giovedì 13 dicembre 2012

Il discorso sul non-sè Anatta lakkhana sutta


Anatta lakkhana sutta

Questo è uno dei primi discorsi che il Buddha fece dopo la sua illuminazione ai 5 discepoli che si riunirono intorno a lui per seguirne gli insegnamenti. Si tratta di uno dei sutta, a mio avviso, più radicali e fondamentali del Canone Buddhista la cui contemplazione può offrire importanti intuizioni.


Questo discorso scuote alle fondamenta la visione dell’essere umano a cui ci ha abituati la cultura occidentale. Sin da quel “penso dunque sono” di Descartes l’occidente ha costruito una visione dell’uomo incentrata su una identità che il Buddha storico scardina alla base.

Il dono del Dhamma supera tutti i doni.

“Cosi ho udito! Una volta  il Beato mentre risedeva a Varanasi nel ‘Parco dei cervi di Isipitana’, Egli con queste parole si rivolse al gruppo dei cinque monaci”:

“Il corpo, monaci, non è il sè. Se il corpo fosse il sé questo corpo non si presterebbe/troverebbe nel disagio. Sarebbe possibile (per esempio) dire per quanto riguarda il proprio corpo, Lascia che il mio corpo sia/stia così o lascia che il mio corpo non sia/stia così.

Ma proprio perché il corpo non è il sé, il corpo si presta/prova il disagio. Non è possibile (per esempio) dire per quanto riguarda il corpo: lascia che il mio corpo sia/stia così o lascia che il mio corpo non sia/stia così.

Le sensazioni non sono il sé. Se le sensazioni fossero il sé, queste sensazioni non sarebbero di disagio. Sarebbe possibile (per esempio) dire per quanto riguarda le sensazioni: possano le mie sensazioni essere così o possano le mie sensazione non essere così.

Ma poiché le sensazioni non sono il sé. Queste sensazioni si prestano/segnalano disagio. Non è possibile (per esempio)dire, per quanto riguarda le sensazioni: possano le mie sensazioni essere così o possano le mie sensazioni non essere così.

Le percezioni non sono il sé. Se le percezioni fossero il sé, queste percezioni non sarebbero di disagio. Sarebbe possibile (per esempio) dire per quanto riguarda le percezioni: possano le mie percezioni essere così o possano la mie percezioni non essere così.

Ma poiché le percezioni non sono il sé, queste percezioni si prestano/segnalano disagio. Non è possibile (per esempio)dire, per quanto riguarda le percezioni: possano le mie percezioni  essere così o possano le mie sensazioni non essere così.

I processi mentali non sono il sé. Se i processi mentali fossero il sé, questi  processi mentali non si presterebbero/sarebbero di disagio. Sarebbe possibile (per esempio) dire per quanto riguarda i processi mentali: possano i miei processi mentali essere così o possano i miei processi mentali essere così.


Ma poichè i processi mentali non sono il sé, i processi mentali si prestano/sono di disagio. Non è possibile(per esempio)dire rispetto ai processi mentali: possano i miei processi mentali essere così o possano i miei processi mentali non essere cosi

La coscienza non è il sé. Se la coscienza fosse il sé questa coscienza non si presterebbe/sarebbe a disagio. Sarebbe possibile(per esempio)dire per quanto riguarda la coscienza: che la mia coscienza sia così o possa la mia coscienza non essere così.

Ma poiché la coscienza non è il sé, la coscienza si presta/ prova il disagio. Non è possibile (per esempio)dire per quanto riguarda la coscienza: che la mia coscienza possa essere così o possa la mia coscienza non essere così.

Cosa pensate monaci, Il corpo è costante o transitorio ?

Transitorio, o Signore

E ciò che è transitorio rende le cose facili o stressanti?

Stressanti, o Signore

Ed è giusto considerare ciò che è incostante, stressante, soggetto a modifiche come: questo è mio questo è il mio sè questo è quello che sono..?

No, Signore

Cosa pensate monaci, le sensazioni sono costanti o transitorie?

Transitorie, o Signore

E ciò che è transitorio rende le cose facili o stressanti?

Stressanti, o Signore

Ed è giusto considerare ciò che è incostante, stressante, soggetto a modifiche come: questo è mio questo è il mio sè questo è quello che sono..?

No,  Signore

Cosa pensate monaci la percezione è costante o transitoria?

Transitoria, o Signore

E ciò che è transitorio rende le cose facili o stressanti?

Stressanti, o Signore

Ed è giusto considerare ciò che è incostante, stressante, soggetto a modifiche come: questo è mio questo è il mio sè questo è quello che sono..?

No, Signore

Cosa pensate monaci, i processi mentali sono costanti o transitori?

Transitori, o Signore

E ciò che è transitorio rende le cose facili o stressanti?

Stressanti, o Signore

Ed è giusto considerare ciò che è incostante, stressante, soggetto a modifiche come: questo è mio questo è il mio sè questo è quello che sono..?"

No, Signore

Cosa pensate monaci, la coscienza è costante o transitoria?

Transitoria, o Signore

E ciò che è transitorio rende le cose facili o stressanti?

Stressanti, o Signore

Ed è giusto considerare ciò che è incostante, stressante, soggetto a modifiche come: 'questo è mio questo è il mio sè questo è quello che sono..?

No, Signore

Così, monaci, qualsiasi organismo di sorta, passato, futuro o presente; interno o esterno, palese o sottile, comune o sublime, lontano o vicino, ogni corpo è da vedere come realmente è, con corretto discernimento in questo modo: questo non è mio, questo non è il mio sé, questo non è ciò che sono.

Qualsiasi sensazione di sorta - passata, futura o presente; interna o esterna; palese o sottile, comune o sublime, lontana o vicina: ogni sentimento è da vedere come realmente è, con corretto discernimento in questo modo: questo non è mio, questo non è il mio sé, questo non è ciò che sono.

Qualsiasi percezione di sorta - passata, futura o presente; interna o esterna; palese o sottile, comune o sublime, lontana o vicina: ogni percezione
è da vedere come realmente è, con corretto discernimento in questo modo: questo non è mio, questo non è il mio sé, questo non è ciò che sono.

Tutti i processi mentali di ogni sorta - passati, futuri o presenti, interni o esterni, palesi o sottili, comuni o sublimi, lontano o vicini: tutti i processi mentali sono da vedere come realmente sono, con corretto discernimento in questo modo: questo non è mio, questo non è il mio sé, questo non è ciò che sono.

Ogni coscienza  - passata, futura o presente; interna o esterna, palese o sottile, comune o sublime, lontana o vicina: ogni coscienza è da vedere come realmente è, con corretto discernimento in questo modo: questo non è mio, questo non è il mio sé, questo non è ciò che sono.

Cosi considerando, il discepolo istruito dai nobili cresce disincantato verso corpo, disincantato verso le sensazioni, disincantato verso la percezione , disincantato rispetto ai i processi mentali e disincantato rispetto alla coscienza.

Disincantato, diventa spassionato e si distacca. Attraverso il distacco, si è libera. 

Con la liberazione, vi è la conoscenza, 'Liberato' discerne che: 'La catena delle nascite è finita, la vita santa soddisfatta, il compito svolto. Non c'è altro per il bene di questo mondo

Questo è ciò che disse il Beato, gratificato, il gruppo di cinque monaci manifestò soddisfazione per le sue parole.
Mentre questa spiegazione veniva data, il cuore del gruppo di cinque monaci, grazie alla mancanza di attaccamento, trovò la liberazione dalle afflizioni mentali.

Libera traduzione di Giancarlo Giovannini

un saluto nel Dhamma a tutta Metta




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