martedì 29 aprile 2014

Solo dentro di te capirai il Dhamma

Domanda.
Che si può dire degli altri metodi di pratica? Di questi tempi sembra esserci una quantita’ di maestri e di sistemi di meditazione, questo confonde le idee.

Risposta.
E’ come entrare in città. Si può venire da nord, da sud-est, da molte vie. Spesso i sistemi sono diversi solo esteriormente. Che cammini in una direzione o in un’altra, velocemente o lentamente, se lo fai con presenza mentale, non c’e’ nessuna differenza. C’e’ un unico punto essenziale a cui in un modo o in un altro tutte le pratiche valide devono arrivare e cioè il non attaccamento. Alla fine, tutti i sistemi vanno abbandonati. Ne’ si può continuare a dipendere dal maestro.
Se un sistema porta alla rinuncia, al non attaccamento, e’ una pratica corretta.
Si può avere il desiderio di viaggiare, di incontrare altri maestri e sperimentare altri sistemi. Alcuni di voi l’hanno già fatto. E’ un desiderio naturale. Scoprirai che porre mille domande e conoscere molti sistemi non ti porta alla verità. Alla fine ti annoierai. Capirai che solo fermandoti ed esaminando la tua mente scoprirai quello di cui parlava il Buddha. Senza bisogno di cercare fuori di te. Alla fine dovrai tornare a confrontarti con la tua vera natura.
Ed e’ a quel punto che capirai il Dhamma.

2 commenti:

  1. E' vero, è molto facile stare ad ascoltare mille voci, mille metodi, mille teorie. Io ci corro dietro, come il topo dietro il pifferaio magico. Sembrano tutte corrette, che fanno proprio al caso mio, li leggo e penso "Ha ragione, è così" e mi viene da studiarle, seguirle, dedicarmici. Ma poi ... scopro che sono teorie di altri, relative ad esperienze di altri, non sono mie! Le mie esperienze, come quelle degli altri, sono uniche, specifiche, come lo è la vita stessa. E così mi ritrovo con mille libri, mille autori, che guardo meravigliandomi che non ho ancora trovato la soluzione all'arcano. "Alla fine ti annoierai" dice il brano che hai proposto. Non solo: alla fine ti annoierai oppure ti confonderai e sarà difficile uscirne da questa ragnatela. Le poche volte e le poche cose (pochissime) che ho capito di me è stato solo ed esclusivamente quando ho guardato in me, senza sovrastrutture di pseudo-teorie provenienti dal di fuori di me.
    Grazie Giancarlo, sempre stimolanti le tue pennellate.
    Bruno

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  2. Ciao Bruno,

    se ci pensiamo dietro ci sta sempre quella sottile incapacità a accettare e stare con ciò che c'è , sempre sorge quella impercettibile spinta a qualcos'altro, quella strisciante insoddisfazione che si chiama dukkha, spesso si camuffa con l'innocente motivazione al meglio; chennesò un insegnante più bravo, una tecnica nuova, nuove parole....le possibilità dell'illusione sono infinite e la mente è sempre al lavoro, sempre nuove formazioni si configurano, forse il nostro sguardo ha bisogno di restare fisso e vigile sulla fonte da cui tutto sgorga

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