giovedì 27 dicembre 2012

Cenni dall'Abhidhamma. Numero 1. Le quattro realtà




Abhidhamma significa “la dottrina più alta” perché fornisce gli strumenti per acquisire la propria liberazione o perché supera gli insegnamenti contenuti nelle raccolte di Sutta(discorsi) o nel Vinaya(regole).  Nell'Abhidhamma ogni cosa è analizzata in dettaglio e scomposta ed esaminata nelle sue componenti fondamentali, per poi venire messa in relazione con tutte le altre.
Contiene 7 trattati:
  •        Dhammasangani(classificazione delle realtà)
  •        Vibhanga(suddivisioni)
  •        Dhatukatha(discussione in relazione agli elementi)
  •        Puggalapannatti(Designazioni)
  •        Kathavattu(punti controversi)
  •        Yamaka(libro delle coppie)
  •        Patthana(relazioni di causa)
Il primo libro/trattato dove vengono classificate le realtà inizia cosi:

Le  categorie trattate e menzionate nell'Abhidhamma,  sono quattro in tutto:
  •       Coscienza
  •       Stati mentali
  •       Materia
  •       Nibbana
Dobbiamo innanzi tutto partire dal fatto che secondo l’idea buddhista esistono due realtà  
  • apparenti 
  • assolute.
       La realtà apparente è, ordinariamente, la verità convenzionale (samutti-sacca)ovvero la realtà con cui siamo in contatto grazie ai nostri sensi.
       La realtà assoluta è la verità astratta (paramattha-sacca).
Per esempio, la superficie del tavolo che vediamo è la realtà apparente. In un senso assoluto la superficie apparente consiste da forze e caratteristiche che non vediamo, in altre parole vibrazioni, particelle, atomi ecc..
Per scopi comuni uno scienziato usa il termine acqua, ma in laboratorio dirà H2O. Allo stesso modo il Buddha usa termini comuni nel Sutta Pitaka, donna, uomo, sé, ecc., invece nell’Abhidhamma Pitaka  egli adotta differenti termini di espressione. In questo contesto impiega un metodo analitico ed usa termini astratti come:
  •        aggregati (khandha)
  •        elementi (dhātu)
  •        basi (āyatana), ecc.
La parola paramattha ha un grande significato nell’Abhidhamma, è formata da parama e attha.
       Parama significa immutabile (aviparīta), astratto (nibbattita
       Attha significa ‘cosa’
Paramattha, quindi, significa cosa immutabile o astratta. La realtà astratta può essere intesa anche come equivalente o sottostante. Il termine immutabile in questo contesto sta ad indicare che ogni paramattha è eterna e permanente.
Un vaso di ottone, ad esempio, non è paramattha. Perché la materia di cui è fatta cambia ogni momento, cosi da poter essere trasformata, appunto, in un vaso. Ma entrambi questi oggetti potrebbero essere analizzati come aspetti delle forze fondamentali della materia e chiamate nell’Abhidhamma:  rūpa paramattha. Sono soggette al cambiamento e le caratteristiche di queste rūpa sono le stesse che formano il vaso. Conservano la loro identità in qualsiasi elemento - da qui il senso di parama come immutabile o reale.  Attha corrisponde al termine ‘cosa’ ed ai suoi innumerevoli significati.
Come abbiamo prima citato ci sono in tutto quattro paramattha o realtà astratte.
 Esse includono sia le realtà terrene sia le ultraterrene.
  •       Coscienza
  •       Stati mentali
  •       Materia
  •       Nibbāna
La prima paramattha o realtà è
·       
       Coscienza o citta. Deriva dalla radice 'citi', pensare. Secondo i commentari citta è ciò che conosce (cinteti=vijanati) un oggetto. Non è ciò che pensa l’oggetto come il termine indica. L’Abhidhamma spiega che citta può essere definita come consapevolezza di un oggetto, e non rappresenta qualcosa di unico come un’anima.
Citta, ceta, cittupāda, nāma, mana, viññāna vengono usate come sinonimi nell’Abhidhamma.
Nel testo non si fa distinzione tra mente e coscienza. Quando l’essere è diviso in due parti viene usato il termine nāma. Quando è diviso nei cinque aggregati (pañcakkhandha), viene usato il termine viññāna. Il termine citta è usato anche per elencare le differenti classi di coscienza. In pochi casi, nel significato comune di mente, vengono utilizzati come termine sia nama sia citta.
Le altre tre paramattha saranno trattate successivamente.
L’essere umano con tutte le cose che lo circondano è mondano ed è formato da nāma e rūpa, mentre il Nibbāna è ultramondano.
       rūpa indica sia le unità fondamentali della materia sia i vari cambiamenti materiali. L’Abhidhamma elenca 28 tipi di materia( sono trattate nei capitoli successivi)
       Nāma, indica sia la coscienza che gli stati mentali. Il secondo capitolo di questo libro tratta degli stati mentali (cetasika) che sono 52
Uno di questi è vedanā (sensazione). Un'altro è saññā (percezione). I rimanenti 50 vengono chiamati sankhāra (stati/oggetti mentali). Il serbatoio di questi stati mentali è viññāna (coscienza), che è l’argomento di questo capitolo.
Secondo la precedente analisi l’essere umano è composto da cinque Gruppi o Aggregati (pañcakkhandha)
  •        rūpa (materia)
  •       vedanā (sensazione)
  •        saññā (percezione)
  •        sankhāra (stati mentali)  
  •        citta o viññāna (coscienza).
Ora, di questi la coscienza, gli stati mentali (ad eccezione di 8 tipi di coscienza ultramondani e suoi derivati) e la materia sono Mondane/Terrene (lokiya).
Del Nibbāna si dice che è Ultramondano (lokuttara), e che è l’unica realtà assoluta e rappresenta la meta finale del Buddhismo.
Le altre tre vengono definite realtà in quanto esistono (vjjamana dhamma). Inoltre, sono permanenti, immutabili ed astratte. Sono dentro ed intorno a noi.

Questa è una libera sintesi fatta da G.Giovannini sulla traduzione delle note al 2° versetto del Manuale dell’Abhidhamma (Abhidhammattha Sangaha) di Narada Maha Thera, curata da Enzo A. nella directory italiana del canone buddhista in www.accessoinsight.org

Un saluto nel Dhamma a tutta Metta








20 commenti:

  1. Ciao Giancarlo,

    Complimenti per il blog, e in particolare per quelli sull'Abhidhamma, salgo in cattedra solo un attimo per una correzione;
    la parola nibbattita, stando al PED, dizionario Pāli-English, significa divenuto, sorto, prodotto.
    L'intera frase
    Nibbattitaparamatthabhāvena abhi visiṭṭhā dhammā etthātiādinā abhidhammo
    penso si possa rendere in
    Abhidhamma, qui e altrove, si riferisce a quei dhamma che si contraddistinguono grazie al loro essere sorti in senso assoluto.

    scusa per l'intrusione,
    Alberto Spera (Brescia)

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  2. Ciao Alberto,
    ti ringrazio per i complimenti, la tua è un'intrusione che accolgo più che volentieri, anche se devo confessare che ho tratto questo primo post dalla traduzione fatta sulla directory italiana da Alfano del Manuale di Narada Thera, io ne ho solo fatto una piccola sintesi e risistemazione(come avrai letto dalle note a pide di post).
    Dato che non ho trovato la frase in Pali che citi nel testo di Narada, puoi dirmi ove sta? la correzione che proponi dove andrebbe inserita ? Puoi essere più preciso sulla sua collocazione all'interno del post? Tra l'altro adesso su canonepali.net viene segnalato un virus per cui il mio antivirus non me lo apre.
    Intanto ti ringrazio
    ciao

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    1. Ciao Giancarlo,

      La frase è nel commentario all'Abhidhammatthasangaha, dal quale Narada Thera ha ricavato le sue note.
      Anche per me quello di Narada è stato il testo che mi ha introdotto all'Abhidhamma, qualche anno fa.
      Poi, sempre qualche anno fa, ho trovato su internet, sempre in inglese, 'A survey of paramattha dhammas' di Ajhan Sujin Boriharnwanaket, tradotto dal thailandese da Nina Van Gorkom, che spiega i dhamma, gli elementi, le realtà assolute, in modo a mio avviso chiaro e convincente.
      Se sei d'accordo potremmo parlarne prima o dopo la prossima seduta di meditazione segnalata sul tuo blog.

      Ciao, Alberto

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    2. Ciao Alberto,
      Penso di conoscere il lavoro della Van Gordon al quale alludi, molto bello e chiaro, è un sacco di tempo che mi riprometto di tradurlo in italiano, almeno la lista dei paramattha, ma il tempo è quello che è e ancora non l'ho fatto. Se capisco bene e vieni il 10 Febbraio ne parliamo senz'altro
      ciao

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    3. Ciao Giancarlo,

      Io avevo cominciato a tradurlo, ma dopo qualche paragrafo avevo interrotto.
      I primi due paragrafi sono i seguenti:

      Più di 25 secoli fa, a Salavana, dove i principi Malla di Kushinara trascorrevano i loro periodi di riposo, Buddha l'Arahanta, l'Illuminato Supremo, ottenne il nibbana fra due alberi gemelli di sala, mettendo fine ad ogni opportunità per tutte le creature di poter ascoltare il Dhamma dalla sue labbra.
      Terminando la sua esistenza nel nibbana assoluto il Buddha ha lasciato come precettore, in sua vece, il Dhamma che aveva reso manifesto e spiegato. (Digha-nikaya Mahavagga Mahaparinibbanasutta)

      Il tributo reso dai buddhisti al supremo Dhamma del Buddha è proporzionale alla conoscenza e alla comprensione che ne hanno.
      Dato che "persino chi l'ha visto di persona, chi ha ascoltato le spiegazioni del Dhamnma direttamente dalle sue labbra, o chi ha sorretto i bordi dei suoi abiti mentre ne seguiva i passi, se non comprendeva il Dhamma o non vedeva il Dhamma, non era in grado di vederlo." (Khuddaka-nikaya Itivuttaka Sanghatisutta)

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    4. Ciao Alberto,
      in realtà io pensavo di tradurre solo le pagine in cui sono elencati i Paramattha dhamma,lavoro parziale, ma più fattibile nei tempi che ho a disposizione, ma se ci coordiniamo magari si riesce a fare qualcosina in più. Ancora non ho capito se domenica vieni, perche mi pare che tu sia di Brescia, in ogni caso potresti mandarmi il file su cui hai lavorato tu cosi vediamo se si tratta dello stesso lavoro

      ciao

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    5. Ciao Giancarlo,

      Pensavo di venire Domenica, però a me interessa più il Dhamma come insegnato dal Buddha e riportato nei tre canestri che le sedute di meditazione seguendo le istruzioni di questo o quel maestro.
      Se per te va bene participerei solo alla parte didattica.
      Ti porterei una copia del libro in questione :)
      Sennò resto a Brescia e và bene lo stesso.

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  3. Ciao Alberto,
    vieni e poi fai come vuoi, la parte didattica è alla mattina. Ti conoscerei volentieri i tuoi stimoli sono importanti e rilevanti, se poi mi porti una copia di quel libro mi fai felice.
    Tengo a dirti però che l'inclinazione mia e di Massimo non è in alcun modo settaria e ognuno è libero di praticare a modo suo se segue già un suo metodo e sa come farlo. Ovvio poi che seguendo Sujiva(che già di suo non è granchè collocabile)e utilizzando il Mahasi da anni io ne conosca meglio le esperienze relative. Ma sono dettagli, il Progresso dell'Insight sta nel Visuddhimagga e non è proprietà di alcuna scuola in particolare. Ammetto che nel Mahasi se ne enfatizzi a volte il ruolo nella pratica, con il simpatico effetto collaterale che poi ci sono yogis che si dilettano nel Toto delle conoscenze: sarò nella 4°?, nelLa 5° matura?, chissà quel senso di nausea era un'esperienza del disgusto?
    Ti saluto, a presto
    metta

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    1. Ciao Giancarlo,

      Grazie per la comprensione e la tolleranza, l'apprezzo molto e mi impegno a ricambiarla.
      Riguardo al testo dell'Abidhammattha vorrei fare un'altra precisazione, con la premessa che non sono un professore di paali;
      nel commentario originale la parola aviparìta viene usata come sinonimo di parama, la prima delle due parole che compongono la parola composta paramattha; quindi i dhamma, le realtà, sono parama attha, cioè lo sono in senso assoluto, o anche aviparita attha, cioè lo sono sempre.
      Non sono dhamma ad essere immutabili (essendo esattamente l'opposto, anicca, temporanei/impermanenti, con l'eccezione del Nibbana), è il loro senso (attha) ad esserlo; come chiarisce il commentario, aviparìta si riferisce alle specifiche caratteristiche (sabhaava lakkhana) dei singoli paramattha dhamma, immutabili nel tempo.

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  4. Ciao Alberto,
    Ci stiamo addentrando nei meandri del Pali, che peraltro io non ho mai studiato affidandomi alle traduzioni dall'inglese del canone e dei commentari, so che è un limite, ma è solo un limite in più ai molti altri. Quindi fatico a seguirti. L'unica cosa che non mi torna sono i "singoli paramattha dhamma immutabili nel tempo", a quali ti riferisci?

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    1. Ciao Giancarlo,

      Sull'immutabilità delle caratteristiche dei dhamma ho trovato e tradotto un paragrafo del libro di Ajahn Sujin 'A survey of parammattha dhammas', p. 16:

      Dopo aver realizzato, tramite la sua illuminazione, la verità riguardo tutti i dhamma, il Buddha la spiegò a chi lo ascoltava, dando loro l'opportunità di comprendere che tutti i dhamma non sono il sé, che non sono esseri, che non sono persone.
      Spiegò loro i paramattha dhamma (realtà ultime), ognuna con una propria caratteristica, la quale è immutabile.
      Le caratteristiche dei paramattha dhamma non possono essere mutate da nessuno, sia che le comprenda o non le comprenda, che ne conosca il nome oppure no, in qualsiasi lingua. Le loro caratteristiche rimangono le stesse.
      I dhamma sorgono a causa delle condizioni appropriate, per svanire l'attimo successivo.
      Così disse il Buddha ad Ananda "ciò che è sorto è divenuto tale a causa di condizioni, e per sua stessa natura è soggetto alla dissoluzione."
      (Digha-nikaya - Il grande dialogo del nibbana definitivo)

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    2. Grazie bel pezzo, got it! l'immutabilità è riferita alla sabhava lakkhana

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  5. Ciao Giancarlo,

    C'è un'altra versione dell'Abhidhammattha sangaha disponibile su Google books, dal titolo 'A comprehensive manual of Abhidhamma', nella prefazione del traduttore, Bhikkhu Bodhi, si legge che all'inizio la sua voleva solo essere una revisione della precedente traduzione di Narada There, ma poi si è reso conto che 'far more sweeping changes were required'.

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  6. Ciao Alberto,
    sfondi una porta aperta, in effetti il manuale di Bikkhu Bodhi è quello che uso e studio da anni, devo dire che lo trovo un pochino meglio di quello di Narada, mi sono procurato pure il libro per facilità di consultazione, lo trovo ottimo e solo da un'annetto lo avevo scovato tra i google books.
    ciao grazie

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    1. Ciao Giancarlo,

      Ne ho una copia anch'io, volevo solo segnalare un'alternativa alla traduzione di Narada, per chi sà l'inglese.
      Per chi non lo sà non mi risulta ci siano altre alternative alla sua traduzione in italiano (per quanto riguarda la traduzione di Bhikkhu Bodhi credo che sia protetta da copyright, infatti sul sito di Access to insight non c'è).

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    2. Ciao Alberto, ti posto un link che potresti trovare di tuo interesse

      http://www.bps.lk/olib/mi/mi001.pdf

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    3. Ciao Giancarlo,
      Non conoscevo questo lavoro, grazie per il link e a domani.

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    4. Ciao Alberto,
      Ho dato un'occhiata al testo che mi hai portato, veramente interessante, ti ringrazio di cuore, sarà la mia lettura per i prossimi mesi.
      Tra l'altro dato che canonepali.net è di nuovo utilzzabile, mi riprometto di proseguire con gli inserimenti dall'Abhidhamma di Narada

      ciao e grazie

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  8. Ciao Giancarlo (Massimo, Monica, Emanuela, ...),

    Sono contento che trovi il libro di Ajahn Sujin interessante, e che continui la tua serie sull'Abhidhamma;
    Ho tradotto un altro paio di paragrafi del libro, p. 15, con l'avvertenza che batte ancora sul chiodo anatta, la caratteristica comune a tutti i dhamma.

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    Il Dhamma spiegato dal Sammasambuddha è il Dhamma da lui interamente penetrato al raggiungimento della sua Illuminazione, alla realizzazione del Dhamma, quando i suoi kilesa (impurità) sono stati completamente estirpati.
    Il Buddha ha poi spiegato ad altri il Dhamma da lui stesso realizzato perché potessero metterlo in pratica e liberarsi a loro volta dai kilesa.
    Perciò la parola del Buddha ha lo scopo di consentire l'esamine e la comprensione del Dhamma, la verità da lui realizzata tramite la sua Illuminazione, in modo da riuscire a comprenderla esattamente com'è, e come questa differisca dalla verità che noi immaginiamo essere.

    Il Buddha ha realizzato la verità grazie alla sua Illuminazione e l'ha spiegata a chi lo ascoltava dando loro l'opportunità di comprenderla e di realizzarla a loro volta.
    La verità spiegata dal Buddha è che qualunque realtà sorga è soltanto un dhamma; che non può essere il sé, o un essere vivente, o una persona.
    I dhamma sorgono perhé ci sono condizioni per il loro sorgere, quali l'attaccamento, l'avversione, il rimorso, il dispiacere, la gelosia, l'avarizia, l'amorevolezza, la generosità, il vedere, il sentire; tutti questi sono dhamma diversi perché sorgono a causa di condizioni diverse.

    L'attacamento, l'avversione e gli altri dhamma vengono scambiati per il sé, per un essere vivente, per una persona a causa del loro maniferstarsi all'errata percezione e comprensione, incapace di discernerne la scomparsa che segue immediatamente la loro comparsa, e di nuovo al loro rinascere e scomparire, incessantemente dal momento della nascita a quello della morte.
    La causa è l'ignoranza, il sé, il non comprendere della verità dei dhamma.

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