domenica 18 dicembre 2016

Rupa la Materia o Materialità. Rupa 1 bis



Introduzione ed enumerazione


Con questo post inizio la trattazione della materialità o rupa cosi come viene esposta nell'Abhidhammattha Sangha di Anuruddhacariya, e in particolare utilizzo la traduzione in inglese dalla lingua pali che ne fece Narada Thera. 
Utilizzo questa risorsa in quanto, per quel che ne so è l'unica che poi è stata tradotta in italiano da E. Alfano e che è scaricabile da canonepali.net
Come al solito questo argomento è di lettura poco scorrevole lo so, ma essendo una esposizione analitica delle realtà fondamentali o ultime non mi riesce proprio di rendere il testo più scorrevole. Come al solito cerco di semplificare la lettura ritoccando qui e là il testo e suddivido la trattazione completa in diversi post che verranno pubblicati in sequenza secondo la quintuplice suddivisione dell’analisi cosi come esposta nel Manuale di Narada.
Riprendo qui i contenuti di un post precedente Rupa 1, integrandoli con l'introduzione per una migliore esposizione

Introduzione

Vengono definiti in totale 28 Rupa. Viene spiegato come sono, come sorgono e come periscono. Rupa è la terza paramattha (realtà assoluta) citata nell’Abhidhamma, ed è uno dei due fattori prodotti, l’altro è nama (mente). Cosi come nama, anche rupa  è  qui analizzato  in dettaglio


Il termine  Rupa deriva dalla radice rup, dissolversi, perire (nasa).

Secondo il Vibhavini Tika, rupa è ciò che si trasforma o assume una diversa modalità a causa della diverse condizioni fisiche di caldo, freddo, ecc. Da un punto di vista Buddhista rupa non solo cambia, ma perisce anche. Un singolo Rupa soltanto per diciassette momenti di pensiero, cambia così rapidamente che uno non è mai simile all'altro.
Rupa è spiegato come ciò che si manifesta, è generalmente tradotto con  “forma”, “corpo”, “materia”, “fisicità”, ecc. ed ha vari significati in base al contesto. Non viene universalmente applicato un particolare ed unico significato.
Da un punto di vista filosofico, “materia” è l’equivalente prossimo di rupa, anche se gli scienziati non riescono a definire la materia.

Bisogna notare che la teoria atomica era già conosciuta in India ai tempi del Buddha. Secondo questa teoria paramanu era l’antico termine per indicare il moderno atomo. Secondo gli antichi si credeva che ratharenu consista di: 
  • 36 tajjari
  • un tajjari, 36 anu
  • un anu, 36 paramanu
Le minuscole particelle di polvere che danzano in un raggio di sole sono chiamate ratharenu (bellissimo no?).   
Tale paramanu era considerato invisibile, il  Buddha  analizzò  tale  paramanu  e  dichiarò  che consiste di paramattha o entità assolute che non possono essere ulteriormente suddivise.


Le paramattha sono  
  • pathavi 
  • apo 
  • tejo   
  • vayo 
Non bisogna però interpretare tali elementi (acqua, terra, fuoco ed aria) come alcuni filosofi Greci, in quanto il quadro di riferimento è differente.


Pathavi è l’elemento di estensione, il substrato della materia. Senza di esso gli oggetti non possono occupare  lo  spazio.  Le  qualità  di  durezza  e  morbidezza,  puramente  relative, sono  due condizioni di questo particolare elemento. Si può affermare che questo elemento è presente nella terra, nell’acqua, nel fuoco e nell’aria. Ad esempio, l’acqua di sopra è supportata da quella di sotto. E’ questo elemento di estensione in congiunzione con l’elemento di moto che produce la pressione verso l’alto. Caldo o freddo è l’elemento tejo, mentre la fluidità è l’elemento apo.

Apo è l’elemento di coesione. A differenza di pathavi è intangibile. E’ questo elemento che rende le particelle di materia coese e fa nascere l’idea di “corpo”. Quando i corpi solidi si fondono, tale elemento diviene molto  prominente  nel  liquido  risultante.  Tale  elemento  si trova  persino nelle minuscole particelle quando i corpi solidi vengono ridotti in polvere. Gli elementi di   estensione e di coesione sono così strettamente connessi che, quando cessa la coesione scompare l’estensione.



Tejo è l’elemento di calore. Anche il freddo è una forma di tejo. Sia il caldo che il freddo fanno parte di tejo poiché posseggono il potere di maturare i corpi. Tejo, in altre parole, è l’energia vitale. Anche conservazione e decadenza sono dovuti a tale elemento. A  differenza degli altri tre elementi essenziali della materia, questo elemento ha il potere di rigenerare la stessa materia.


Vayo collegato al  calore è , l’elemento di  moto. I movimenti  sono  causati  da  questo elemento. Il moto è considerato come la forza o generatore  di  calore.  “Moto  e  calore  nel mondo materiale corrispondono rispettivamente alla coscienza e al Kamma in quello mentale.”



Questi quattro elementi coesistono e sono inseparabili, ma uno può prevalere su un altro come, ad esempio, pathavi nella terra, apo nell’acqua, tejo nel fuoco e vayo nell’aria.


Sono anche chiamati Mahabhuta o Grandi Essenziali perché si trovano invariabilmente in  tutte le sostanze materiali che vanno dalla piccola ed infinitesimale cellula all’oggetto molto più grande.

Da essi dipendono le quattro qualità materiali sussidiarie del colore (vanna), odore (gandha), gusto (rasa)  ed  essenza  nutritiva  (oja).  
Queste  otto  forze  e  qualità  coesistenti  formano un  gruppo materiale chiamato “suddhatthaka rupa kalapa ottuplice gruppo materiale.

I restanti venti tipi di rupa sono lo stesso importanti e verranno indicati e spiegati più avanti.


Bisogna notare che il principio fisico vitale (rupa jivitindriya) ed il sesso sono condizionati dal Kamma. La vita nella materia inorganica  dovrebbe essere differenziata dalla vita negli esseri animati.

Il  fatto che i rupa sorgano in quattro modi come Kamma, mente, fenomeno, temporaneo e nutrimento, rappresenta un nuova idea per i moderni filosofi. Tutte queste quattro forze, in larga misura, possono essere controllate.

In un certo modo siamo responsabili della creazione dei nostri fenomeni materiali, desiderabili o indesiderabili.

Le tendenze Kammiche accumulate, create dalle persone durante le loro vite precedenti, giocano a volte un importante ruolo, rispetto alle cellule ed ai geni ereditati, nella formazione di caratteristiche fisiche.



Analisi della Materia - Rupa

L’analisi della materia viene esposta secondo questa quintuplice sequenza:

  • l’enumerazione, o breve esposizione – samuddesa
  • le divisioni, o l’analisi - vibhaga 
  • il sorgere, il sorgere dei differenti costituenti – samutthana
  • i gruppi, le diverse composizioni di rupa – kalapa
  • come accadono, cioè come i rupa hanno luogo in base agli stati d’esistenza, al tempo e alle classi degli esseri - pavattikkama

Iniziamo quindi con l’Enumerazione o samuddesa


La Materia è innanzitutto duplice, viene enumerata in questo modo:

  • nei quattro Grandi Essenziali - Mahabuthani : i quattro Grandi Essenziali sono gli elementi materiali fondamentali che sono inseparabili. Ogni sostanza materiale, dalla più piccola particella all’oggetto più grande, consiste di questi quattro elementi che posseggono caratteristiche specifiche.
  • nelle qualità materiali da loro derivateUpadaya-rupani che sono proprietà materiali secondarie o derivate che dipendono dai Grandi Essenziali, ad esempio gli essenziali sono come la terra e i derivati come gli alberi.

Da questa prima suddivisione si formano undici specie.

(1) Le qualità essenziali materialiL’elemento di estensione - terra Pathavi-dhatu  il termine Pāli significa ciò che porta i propri segni distintivi. L’elemento è l’equivalente più vicino di dhatuPathavi dhatu, letteralmente significa l’elemento terra. Così chiamato perché è come la terra che funge da supporto o da sostegno agli altri rupa coesistenti. Pathavi (Sanscrito: prthivi), scritto anche pathavi, puthavi, puthuvi , deriva dalla radice puth, espandere, estendere. Finora, anche se in modo non molto soddisfacente, l’equivalente più vicino per pathavi-dathu è “l’elemento di estensione”. Senza di esso gli oggetti non possono occupare lo spazio. Durezza e morbidezza sono caratteristiche di questo elemento. L’elemento di coesione - acqua (Apo-dhatu  lett. Elemento fluido. Apo deriva dalla radice ap. Arrivare, o da ā + radice di pay, crescere, sviluppare. Esso è l’elemento di coesione. Secondo il Buddhismo è questo elemento che rende differenti le particelle della materia coesa, e quindi le impedisce di dividersi. Fluidità e contrazione sono le proprietà di questo elemento. Il freddo non è una caratteristica di questo elemento). L’elemento di calore - fuoco (Tejo-dhatu - lett. Elemento fuoco, è inteso come “elemento di calore”. Tejo deriva dalla radice tij, maturare, migliorare. Vivacità e maturità sono dovute alla presenza di questo elemento. Caldo e freddo sono le proprietà di tejoTejo intenso è calore, leggero tejo è freddo; apo e tejo possono anche coesistere e fusi insieme). L’elemento di moto - aria o vento (Vayo-dhatu – lett. Elemento aria, inteso come elemento di moto. Vayo deriva dalla radice vay, muovere, vibrare. Moto, vibrazione, oscillazione e pressione sono causate da questo elemento).

(2) Le qualità materiali sensibili, cioè: occhio, orecchio, naso, lingua e corpo ( Pasada-rupa – Sono le parti sensibili dei cinque organi – occhio, orecchio, naso, lingua e corpo. Tendono a chiarire le coesistenti qualità materiali. L’occhio fisico percettibile, ad esempio, è sasambhara cakkhu o occhio composito, che consiste di quattro bhuta-rupa, di quattro upada-rupa (colore, gusto, odore e linfa), e jivitindriya (vitalità). La parte sensibile che si trova al centro della retina e che permette di vedere gli oggetti è cakkhu pasada. Questa è la base della coscienza visiva (cakkhu viññana) e diviene lo strumento per il processo di pensiero della porta dell’occhio (cakkhu- dvaravithi). Il desiderio di vedere tende a sviluppare il senso della vista. L’occhio, quindi, consiste di dieci qualità materiali di cui uno è pasada. Gli altri pasada-rupa devono compresi allo stesso modo. I pasada-rupa dell’orecchio, del naso e della lingua sono nei loro rispettivi centri, mentre il kaya-pasada-rupa è diffuso per tutto il corpo tranne nei capelli, sulla punta delle unghie e sulla pelle avvizzita.

(3) Oggetti materiali (Gocararupa: campi sensoriali che servono come supporto per le cognizioni sensoriali sorgenti), cioè: forma (colore e forma sono compresi con questo termine), suono, odore, gusto e tangibilità (Phottabba – grazie alla sua delicatezza, l’elemento di coesione (apo) non può essere sentito dal senso del tatto. Soltanto gli altri tre Elementi Fondamentali sono considerati come tangibili. Nell’acqua, ad esempio, il freddo percepito è tejo, la morbidezza è pathavi e la pressione è vayo. Non si può toccare apo in quanto la coesione è la sua proprietà) che si trovano nei tre Essenziali, non nell’elemento di coesione.

(4) Le qualità materiali del sesso, cioè: femminilità e mascolinità (sono collettivamente chiamati nella forma abbreviata bhava-rupa, lo stato per mezzo del quale vengono distinti mascolinità e femminilità).

(5) La qualità materiale di base, cioè: base della mente/cuore (Hadayavatthu – La sede della coscienza. Il Dhammasangani omette questo rupa. Nell’Atthasalini hadayavatthu invece viene spiegato come cittassa vatthu (base della coscienza). E’ chiaro che il Buddha non assegna definitivamente una specifica sede della coscienza, come fece per gli altri sensi. Era la teoria del cuore (l’idea dove il cuore è la sede della coscienza) che prevaleva nella Sua epoca, e questa era evidentemente sostenuta dalle Upanishad. Il Buddha poteva accettare tale teoria, ma in realtà non si impegnò molto per accettarla. Nel Patthana, il Libro delle Relazioni, il Buddha si riferisce alla base della coscienza in termini indiretti come “yam rupam nissaya – che dipende da quella realtà materiale”, senza specificare se tale base fosse nel cuore (hadaya) o nel cervello. Ma, secondo i punti di vista di commentatori come il Venerabile Buddhaghosa e Anuruddha, la sede della coscienza si trova senza dubbio nel cuore. Comunque, il Buddha né accettò né rifiutò tale teoria del cuore.

(6) La qualità materiale di vita, cioè: il principio vitale (Jivitindriya) Vi è vitalità sia nella mente sia nella materia. La vita psichica, la quale è uno dei 52 stati mentali cetasika e la vita fisica, la quale è uno dei 28 rupa, sono caratteristiche essenziali del cosiddetto essere. La vita psichica è uno dei 7 universali e la vita fisica viene associata con quasi tutti i gruppi materiali tranne la materia morta. Simultanea al sorgere della coscienza di rinascita, la vita fisica nasce anche insieme con gli iniziali gruppi materiali. Jivita è qualificata da indriya poiché possiede un’influenza dominante sugli altri coefficienti in loro vivificanti).

(7) La qualità materiale di nutrimento, cioè: cibo commestibile (Kabalikaro aharo – così chiamato poiché il nutrimento grossolano viene assunto a bocconi. Qui ahura significa essenza nutritiva che sostiene il corpo fisico. Nella frase sabbe satta aharatthitika, tutti gli esseri vivono con nutrimento  ahara significa una condizione (paccaya).

Cosi sono raggruppati questi 18 tipi di qualità materiali:

(i) secondo le loro caratteristiche innate (In base alle loro principali caratteristiche come durezza, fluidità, ecc.),

(ii) secondo i loro rispettivi segni (Salakkhanarupa così chiamati poiché sorgono con i segni distintivi inerenti dell’impermanenza (anicca), sofferenza (dukkha) e non-sé (anatta).

(iii) come condizionato (Nipphannarupa, cioè prodotto dalla mente kammica)

(iv) come mutevole (Ruparupa, qui il primo termine rupa viene usato nel suo significato etimologico, cioè abilità di cambiamento, come nella frase Pāli – dukkha-dukkha.)

(v) come adatti alla contemplazione (Sammasanarupa, poiché permette di utilizzarli come oggetti adatti per la contemplazione o per la meditazione di visione profonda.)

(8) La qualità materiale limitata, cioè: l’elemento dello spazio (Akasadhatu, i commentatori di Ceylon fanno derivare akasa da ā + radice kas, arare. Poiché non esiste aratura come sulla terra, lo spazio è chiamato akasa. Secondo il Sanscrito, akasa deriva da ā + radice kas, guardare, riconoscere. Secondo il Ven. Ledi Sayadaw deriva da ā + radice kas, brillare, apparire. Akasa è lo spazio che in sé è vacuità e come tale è eterno. Akasa è un dhatu nel senso di non-entità (nijjiva), non come un elemento esistente come i quattro Essenziali. Per akasa, come uno dei 28 rupa, si intende non tanto lo spazio esterno come lo spazio interatomico che “limita”o separa i gruppi materiali (rupakalapa). Nell’Abhidhamma è considerato come un “pariccheda-rupa”. Sebbene akasa non sia una realtà oggettiva, in quanto è associata con tutte le unità materiali che sorgono in quattro modi, l’Abhidhamma afferma che lo è, ed è anche prodotto dalle stesse quattro cause come Kamma, cambiamenti temporali e nutrimento. Simultaneo al sorgere e al perire dei rupa condizionati, anche akasa rupa sorge e perisce).

(9) La qualità materiale comunicante cioè: imposizione fisica e vocale (Viññati) è ciò che mediante la quale si comunicano le proprie idee ad un altro e si capiscono le intenzioni dell’altro. E’ fatta sia d’azione che di parola – kaya-viññati e vaci- viññati. Il primo è causato dall’elemento-aria (vayo-dhatu) prodotto dalla mente (cittaja); il secondo dall’elemento- terra prodotto dalla mente. La durata di viññati è soltanto di un momento di pensiero).

(10) Le qualità materiali mutevoli (Vikararupa) Abilità di cambiamento di rupa), cioè: leggerezza materiale (Lahuta denota la salute fisica ed è paragonabile ad una sbarra di ferro riscaldata per tutto il giorno), morbidezza (Muduta è paragonabile ad una pelle ben trattata), adattabilità (Kammaññata è l’opposto della rigidità del corpo ed è paragonabile all’oro ben inciso) e le due forme di imposizione.

(11) Caratteristiche delle qualità materiali (Lakkhanarupa), cioè: produttività materiale, continuità, decadimento e impermanenza, così chiamati perché assumono caratteristiche distinguibili in fasi diverse, come il sorgere (upada), la staticità (thiti) e la dissoluzione (bhanga)
Upacaya significa il primo sorgere. Qui “upa” viene usato nel senso di primo. Il sorgere delle prime tre decade – kaya, bhava e vatthu – al momento del concepimento è considerato come upacaya. Il successivo sorgere delle tre decadi dalla fase statica della coscienza di rinascita durante la vita è considerato come santati. Upacaya e santati a volte sono trattati come jati, nascita. Quindi il numero di rupa ammonta a 27 invece di 28.
Il temine vitale di rupa condizionato è normalmente di 17 momenti di pensiero o di 51 minori istanti di pensiero. Il primo momento di pensiero è come upacaya, l’ultimo è come aniccata, i 15 intermedi sono come jarata.

Aniccata è la dissoluzione di rupa. In poche parole, vi sono solo tre lakkhanarupa, cioè: nascita, crescita-decadimento e morte. Aniccata è anche sinonimo di marana (morte). L’intero intervallo tra nascita e morte costituisce sviluppo o decadimento.
Con l’eccezione dei cinque rupa, cioè due viññati, jati, jara e aniccata; i rimanenti 23 rupa durano 17 momenti di pensiero. In questo caso si intende per produttività e continuità la qualità materiale della nascita.

In questo modo gli undici tipi di qualità materiali sono trattati come 28 in base alle proprietà intrinseche. Come?

  • Essenziali 4, organi sensoriali 5, oggetti 5, sesso 1, cuore 1, vitalità 1 e nutrimento 1, sono quindi 18 come materia.
  • Limitazione (spazio) 1, imposizione 1, abilita di cambiamento 4 e caratteristiche 4, sono quindi 10 e sono condizionati (dal kamma).  

In tutto ve ne sono 28. Questa e l’enumerazione della materia.

La fonte utilizzata è L'abhidhammatta Sangaha di Narada Thera (trad. italiana) pubblicata su www.canonepali.net




Nessun commento:

Posta un commento