giovedì 20 dicembre 2012

Didattico domenicali 7. La meditazione di Metta, la pratica della gentilezza



Lo sviluppo della gentilezza amorevole (Metta Bhavana)

Metta o gentilezza amorevole è uno stato della mente che auspica e promuove il benessere di un’altra persona, come può fare un amico sincero o una madre  che accudisce un figlio. Come la fede, la metta, è qualitativamente una emozione, ma si focalizza su degli esseri viventi. 


Questa qualità mentale cerca di promuovere felicità e protezione dalle avversità.
I frutti che un meditatore può raccogliere da questa pratica sono enunciati in questo modo:

1.          Dorme felice
2.          Si risveglia felice
3.          Sogna senza incubi
4.          E’ caro agli uomini
5.          E’ caro ai non-umani
6.          I Deva (Angeli) lo proteggono
7.          Fuoco, veleno o spade non si avvicinano a lui
8.          La sua mente si concentra velocemente
9.          La sua carnagione diventa chiara
10.      Muore con la mente libera dalla confusione
11.      Se non raggiunge ulteriori realizzazioni rinasce nei mondi di Brahma

Si comincia sviluppando metta per se stessi. Alcuni potrebbero pensare che ci sia dell’egoismo in questo, ma non è così. Il significato sta nel fatto che una persona dovrebbe avere, prima di tutto, la salutare intenzione di progredire lungo il sentiero spirituale. Solo quando una persona è sufficientemente radicata e stabilizzata nel benessere spirituale può, successivamente, essere in grado di aiutare gli altri. Inoltre è solo grazie alla comprensione, sviluppata con la pratica di moralità, concentrazione e visione profonda (Insight), che il praticante può acquisire la conoscenza della sofferenza, che induce a sua volta un universale e abbondante senso di compassione e amicizia.

Prima di cominciare la pratica della Metta bhavana si suggerisce di riportare alla mente i benefici della pazienza e della gentilezza amorevole così come i pericoli che portano con sè rabbia e collera. Quindi il praticante prosegue facendo sorgere gentilezza amorevole recitando in questo modo :

Possa io essere libero da ostilità/inimicizia ( avero homi )
Possa io essere libero dalla sofferenza mentale  ( abyapajjo homi )
Possa io essere libero dalla sofferenza fisica  ( anigho homi )
Possa io aver cura di me stesso e vivere serenamente ( sukhiattanam pariharami ).

Quando il meditatore nota il desiderio per la propria felicità mentre sviluppa la concentrazione, può a quel punto procedere con grande facilità a sviluppare metta per qualcun altro. Per questa ragione, inizialmente, è meglio selezionare una persona che sia cara e per cui si prova affetto e riconoscenza; ella o egli dovrebbe essere dello stesso sesso e ancora in vita.
Ai principianti si consiglia di evitare di scegliere quattro tipi di persone: qualcuno con cui si è molto intimi (partner), qualcuno che è morto, qualcuno del sesso opposto, una persona con cui si hanno difficoltà, come un nemico.
E’ preferibile poi che la persona prescelta abbia anch’essa una inclinazione spirituale,  molta gentilezza amorevole e compassione. Può essere un parente, un insegnante, un amico o qualcuno con cui si ha familiarità. Questa sorta di “magazzino” di associazioni positive e costruttive consentirà di avere una riserva di quei pensieri che sono necessari a far sorgere il sentimento della metta.
Si sarà quindi in grado di sviluppare metta per quella persona pensando alle sue buone qualità o a ciò che ha fatto per noi.
Quando la metta è stata sviluppata se ne mantiene il flusso usando le stesse formule che sono state usate verso se stessi :

Possa ella/egli essere libero da ostilità/inimicizia (avera hontu)
Possa ella/egli essere libero dalla sofferenza mentale (abyapajja hontu)
Possa ella/egli essere libero dalla sofferenza fisica (anigha hontu)
Possa ella/egli aver cura di se stesso e vivere serenamente (sukhiattanam pariharantu)

Man mano che la concentrazione cresce si potrà a un certo punto, così come nella contemplazione del Buddha, abbandonare le parole e la recitazione e lasciare che rimanga solo la sempre più profonda concentrazione di gentilezza amorevole che fluisce in modo equilibrato.
Quando poi la propria gentilezza amorevole e la concentrazione sono forti si può procedere a irradiare metta agli altri in questo ordine :

un amico molto caro
una persona neutrale
una persona sgradevole
un nemico

Se non si è in grado di irradiare metta a nessuna di queste categorie di persone è consigliabile ritornare a se stessi o alla persona cara con cui abbiamo iniziato. In seguito si può proseguire irradiando metta verso:

tutti gli esseri
tutte le cose viventi
tutte le creature
tutti gli individui
tutte le personalità

in questo caso si invia metta in modo non specifico. Ulteriori e più specifici modi di irradiare metta sono:

tutto il genere maschile
tutto il genere femminile
tutti gli Illuminati (coloro che hanno raggiunto il nobile sentiero)
tutti coloro che vivono nel mondo
tutte le divinità
tutti gli umani
tutti coloro che vivono in uno stato infelice

Infine si combinano i modi specifici e quelli non specifici e si diffonde gentilezza amorevole in dieci direzioni:
nord
sud
est
ovest
nord-est
nord-ovest
sud-est
sud-ovest
verso l’alto
verso il basso

Senza dubbio ci vorrà un po’ di tempo prima di riuscire a padroneggiare  completamente tutto ciò.
Se però si usa la pratica di metta come un preliminare della Vipassana si può scegliere di irradiarla solo verso se stessi e verso una persona cara o, se lo si desidera, con una diffusione non specifica. In questa maniera, come meditazione preliminare, può richiedere due minuti o più.

Nella nostra vita quotidiana si può praticare metta irradiandola verso ogni persona che si incontra, per esempio: quando qualcuno si avvicina a voi, diciamo ad una distanza di cinque metri, potete inviarle mentalmente gentilezza amorevole e potete continuare a farlo fino a che questa persona sta vicino a voi. Più avanti potrete incrementare la distanza e alla fine potrete irradiare metta verso tutti gli esseri cominciando dai più grandi fino a quelli più piccoli.
Se, durante la diffusione di metta ad un soggetto, sorge rabbia, si può allora spostare la nostra attenzione ad un soggetto amato per sviluppare metta.

Metta viene spesso confusa o corrotta dall’attaccamento, il consiglio perciò è quello di stare all’erta da questa “erba cattiva che cresce in mezzo al raccolto”. Bisogna imparare a distinguere tra gentilezza amorevole e attaccamento/amor proprio/innamoramento. Gli stati mentali che sono strettamente correlati alla metta sono compassione e gioia compartecipe. Vi sono poi casi in cui l’afflizione viene spesso confusa con la compassione e la felicità sensuale con la gioia compartecipe, due inquinanti dai quali ci si deve guardare.
Infine ciò che è necessario come elemento di equilibrio tra queste emozioni è l’equanimità e perciò la consapevolezza è un fattore fondamentale.
Per queste ragioni vediamo che lo sviluppo mentale potrebbe non essere così semplice come sembra, perchè sono coinvolte numerose condizioni interconnesse tra loro. Per farsene una idea generale può essere utile una lettura del discorso sulla Metta dato dal Buddha. La pratica deve essere fatta in modo serio e questa senza dubbio è una cosa che impegna tutta la nostra vita o anche molte vite ancora. 


IL discorso sulla Metta
(Metta sutta)

Ecco cosa dovrebbe fare una persona buona
lo stato di pace da ottenere è questo:
Egli dovrebbe essere capace, giusto, integro e mite,
 gentile e non orgoglioso,
soddisfatto, facile da aiutare,
poco impegnato, frugale e sereno,
nel pieno delle sue facoltà, prudente, modesto.
Non lusinga le famiglie.
Non dovrebbe fare nemmeno la più piccola cosa
che un altro uomo saggio potrebbe deplorare.

(Così egli dovrebbe pensare)”Che ogni creatura possa
rallegrarsi in cuor suo contenta e sicura.
Per quante creature viventi ci siano
non importa quanto fragili o solide
senza alcuna eccezione, lunghe o corte,
di media taglia, piccole o  grosse
o tarchiate, siano visibili o invisibili
sia che dimorino vicino o lontano,
che esistano o che desiderino di esistere.
Possa ogni creatura rallegrarsi in cuor suo
che nessuno nuocia a qualcun altro
o lo offenda in alcun modo;
che nessuno si auguri il male di qualcun altro
né provocandolo né pensandolo”

In questo modo, come una madre durante la sua vita
deve curare suo figlio, il suo unico bambino,
egli non dovrebbe porre limiti
al suo pensiero per ogni essere vivente
al suo pensiero d’amore per tutto il mondo,
egli lo mantiene sconfinato
sopra, sotto, tutto intorno
libero, senza malizia e rivalità.
In piedi o camminando, sedendo
o coricandosi mentre non dorme,
egli persegue questa consapevolezza.
Questo è detto un dimorare divino.

Colui che non è coinvolto dai punti di vista
che è virtuoso e con perfetta visione
una volta purificato dal desiderio per i desideri sensoriali
egli sicuramente non tornerà in nessun ventre

Nessun commento:

Posta un commento