mercoledì 10 aprile 2013

18 tipi di Coscienza senza Radici. Non Proficue - Proficue - Funzionali

Fonte:Canonepali.net
 
Coscienze Immorali o Non Proficue. Risultanti senza Radici

(1) Coscienza visiva, accompagnata da indifferenza.
(2) Coscienza uditiva, accompagnata da indifferenza
(3) Coscienza olfattiva, accompagnata da indifferenza
(4) Coscienza gustativa, accompagnata da indifferenza
(5) Coscienza corporea, accompagnata da dolore,
(6) Coscienza ricevente, accompagnata da indifferenza,
(7) Coscienza investigante, accompagnata da indifferenza.
Questi sette sono tipi di coscienza immorale risultante.


Coscienze Morali o Proficue. Risultanti senza Radici

(8) Coscienza visiva morale risultante, accompagnata da indifferenza. Così sono
(9) Coscienza uditiva,
(10) Coscienza olfattiva,
(11) Coscienza gustativa,
(12) Coscienza corporea, accompagnata da felicità,
(13) Coscienza ricevente, accompagnata da indifferenza,
(14) Coscienza investigante, accompagnata da piacere,
(15) Coscienza investigante, accompagnata da indifferenza.
Questi otto sono tipi di coscienza morale risultante senza Hetu.
Coscienza Funzionale senza Radici

(16) Coscienza attentiva della porta dei cinque sensi, accompagnata da indifferenza
(17) Così è la coscienza attentiva della porta della mente
(18) Coscienza producente sorriso, accompagnata da piacere.
Questi tre sono tipi funzionali di coscienza senza Hetu.
In conclusione, in tutto vi sono 18 tipi di coscienza senza Hetu.

Sunto

Sette sono immorali risultanti. Otto sono morali risultanti.
Tre sono funzionali. Totale coscienze immorali:18.







Note:

23. Hetu - è di solito reso con “condizione causale”. Nei Sutta spesso incontriamo frasi tipo “ko hetu, ko paccayo”, quale causa, quale ragione. Nell'Abhidhamma sia “hetu” sia “paccaya” sono resi differenti ed utilizzati in senso specifico. Il termine “hetu” è applicato alle sei radici spiegate prima.
Paccaya è una condizione d'aiuto (upakaraka dhamma). Hetu è come la radice di un albero. Paccaya è come l'acqua, il concime, ecc.
Le suddette diciotto classi di coscienza sono chiamate “a-hetuka” perché sono prive di radici simultanee (sampayuttaka hetu). Bisogna capire che anche le coscienze immorali (citta ahetuka) non sono prive di una causa efficiente (nibbataka hetu). Le rimanenti 71 classi di coscienza sono chiamate Sa-hetuka, con Radici. In due vi è solo una Radice, nelle altre 69 vi sono due o tre Radici.

24. Dvipañcaviññana – Le cinque coppie di coscienza morale ed immorale risultante sono elencate in questo verso. Sono così chiamate perché dipendono dai cinque sensi. Poiché sono relativamente deboli sono accompagnate da sensazioni neutre, ad eccezione della coscienza corporea che è accompagnata da dolore o da felicità.

25. Sampaticchana è quel momento della coscienza che accetta o riceve un oggetto. Santirana è quella che indaga su un oggetto. Quel momento di coscienza che si rivolge verso uno dei cinque sensi-oggetti è chiamato “pañca-dvaravajjana”. Mano-dvaravajjana è quel momento della coscienza che rivolge la mente verso un oggetto mentale. Panca-dvaravajjana e mano-dvaravajjana sono gli unici due momenti di coscienza kiriya vissuta da coloro che non sono Arahant. Tutti le altre sono coscienze kiriya sperimentate solo dai Buddha e dagli Arahant. E 'questa mano-dvaravajjana citta che svolge la funzione di votthapana (decidere), che sarà affrontato in seguito.

26. Hasituppada è una citta peculiare agli Arahant. Sorridere è causato da una sensazione piacevole. Ci sono tredici classi di coscienza con cui si può sorridere a seconda del tipo di persona.
Una comune persona mondana (puthujjana) può sorridere con uno dei quattro tipi di citta radicato nell'attaccamento, accompagnato da piacere, o una della quattro kusala citta ) accompagnata da piacere.
I Sotapanna, i Sakadagami e gli Anagami possono sorridere con una delle due akusala citta, non legate a falsa visione, accompagnata da piacere, o con una delle quattro kusala citta. Gli Arahant e i Pacceka Buddha possono sorridere con una delle quattro sobhana kiriya citta o hasituppada.
I Samma Sambuddha sorridono con una delle due sobhana kiriya citta, accompagnata da saggezza e piacere.
Non vi è niente di una mera allegria nella coscienza hasituppada.
Il Compendio di Filosofia afferma: “Ci sono sei classi di ilarità riconosciute nelle opere Buddhiste: (1) sita: un sorriso che si manifesta nell'espressione e nel volto; (2) hasita: un sorriso che consiste in un lieve movimento delle labbra appena sufficienei a rivelare le punte dei denti; (3) vihasita: risata con un leggero suono; (4) upahasita: risata accompagnata dal movimento del capo, delle spalle e delle braccia; (5) apahasita: risata accompagnata da lacrime; e (6) atihasita: - una forte risata accompagnata da movimenti continui di tutto il corpo dalla testa ai piedi. La risata è quindi una forma di espressione corporea (kaya-viññatti), che può essere o non può essere accompagnata da espressioni vocali (vaci-viññatti). Di queste, le prime due classi sono l'espressione di persone colte, le due successive dell'uomo medio, e le ultime due di classi inferiori.

27. Processo del pensiero
Il soggetto, la coscienza, riceve gli oggetti dall'esterno e dall'interno. Quando una persona è in uno stato profondo di sonno si dice la sua mente è vuota, o, in altre parole, in uno stato di bhavanga. Spesso sperimentiamo un tale stato passivo quando la nostra mente non risponde agli oggetti esterni. Questo flusso di bhavanga viene interrotto quando gli oggetti entrano in contatto con la mente. Quindi la coscienza bhavanga vibra per un attimo di pensiero e scompare. All'istante la coscienza della porta dei sensi (pañca-dvaravajjana) sorge e cessa.
In questa fase il flusso naturale viene controllato ed è rivolto verso l'oggetto. Subito dopo vi sorge e cessa la coscienza visiva (cakkhu viññana), ma tuttavia non conosce nulla. Questa operazione dei sensi è seguita da un momento di ricezione dell'oggetto visto (sampaticchana). Segue la facoltà investigante (santirana) o un momentaneo esame dell'oggetto ricevuto. Dopo segue quella fase di cognizione rappresentativa definita la coscienza determinante (votthapana). La discriminazione viene in questa fase esercitata. La libera volontà qui la sua parte. Subito dopo vi sorge la fase psicologicamente più importante: l'impulso o javana. E' in questa fase che un'azione viene giudicata morale o immorale. Il kamma si effettua in questa fase; se vista rettamente (yoniso manasikara), javana diventa morale; se vista erroneamente (ayoniso manasikara), diventa immorale. Nel caso di un Arahant questo javana è né morale né immorale, ma semplicemente funzionale (kiriya). Questa fase javana di solito dura sette attimi di pensiero, o, al momento della morte, cinque.
L'intero processo che avviene in una parte infinitesimale di tempo si conclude con la coscienza che registra, dalla durata di due attimi di pensiero – completando così un processo del pensiero di diciassette attimi di pensiero.
I tre tipi di coscienza bhavanga sono vipaka. Essi sono sia una delle due santirana citta, accompagnata da indifferenza, prima citata, o una delle otto sobhana vipaka citta, descritte nela sezione 6. Pañca-dvaravajjana è una kriya citta. Pañca viññana è una delle dieci vipaka citta morale o immorale. Sampaticchana e santirana sono anche delle vipaka citta. La mano- dvaravajjana (coscienza della porta della mente), una kriya citta, funziona come la coscienza votthapana. Si può utilizzare il proprio libero arbitrio in questa fase. I sette momenti javana di pensiero formano il kamma. La tadalambana è una vipaka citta la quale è una delle tre santirana citta o una delle otto sobhana vipaka citta.
Quindi in un particolare processo di pensiero vi sorgono vari attimi di pensiero che possono essere kamma, vipaka e kriya.

 

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