venerdì 25 luglio 2014

Lo Yogi e il Pescatore

Il principio che sta alla base della meditazione vipassana è quello di osservare ogni processo fisico e mentale che è predominante nel momento presente. 

In questo senso lo yogi è un pò come il pescatore di Steinberg che se ne sta seduto tranquillo, con la sua canna galleggia sulla sua barchetta assecondando il movimento delle onde, ha gettato la sua esca e attende. Potrebbe abboccare una sardina, un tonno, uno squalo o una balena. 
Lo yogi, anche lui se ne sta quieto, mentre la sua consapevolezza asseconda il flusso del continuum mentale 'galleggia', leggero per quanto più riesce. 
Ha gettato la sua esca, l'attenzione, e attende....
Sotto la superficie del flusso di fenomeni fisici e mentali lui non lo sa mica cosa sorgerà nel campo della sua attenzione negli istanti successivi. Magari se lo immagina, forse se lo prefigura, si aspetta questa o quella esperienza, ma non lo sa con certezza, probabilmente ha indirizzato la sua attenzione al respiro, o in qualche area del corpo, ma è meglio che sia pronto a tutto. 

Al nuovo o all'inatteso riaffiorare di esperienze abbandonate, tralasciate; dalle sottili sensazioni fisiche e mentali che vengono intercettate grazie all'abilità della percezione più acuta, cosi come ai nodi emotivi irrisolti o sepolti che, riemergendo dal passato, si ripropongono. Oppure ai sogni, alle fantasticherie che la mente ci presenta come magnifiche o terribili illusioni, ai flussi caotici di pensieri senza capo ne coda. Magari ai ricordi che riemergono misteriosamente, a volte sorprendentemente forse casualmente, forse no. 
Durante la pratica meditativa lo sguardo, distolto dal mondo intorno a noi, si volge all'interno e il campo dell'esperienza si apre su quegli scenari spesso trascurati nello scorrere quotidiano della vita di tutti i giorni. 

In effetti nel nostro ruolo di yogi noi stiamo semplicemente prendendo nota e osservando ciò che si presenta nel campo della coscienza relativamente a fenomeni fisici e mentali. Non lo facciamo con l’intento di cambiare o eliminare alcunché e cerchiamo di farlo nel modo più distaccato e dis-identificato possibile.

Osserviamo ogni cosa nel corpo e nella mente. Non una sola e permanente, ma qualsiasi cosa si presenti nel campo della consapevolezza. Qualsiasi cosa che appare in maniera chiara ed ovvia ai sensi e alle coscienze ad essi collegate. 

Svolgiamo questa attività con l’intenzione di conoscere e comprendere le cause che condizionano il sorgere e lo svanire dei fenomeni fisici e mentali, quali siano le condizioni proficue e quali siano quelle non proficue, quali le qualità etiche e quali quelle non etiche, quali portano al bene e quali portano al male. 

Quello che poi faremo con ciò che scopriamo appartiene al territorio del libero arbitrio, perchè saremo noi i primi a riceverne i frutti.

In ogni caso, se sorge un dubbio riguardo alla pratica, semplicemente ricordiamoci di questi aspetti essenziali e cioè che: noi stiamo cercando di osservare, conoscere e comprendere le cause e le condizioni di ogni processo fisico e mentale che è predominante nel momento presente.

Alcuni brevi cenni su cosa è vipassana e cosa non lo è

  • Non è semplice rilassamento, è la realizzazione di come appaiono i processi naturali di mente e corpo, la mente è allertata, acuta vigile, mentre il corpo è rilassato, non rigido o teso.
  • Non si tratta semplicemente di rilasciare lo stress, è l’investigazione, l’osservazione, la comprensione dei fattori e delle condizioni che causano stress. Che da ciò possa giungere una riduzione dello stress dipende da ciò che faremo con quello che scopriamo.
  • Non una adesione di fede cieca e devozionale, è un’esperienza pratica e personale, si applicano le istruzioni ricevute e, se si svolge il compito con la giusta attitudine e con apertura mentale, si verificano in proprio i risultati. Si tratta di sperimentare.
  • Non è un assorbimento meditativo, ovvero profonda concentrazione su un singolo oggetto come: il respiro, un oggetto visibile e/o visualizzato, recitazione di mantra, contemplazione o riflessione, è sviluppare l’abilità della mente di osservare molti processi in continuo cambiamento con una concentrazione leggera e morbida che, se mantenuta con continuità, può diventare sufficientemente forte da penetrare attraverso gli aspetti superficiali della nostra esistenza per giungere a sperimentarne gli aspetti più profondi e sottostanti.
  • Non è una selezione cristallizzata di oggetti in funzione dei propri desideri o in accordo con quelle delle istruzioni di un insegnante o tradizione, è una consapevolezza pronta a tutto, senza scelta, senza alcun giudizio di merito su tutto ciò che si presenta momento dopo momento, è vivere nel presente.
  • Non si occupa di distruggere, cambiare o di eliminare ciò che non piace, è la semplice osservazione di qualsiasi processo diventa predominante nel momento presente con l’unico intento di comprenderne la vera natura.
  • Non è egoismo, egocentrismo o isolamento, è la comprensione di se stessi per entrare in relazione con gli altri in modo saggio e significativo, rafforzando in prima istanza la consapevolezza delle condizioni e delle cause dei nostri stati mentali e delle nostre emozioni.
  • Non è adorazione di idoli, magia o esoterismo, preghiera, sacrificio di se stessi, non è una credenza in qualche divinità o religione, si tratta solo di noi con le nostre naturali abilità e del desiderio di ridurre e man mano giungere a liberarsi da ogni tipo processo generatore di sofferenza.
  • Non è qualcosa di separato ed esterno alla nostra vita, è un momentaneo sguardo alla vera e reale natura di ogni momento presente della nostra esistenza così com’è, senza alcuna opinione, critica o alterazione.
  • Non è la presunzione di aver raggiunto una qualche forma di elevata posizione sul sentiero spirituale , è, di fatto, un ritorno alla terra, un ritorno alla semplicità e alla concretezza delle basi della nostra esistenza entro il campo di esperienza del nostro corpo e della nostra mente.






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