giovedì 21 febbraio 2013

I 5 Aggregati. Rupa la materialità




 ...proprio come quando le parti sono correttamente composte
si parla della parola “carro”,
così quando ci sono gli aggregati
è convenzione dire “essere”…
(Buddha)


Quello che chiamiamo “essere”, o “individuo”, o “Io” quando pensiamo a noi stessi o in termini più generali, secondo il buddhismo è solo una combinazione di forze o energie mentali e fisiche, che cambiano continuamente.
Nella dottrina buddhista sono chiamati gli Aggregati dell’Attaccamento (upadana-khandha).

Questi gruppi sono semplicemente categorie, sottosistemi, o funzioni di base, nelle quali possono essere analizzati tutti gli aspetti di ciò che costituisce “l’essere umano”, o il sistema dell’individuo.
Di nessuno di loro possiamo dire che sia il “sé”, “del sé”, “nel sé”, o “me stesso”; essi non hanno niente a che fare con “la personalità” o “l’individualità” e non c’è nessun “sé” distinto e separato da loro verificabile. Ma poichè questi Cinque Aggregati fisici e mentali, che sono interdipendenti, lavorano insieme, in combinazione, come una macchina psico-fisiologica, noi ci formiamo l’idea di identità personale. Questa però è un’idea illusoria, una semplice formazione-mentale.

Quando “l’uomo”, o “Io”, viene visto attraverso la contemplazione di questi aggregati si comprende come in realtà “esista” solo in senso convenzionale. Quando questa idea di identità (Io, sé) viene riconosciuta per quello che è nella realtà, anche le impurità o contaminazioni vengono eliminate, insieme alla sofferenza che giunge in relazione ad un illusorio aggrapparsi a ciò che è transitorio, vuoto e insoddisfacente.

I cinque aggregati sono anche chiamati “gruppi”. Il motivo è che, mentre guardandoli superficialmente si presentano come una massa compatta, ad un’osservazione più attenta si rivelano invece costituiti da vari elementi. Ma non bisogna fermarsi qui. L’ulteriore osservazione rivela che sono fattori condizionati che nascono e muoiono come correnti o flussi di energia. La loro apparente compattezza ne maschera la verità, perché l’attaccamento latente alla preservazione del sé si afferra a questi fattori come se fossero una massa immutabile e in questo modo il ciclo continua vita dopo vita. Gli insegnamenti ci aiutano quindi a spezzare la falsa idea di un’entità durevole, la falsa compattezza è data dalla

  • Continuità: che si spezza vedendone la discontinuità, ad esempio  nell’impermanenza;

  • Massa: che si spezza vedendo con chiarezza le differenti caratteristiche o qualità;

  • Funzione: che si spezza vedendo chiaramente come le funzioni (vedere, sentire, etc.) sono costituite da una molteplicità di processi e di eventi;
  • Oggettualità: che si spezza vedendo come la coscienza e gli stati mentali prendono oggetti diversi in momenti diversi, e che questi oggetti nascono e muoiono istantaneamente.


I cinque aggregati sono:


L’aggregato della materia;

L’aggregato delle sensazioni;

L’aggregato della percezione;

L’aggregato delle formazioni mentali;

L’aggregato della coscienza.



Il primo è l’Aggregato della Materia (rupa-khandha)

Detto anche Aggregato della Forma. L’intero regno della materia, interna o esterna, è incluso in questo gruppo. Costituisce l’aspetto fisico e materiale del mondo, incluso gli esseri umani. Si riferisce ai fenomeni condizionati non-consci, quelli noti come i Quattro Grandi Elementi (della materia):

  • Solidità/rigidità/durezza/morbidezza (terra),

  • fluidità/coesione (acqua),

  • caldo/freddo (fuoco),

  • moto/movimento/tensione (aria).


Include anche i Derivati dei Quattro Grandi Elementi, che comprendono in particolare il corpo umano, col suo sistema nervoso e gli oggetti di senso (il mondo). Quindi, sono inclusi i nostri cinque organi di senso materiali (occhio, orecchio, naso, lingua, corpo) e i loro corrispondenti oggetti nel mondo esterno (forma visibile, suono, odore, sapore, oggetti tangibili).

Non è difficile capire perché si producono attaccamento e identificazione verso queste qualità materiali. La natura grossolana della materia dà un senso di realtà e stabilità, come si dice: crediamo a quello che vediamo. Riceviamo un certificato di nascita quando siamo nati, poi riceviamo una carta d’identità con la nostra foto e forse l’impronta digitale. Altri certificati affermano che una certa casa, una certa auto e altri oggetti materiali sono “nostri”. Sono compresi anche altri corpi, che chiamiamo i nostri amici, nostra moglie, nostro marito, i nostri figli. Tutte queste identificazioni, relative a noi stessi e agli altri, rafforzano le nostre credenze e i nostri attaccamenti e diventano istituzionalizzate. Abbandonarle significa andare contro il resto del mondo. Ma l’attaccamento fondamentale è quello relativo a noi stessi.

Durante l’addestramento si utilizzano specifiche meditazioni relative alla forma materiale, contemplazioni che riguardano il corpo
la contemplazione consapevole del corpo per suscitare il distacco dalla forma materiale.
la meditazione sulle impurità del corpo  
la meditazione sui cadaveri nei cimiteri(quest’ultima caduta sempre più in disuso per le difficoltà oggettive che comporta la sua realizzazione).

Sono meditazioni particolarmente utili alle persone che hanno forti attaccamenti agli oggetti dei sensi. Un forte distacco concentrato, una volta sviluppato, non rimuove soltanto l’ostacolo della bramosia sensuale, ma contribuisce a indebolire l’identificazione con l’io, passo indispensabile per lo sviluppo della saggezza derivante dalla visione profonda.
Un altro metodo è la contemplazione, o riconoscimento, dei quattro elementi. In questo caso, l’osservazione nota le caratteristiche degli elementi favorendo la visione delle tre caratteristiche universali.
La meditazione sul respiro ha un forte effetto calmante sull’agitazione, mentre la meditazione di chiara comprensione rende possibile la visione profonda in tutte le nostre attività.
Quando il corpo è semplicemente percepito come qualità materiali che sorgono e scompaiono, sviluppiamo la visione profonda delle tre caratteristiche universali della natura.
Così:
  • La contemplazione degli elementi spezza l’illusione della solidità.
  • La contemplazione delle impurità spezza l’illusione della bellezza.
  • La contemplazione delle varie parti del corpo spezza l’illusione di una massa unica.
  • La contemplazione dell’impermanenza, della sofferenza e del non sé spezza il processo dell’identificazione e porta a riconoscere la realtà dietro i fenomeni.

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