèmoni assopiti, ma sempre pronte a risvegliarsi quando si presentano le condizioni che possono innescarne l'attivazione.

Quando entriamo in una relazione, interpersonale o sentimentale, parte delle nostre difese si schiude, le zone sensibili si aprono, siamo più vulnerabili e le zone d'ombra entrano in allarme, pronte ad entrare in azione per proteggere l'ego. Nel buddhismo li chiamiamo 'stati mentali negativi, tendenze latenti, oppure ostacoli'. Nelle tradizioni tibetane e nella cosmologia buddhista vengono narrati come Dèmoni raccontandoli come figure terribili in grado di distruggere tutto ciò che li circonda.

Gelosie, insicurezze, ambizioni di controllo, dipendenze e paure della solitudine possono presentarsi nel campo della coscienza creando le condizioni per innescare un ciclo involutivo e pericoloso che a sua volta può dar luogo pericolose spirali distruttive.

L'amore e le affettività ci richiedono di aprirci alla vulnerabilità, la vulnerabilità ci fa sentire la fragilità dell'ego e del senso del sè, ed ecco che l'armata delle ombre e dei demoni è lì pronta ad intervenire per una protezione spesso solo illusoria. Entrare in relazione o vivere assieme a qualcun altro può aiutarci a sperimentare parti di noi stessi che altrimenti non scopriremmo mai.
Le relazioni possono essere una emozionante sfida per la crescita individuale e collettiva o una tragica e sfiancante sequenza di insoddisfazioni che si ripete con mille sfumature...dipende...

Dipende dalla nostra presenza mentale, dalla nostra capacità di essere vigili e pronti, pronti ad accogliere e ad incontrare le zone d'ombra e i Demoni al loro apparire. Tenaci e determinati nel riconoscerli come fenomeni naturali, forse difensivi e protettivi, ma potenzialmente distruttivi, pericolosi e mai proficui. Sta a noi non consentire la loro crescita e la loro affermazione.

Possiamo accettare di essere vulnerabili e fragili?  Meglio di si.. perche in ogni caso lo siamo.                                                             

domenica 27 maggio 2018

Insegnamenti sull’Originazione Dipendente Ven. Mahāsī Sayādaw - Originazione 2


Questo è il secondo di una serie di post dedicati ad uno degli insegnamenti centrali del buddhismo ovvero l'Originazione condizionata o originazione inter-dipendente. La risorsa da cui prendo i materiali sono delle trascrizioni che poi sono state tradotte ed editate in un libro intitolato 'Un discorso sull'originazione dipendente'. Le registrazioni sono state trascritte in modo meticoloso, quindi tradotte in inglese da U Aye Maung. Le ultime modifiche ed integrazioni sono da attribuire a Bhikkhu Pesala nel 2011. Nel blog suddivido il contenuto del libro in una serie di post più brevi e taglio alcune parti meno rilevanti per facilitarne la lettura, l'integrazione e la pubblicazione web. Tutti i post dedicati a questi insegnamenti potranno facilmente essere ritrovati nel Menu laterale 'Tracce'. La traduzione in italiano non è mia e non ne conosco l'autore

 Originazione. 2

1.1  Il dhamma è solo per il saggio

Il Dhamma è sottile (nipuṇo) e può essere realizzato solo dal saggio (paṇḍitavedanīyo). Qui la parola “saggio” si riferisce a coloro che hanno la saggezza connessa all’insight, al Sentiero e al nibbāna. Il Dhamma non ha nulla a che vedere con la conoscenza secolare posseduta dai filosofi, dai capi religiosi, dagli scrittori o dai grandi scienziati. Comunque, chiunque può comprenderlo se contempla i fenomeni fisici e mentali nel momento in cui sorgono. Se attraversando progressivamente le fasi dell’insight, si otterranno il Nobile Sentiero e le sue quattro Fruizioni.

domenica 13 maggio 2018

Insegnamenti sull’Originazione Dipendente Ven. Mahāsī Sayādaw - Originazione 1

Questo è il primo di una serie di post dedicati ad uno degli insegnamenti centrali del buddhismo ovvero l'Originazione condizionata o originazione inter-dipendente. La risorsa da cui prendo i materiali sono delle trascrizioni che poi sono state tradotte ed editate in un libro intitolato 'Un discorso sull'originazione dipendente'. Le registrazioni sono state trascritte in modo meticoloso, quindi tradotte in inglese da U Aye Maung. Le ultime modifiche ed integrazioni sono da attribuire a Bhikkhu Pesala nel 2011.
Nel blog suddivido il contenuto del libro in una serie di post più brevi e taglio alcune parti meno rilevanti per facilitarne la lettura, l'integrazione e la pubblicazione web. Tutti i post dedicati a questi insegnamenti potranno facilmente essere ritrovati nel Menu laterale 'Tracce'. La traduzione in italiano non è mia e non ne conosco l'autore.

Questi insegnamenti sull’Originazione Dipendente del Ven. Mahāsī Sayādaw sono stati dati in tempi diversi ai praticanti che frequentavano il suo centro di meditazione di Rangoon. Come con tutti i discorsi del Ven. Sayādaw, questo insegnamento non è stato dato solo per ricavarne una conoscenza accademica. Sebbene qualche conoscenza teorica sia molto utile per lo sviluppo della meditazione, dobbiamo sempre sottolineare l’importanza di ottenere una personale esperienza delle verità insegnate dal Buddha attraverso la pratica della meditazione di insight. Solo l’intuizione della vera natura del proprio corpo-mente metterà fine al ciclo di sofferenza, e l’insight può scaturire solo attraverso una profonda concentrazione. A sua volta, la concentrazione dipende da una costante e ininterrotta consapevolezza, che richiede sforzo sostenuto per osservare tutti i fenomeni fisici e mentali. In breve, occorre praticare ardentemente e sistematicamente la meditazione di insight fino a raggiungere il nibbāna, che è l’unico modo per porre fine alla sofferenza. Volere o desiderare serve a poco quando si tratta di far sorgere l’insight.

lunedì 2 aprile 2018

Walking yogi little song

Skies above and fogs below
a yogi is walking in the midst

stick on wise, avoid the dumbs
give a smile for everyone

feel the body, watch the mind
never let it go bewild
this is what the 'old sage' taught.

Ear the voices deep inside,
but don't let them make a sound


catch the thought that never rest
and disbelieve belongs to you.

Oh my dear, oh my dear,
those believes you care about
are the burden to drag on.

Let all go! Let all go!
Let them vanish straightaway
be in the fog or in the sky,
yu'll be happy, light and free
surfing streams you never met.

That's the end
of those old stories 
get the long desired moment 
get it Now! Don't hesitate!

Dive the void without a frame
find that hidden gate nowhere 
Go for that! And don't come back!

Blow the eternal burning flame
watch that trembling smoking line
fade away without a trace.

This is the end. Finito.

Easter Solo Insight Retreat        31.03.2018

Questo canto è arrivato camminando di buon passo tra Montesanto e il bivio verso Albrona, sulle colline sopra Ponte dell'Olio. 
E' venuto fuori nel mio miglior 'broken english', credo che dipenda dal ritmo influenzato dal passo sostenuto con il quale cerco di risistemare l'energia nel corpo dopo le lunghe ore di seduta.
In italiano non veniva cosi bene, ammesso che sia venuta bene cosi...






 



mercoledì 28 febbraio 2018

è il primo passo ...



C'è la realtà e c'è quello noi pensiamo sia la realtà, quello che pensiamo del mondo. Prima o poi scopriamo che non sono la stessa cosa. Quando le nostre convinzioni incontrano la realtà, la realtà vince ogni volta. Meglio accorgersene..

Se non possiamo o non riusciamo a farlo farlo non andremo da nessuna parte. È un poco come quei vecchi problemi che odiavi a scuola dove hai sbagliato il primo passo e gli altri quindici passi sono sbagliati automaticamente. Non puoi partire dalla premessa sbagliata e sperare di arrivare alla giusta conclusione.

lunedì 19 febbraio 2018

Oggetti di meditazione in vipassana

Una delle cose più importanti in meditazione vipassana è l'oggetto di meditazione. Per 'oggetto di meditazione' si intende quell'aspetto dell'esperienza, nell'ambito dei fenomeni fisici e mentali, verso cui dirigiamo il focus della nostra attenzione con l'intenzione di sviluppare una consapevolezza continua e concentrata. Inizialmente può trattarsi di un generale 'body scan o viaggio nel corpo' che ci consente di entrare in contatto con tutte le parti e con le sensazioni generali che ne risultano in relazione alla postura scelta, alle condizioni relative all'ambiente che ci circonda. In seguito può essere più efficace ed opportuno restringere sempre di più il campo dell'esperienza, e quindi di scegliere un nostro oggetto di meditazione. Restringere il fuoco della nostra osservazione favorisce lo sviluppo della calma concentrata e ci consente al contempo di spostare più in profondità il potenziale dell'esperienza amplificando le caratteristiche e le qualità dei fenomeni osservati, siano essi fisici che mentali.
 
Una buona suggestione ci viene fornita dal modo in cui esso viene chiamato in lingua Pali, cioè 'kammatthana', che letteralmente significa “luogo di lavoro/attività”, esso è il “terreno o campo di esperienza” per la coltivazione degli stati mentali della concentrazione e della visione profonda.